Pare che i Misfits si siano messi d’accordo sui diritti per la vendita delle magliette e delle toppe. Cioè un po’ anche a Glenn, però suoneranno insieme - poi si vedrà a seconda del riscontro.
Il punto rivelatore della reunion
senza Glenn Danzig, secondo uno degli schemi che abbiamo illustrato nella premessa alle Reunion. In altre parole: i Misfits senza Glenn vanno bene, hai
voglia, benissimo, talmente bene che conviene affittare Danzig per un paio di
concerti, e rifare i vecchi pezzi.
E secondo me lo hanno contattato pure
convinti: “Dai, ormai nei Mifists manchi solo te!”. E anche Danzig ormai va
bene, ma talmente bene ultimamente che bisogna rifare cassa coi Misfits, finché
siamo in tempo.
Une reunion resa possibile dalle
vendite del merchandising. Il marchio Misfits fu lanciato nel mondo metal dai
Metallica, che infatti coverizzarono anche "Last Caress". Da lì in avanti le
vendite di toppe, magliette e spille portarono i Misfits, già sciolti, a
diventare uno dei cadaveri più ricchi del mondo. Danzig a parte, Only ormai era
rassegnato a lavori stagionali e mancette dai genitori, quando improvvisamente
si ritrovò migliaia di dollari sul conto in banca. E tutto per un teschio che
sorride. Fa venire in mente il personaggio di "Ultrà", interpretato da Ricky
Memphis, il Red della Brigata Veleno, che passava le ore a disegnare dei teschi
per poi farci adesivi da smerciare allo stadio, con l’aiuto di un amico. L’amico
poi gli rinfaccerà, quando lui annuncia di voler andar via da Roma “Oh, ma tu
con gli adesivi m’avevi promesso un futuro!”. E invece sì, si possono fare i
soldi vendendo un teschio disegnato. Ne ho viste, di magliette, in luoghi che
non credereste mai, come alle bancarelle vicino alla Torre di Pisa, per
esempio.
La leggenda si nutriva di questo,
ed era perfetta. Poca produzione, un solo album ufficiale. Altri ep (formato
con cui si raccattavano in fretta e furia due o tre brani per andare sul
mercato). Quando trovavi questi dischi, di vinile, rigorosamente senza testi
dentro, solo la camicia bianca del vinile, ti rendevi conto di due cose. La
prima, che avevi speso una cifra non lontana dal costo di un lp per dei
rimasugli, per giunta di punk. Quindi ti stavi per ore a guardare la copertina,
convincendoti di aver comprato una tela del Tiepolo per due lire. La seconda
cosa, era che spesso trovavi dei doppioni, per cui ti chiedevi: ma quale sarà
la discografia dei Misfits? Certamente smembrata.
Si parte con un colpo di genio. Registrano il primo disco nel ‘78, con l’intento di tenerlo nascosto per vent’anni, ma alla fine non sanno tenere i segreti, e quindi un pezzo alla volta pubblicano quasi tutto. Si dilettano anche nell’incidere versioni peggiori di brani già editi. Inutile chiedere, protestare, si erano già sciolti. Era come pescare dal vassoio le parti del pollo: a chi tocca l’ala, a chi il petto, alla fine sempre pollo metti tra i denti, e non è neanche necessario che tu lo mangi tutto. Ti rimane però in bocca il sapore del mito, di quella parte di pollo che forse esiste, forse no. Che era nel vassoio ma ora non più, e il mito del pollo che, da vivo, era tutte le parti insieme, ma allo stesso tempo nessuna di quelle parti, che hanno dignità solo in quanto brani di un cadavere cotto.
Si parte con un colpo di genio. Registrano il primo disco nel ‘78, con l’intento di tenerlo nascosto per vent’anni, ma alla fine non sanno tenere i segreti, e quindi un pezzo alla volta pubblicano quasi tutto. Si dilettano anche nell’incidere versioni peggiori di brani già editi. Inutile chiedere, protestare, si erano già sciolti. Era come pescare dal vassoio le parti del pollo: a chi tocca l’ala, a chi il petto, alla fine sempre pollo metti tra i denti, e non è neanche necessario che tu lo mangi tutto. Ti rimane però in bocca il sapore del mito, di quella parte di pollo che forse esiste, forse no. Che era nel vassoio ma ora non più, e il mito del pollo che, da vivo, era tutte le parti insieme, ma allo stesso tempo nessuna di quelle parti, che hanno dignità solo in quanto brani di un cadavere cotto.
Ci hanno rovinato tutto. Ora chiunque va su Wikipedia, e trova addirittura la discografia dei Misfits, con fedele ricostruzione cronologica e dei titoli alternativi.
