Rassegne ancora rassegne, sempre con l'intento di perlustrare il metal da angolazioni inedite. Questa volta abbiamo deciso di addentrarci nel mondo dello zodiaco, che, come prevedibile, rivela molteplici collegamenti con il metal, da sempre interessato a confrontarsi con i temi dell'astrologia, della mitologia, del Destino. Dodici mesi per dodici segni zodiacali da trattare attraverso nomi noti e meno noti del metal, a caccia di suggestioni, implicazioni, visioni scaturite da sensibilità diverse e a supporto di altrettanto diversi scenari sonori. Gennaio: si parte con il Capricorno...
Il capricorno è un segno dal sottovalutato significato simbolico. Se è vero che nelle comuni rappresentazioni (complice anche il nome) è spesso ridotto ad un semplice "caprotto", sarebbe in realtà una chimera, metà capra (davanti), e metà pesce (dietro). Un essere infelice: se nuota, affoga; se sta in terra, si trascina penosamente sulle zampe anteriori dibattendo la coda. A guardarlo bene, però, ciò che appare evidente nel suo ideogramma, esso combina le corna (del capro) con il pesce, che invece indica Cristo secondo l'acronimo greco ICTUS (Pesce), cioè Iesus Cristos Theou Uios Soter: Gesù il prescelto, Figlio di Dio, Salvatore. Il Capricorno è quindi un connubio di Cristo e Satana, la sintesi impossibile della prole di Dio.
Chissà a cosa pensavano i Motorhead quando componevano questo pezzo, che è uno dei brani più ipnotici della storia del gruppo. Probabilmente l'idea venne a Lemmy, nato la vigilia di Natale, figlio di Dicembre, sotto il governo di Saturno. Dice Lemmy: “Quando ero giovane, ero già vecchio”, e in questo sta un po' il succo del doom, che nei Motorhead è solo sfiorato, ma è latente.
Il Lemmy di 32 anni ("Overkill" - 1979) scrive "Capricorn" e parla di un se stesso che “era giovane”, ma non è vecchio poiché lo era già prima, secondo la parabola doom di chi è nato troppo tardi, di chi è nato a battaglia già persa ("Born to lose"). E l'identità di chi nasce così non è niente altro un mono-tono spirituale, secondo il quale non esiste né scopo, né fine superiore a cui si è chiamati, solo una nota da tenere fino alla morte, per testimoniare la coerenza con un valore già sepolto, e inafferrabile: “Quel che faccio è quel che ho fatto”.
Il pre-chorus è quasi un'epigrafe: “il mio cuore, la mia vita; notte nera, stella oscura”. Una vita palpita, ma è invisibile, perché è nera come la sua notte. Pietra collegata al Capricorno è in effetti la nerissima onice. Testo tutt'altro che banale, "Capricorn" a tratti pare quasi anticipare i Darkthrone di "Transilvanian Hunger": Io, solo figlio di Dicembre, ciò che faccio, è che ciò che ho fatto; quando mi rendo conto, il gelo mi fa tremare: quando ero giovane, già ero vecchio. Il mio cuore, la mia vita: la notte nera, stella oscura. Capricorno.
E una consapevolezza della vita come un senso uguale nell'attimo o nell'eternità: Ho sempre saputo che l'unica via, era non vivere mai, oltre oggi. Chi mi ha dato ragione, chi mi ha dato torto, ma non sono mai durati fino ad oggi. L'ultima frase è la più ermetica. Forse, azzardo, significa che chi ti dà torto o ragione, chi sembra confermare o mettere in discussione il senso che stai dando alla vita, è come un soffio nel vento. Quando hai bisogno di fare un passo avanti, chiunque è già un passo indietro: lo farai per quello che sei, poco importa se fino a quel punto ti abbiano dato ragione o torto. Quello che fai è quello che hai fatto, gli altri (come princìpi ispiratori della tua azione) non durano mai così a lungo come te stesso.
"Capricorn" è un brano della prima epoca dei Motorhead, quella degli album che definiscono e ribadiscono il loro stile e la loro attitudine, e che li collocano sì nel panorama del rock duro e punkeggiante, ma anche in quello delle suggestioni guerriere, fumettistiche, e malinconiche che sono invece tipiche del metal (come in questa canzone, in "Metropolis", in "Iron Horse"). Il brano compare in maniera non costante anche in una raccolta e nel live “No Sleep til Hammersmith”, in cui svolge un'efficace funzione di cuscinetto nella scaletta, e testimonia una sfaccettatura minore ma importante della lirica motorheadiana.
Ma cosa direbbe un astrologo di Lemmy? Era un capricorno? Persone che puntano in alto, fiere dei propri risultati, che non regalano niente a nessuno, ma sono anche incapaci di fingere. Solitarie e diffidenti. E fin qui ci potrebbe stare, perché un tipo che cerca il pubblico non è detto che ami la compagnia delle persone in generale. Proseguiamo: incapace di godersi i piaceri della vita....(1200 donne secondo le stime ufficiali) buon gusto e senso dell'eleganza. Soprattutto eleganza: come ricordare il suo saluto al pubblico “Siamo i Motorhead, stasera vi piglieremo a calci in culo!”. E francamente, anche il fatto che fosse uno che punta in alto...mah, Lemmy era uno che andava avanti, ma la sua ideologia non mi pare che consistesse nel diventare ricco e famoso, o nel fare qualcosa di rivoluzionario. Il modo in cui calcava il palco, dicendo cioè “Noi siamo i Motorhead e suoniamo rock and roll”, era un atto di umiltà rispetto al fatto di non meritare niente “di per sé”, ma di celebrare una storia che iniziava da lontano, ed era giunta fin lì: quella del rock.
I Motorhead fanno parte di quella schiera di realtà musicali che, pur nella loro particolarità, non hanno vissuto di novità assolute, eccellenze o vette. Vivono dell'estrema consistenza del loro stile, del loro riffing, delle loro sonorità, in una continua riconferma, compositiva e lirica, che attraversa i decenni. Come una bevanda che c'è sempre stata, dal gusto definito, ma che non piace a tutti e non è la prima cosa che troverai sulle tavole. Come un certo liquore, insomma.
Ma se l'astrologia dice il vero, allora tornerebbe che anche i piccoli compagni di scuola di Lemmy, che all'epoca viveva in Galles pur essendo originario dell'Inghilterra, lo chiamassero in dialetto locale caprone. Questo parrebbe il significato di Lemmy in gallese, come riporta Wikipedia, e a cascata una serie di altri articoli su Lemmy.
Eppure la cosa non è confermata nella Wikipedia in lingua inglese, dove si dice invece che Lemmy stesso non sapesse l'origine di tale nomignolo, e che quindi forse esso era la contrazione dialettale di “lend me”, cioè “prestami”, cosa che è plausibile come nomignolo dato ad un compagno di classe.
Quel caprone che, come me, a scuola si scordava sempre l'astuccio e si faceva prestare un giorno la gomma, un giorno la penna...
A cura del Dottore
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