Facevano un punk che si
avvicinava al metal perché era un po’ più corposo, come impasto sonoro, e perché la voce non era
tirata via, almeno di timbro era di
maniera rock, il che dava al tutto un che di necrofilo, di grottesco. I Misfits
applicavano il gotico-grottesco agli anni 80. Erano i reietti nascosti nelle
fogne di un mondo in crescita. Loro volevano stare fuori dalla “Pretty tale”
della società dei consumi, in un mondo di mutanti e aborti psicologici (Horror
Business). Ed ecco che allora cantano un’altra mutazione: non quella laccata e
patinata che proietta i nuovi giovani come gusci vuoti contro il futuro, ma una
mutazione reazionaria, verso i mostri dell’horror, della fantascienza, innocui
fumetti impantanati in un mondo di lettori veramente violenti e psicotici. Una
pop-art che non stilizza la realtà, ma la sua decomposizione. Marylin insieme
ai marziani, Kennedy insieme ai vampiri. Questo forse il loro elemento punk più
ortodosso, mentre per il resto, stilisticamente,
finirono per avvicinarsi anche ad un thrash minimale, tanto che nel Dizionario
dell’Horror Rock di Marzorati furono proprio classificati come thrash.
Musicalmente erano una droga
rapida e pesante. Te ne potevi sparare tante dosi in fila se prendevi un lp, e
allora ti ci attaccavi, perdendo il senso della misura, e ti buttavi anche
sugli ep. Ricordo che ci fu un periodo in cui al negozio di dischi non arrivava
niente di nuovo, e nel frugare continuavo a imbattermi nella solita copia
invenduta di "Earth AD", che era chiaramente una fregatura, ma c’era scritto
Misfits. Un giorno, ridotto allo stremo, cedetti.
Quando il mio amico Luca finì i
dischi dei Misfits reperibili sulla piazza pisana, iniziò ad aggirarsi come uno
zombie per le strade, famelico. Spinto da questo insano istinto riuscì a
disseppellire, sotto una pila di dischi ignorati da mesi nello scaffale del
Gasoline, un album dei Samhain, vera evoluzione dei Misfits. Un horror punk che
poi divenne sempre più gotico e lento.
Danzig era il seguito dei Misfits, non solo in quanto personaggio più rappresentativo e centrale nella composizione, ma perché il percorso stilistico dei Misfits trovò naturale seguito nei Samhain, e poi nei Danzig. "Mother", opportunamente accelerato e scomposto, potrebbe benissimo essere un brano dei Misfits. E, per chi volesse completare l’evoluzione, bisogna saltare da "Danzig IV" a "Black Aria". Lì momentaneamente è sepolto Danzig.
Danzig era il seguito dei Misfits, non solo in quanto personaggio più rappresentativo e centrale nella composizione, ma perché il percorso stilistico dei Misfits trovò naturale seguito nei Samhain, e poi nei Danzig. "Mother", opportunamente accelerato e scomposto, potrebbe benissimo essere un brano dei Misfits. E, per chi volesse completare l’evoluzione, bisogna saltare da "Danzig IV" a "Black Aria". Lì momentaneamente è sepolto Danzig.
Invece i Misfits che definiremmo
apocrifi, se non per il fatto che in realtà i diritti sul nome ce li ha Only,
tornano fuori travestiti da mutanti, ma non i mutanti retrò, quelli che
fantasticavano di marziani ma in bianco e nero, quelli che punkeggiavano ma con
movenze di bacino alla Elvis, e neanche quelli ciechi e minacciosi delle ultime
sparate thrasheggianti.
Intanto niente mito. Uscite di
dischi programmate, preannunciate. Un pollo nel cellophane comprato al
supermercato, anzi neanche. Una vaschetta di alette di pollo del Kentucky Fried
Chicken. Doratura media, non
sbruciacchiate, tutte uguali. Per fartele piacere le devi riempire di kecthup,
salsa barbecue, pepe e chissà cos’altro. E questo semplicemente perché non c’è
il pollo, non c’è Danzig.
Poco male peraltro, perché non c’è comunque più neanche Danzig-Danzig. Un piglio inquietante, poi, che somiglia a quello dei ragazzini che vanno in giro a chiedere le caramelle ad Helloween. E’ più trasgressivo Piero Pelù quando canta "El Diablo", per intenderci.
Poco male peraltro, perché non c’è comunque più neanche Danzig-Danzig. Un piglio inquietante, poi, che somiglia a quello dei ragazzini che vanno in giro a chiedere le caramelle ad Helloween. E’ più trasgressivo Piero Pelù quando canta "El Diablo", per intenderci.
Allora lanciamo un appello per il
bene dei posteri. Si prendono i dischi dei Misfits fino ai ’90, ci si appiccica
sopra un logo diverso, qualsiasi, e si reimmettono nel mercato dell’usato di
valore. Un giorno la generazione che ci seguirà avrà il gusto di riscoprire
questo gruppo misterioso, che non si sa quando abbia operato, e che ha prodotto
chissà quanti dischi, di cui quelli sono solo brandelli. Il mito del cadavere
da completare ritornerà, così come il gusto di sentire quei brandelli sonori
così eleganti. Per il resto, il prezzo di quegli ep in vinile è già lievitato, dopo l’avvento del cd, a livelli
vergognosi. Giuro di aver visto "Earth AD" in vinile sopra i 40 euro…e io che l’avevo
rivenduto a 5….e gli zombie in copertina ridevano di me....
(vedi classifica completa)
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