‘To revel’ =
gozzovigliare, fare baldoria
Cazzeggiare, insomma.
Il titolo scelto da Arjen Anthony
Lucassen per il ritorno in scena dopo 12 anni dei suoi Star One non poteva
essere più azzeccato. Perché il nostro beneamato 'lungagnone di Hilversum', questa volta, lascia
da parte complicati concept di sua invenzione per trastullarsi, appunto, con il tema dei viaggi nel tempo. E questo ‘appoggiandosi’ liberamente a storie già
narrate. E dove? In una pletora di film di fantascienza. Si va da una vecchia serie britannica (“Zaffiro e
Acciaio” del 1979) fino ad autori di culto contemporanei, come il Christopher Nolan di ’”Interstellar” (2014). In mezzo a quest’ampio arco temporale,
ritroviamo il riferimento a celebri pellicole (“Terminator”, “Ritorno al
Futuro”, “Ricomincio da Capo”, “Donnie Darko”, “Frequency” “Source Code”) e ad
altre meno conosciute al grande pubblico, come “Countdown Dimensione Zero”,
“Primer” o “Bill&Ted’s Excellent Adventures”. Proprio a questa commedia
del 1989, diretta dal regista americano Stephen Herek, è ispirata la title
track nella quale gli Star One ci traghettano su e giù nel Tempo a far la
conoscenza di tanti protagonisti della Storia: da Napoleone a Beethoven, da
Genghis Khan ad Abramo Lincoln e da Socrate a Sigmund Freud. Che dire…una
scelta concettuale coerente nel continuum artistico di Arjen.
Il quale deve aver visto gli Star
One come un porto sicuro dopo il mezzo palso falso del “Transitus” targato
Ayreon, dove aveva cambiato molto sia a livello di sonorità che di musicisti
impiegati. Con risultati non certo mirabolanti, per quanto potenzialmente
forieri di interessanti sviluppi.
Qui, invece, il Nostro torna a fare quello che gli riesce
meglio: radunare un super-cast di cantanti e musicisti e ‘usarli’ per interpretare/eseguire le
diverse canzoni che compongono l’album.
Del resto, lo abbiamo detto più volte: quando il Lucassen chiama, tutto il mondo metal risponde. E così ecco giungere alla sua Corte parte del fior fiore dei metal singers passati e presenti: Tony Martin e Roy Khan, Russell Allen e Damian Wilson, Jeff Scott Soto e Joey Lynn Turner.
Non manca la presenza, dietro al microfono, neppure del gentil
sesso: oltre alle fidatissime Marcela Bovio e le sorellone Jansen (Irene e
Floor), troviamo una gradita sorpresa nella potente ed espressiva ugola di
Brittney Slayes (singer della power metal band canadese Unleash the Archers) a
cui tocca l’onere e l’onore di aprire le danze con la sostenuta “Fate of Man”,
tra i brani più trascinanti del lotto.
Completano l’ensemble una pletora
di ospiti di lusso, alle sei corde e alle tastiere: Michael Romeo, Steve Vai,
Adrian Vanderberg, Jens Johansson. E questi quattro sono solo alcuni degli
straordinari musicisti che portano il livello tecnico dell’album a vette
vertiginose.
Stilisticamente siamo davanti al
consueto mix di hard rock, riferimenti prog settantiani e progressive metal dalle
tinte space. Nulla di nuovo quindi ma questo non è necessariamente un difetto. Anzi.
A 62 anni, quello che ci aspettiamo da un disco di A.A. Lucassen è esattamente
quello che “Revel in Time” contiene: leggerezza nell’ascolto, orecchiabilità,
pregevoli suite (“28 Days”, “Lost Children of the Universe”), linee melodiche
ispirate, numerosi momenti di pura pelle d’oca. Oltre ad esecuzione e
produzione impeccabili.
Attenzione: ottenere tutto questo
è ben lontano dall’essere facile o banale. Bisogna avere ispirazione e stoffa
per realizzarlo. Se se ne è sprovvisti, il flop è dietro l’angolo. Invece gli
Star One presentano, a partire dalla clamorosa cover di Jef Bertels, un lavoro impeccabile,
valorizzato dalla fase di produzione, con una resa mirabile dei suoni e delle
sue stratificazioni. Il rientro in formazione, poi, del fido Ed Warby, che
guida il resto del gregge alla stregua di un can pastore, è quell’elemento
dinamico in più che era così mancato in “Transitus”.
Se cotanta professionalità, a
tratti, scade nel ‘mestiere’, pazienza. A Lucassen lo perdoniamo di buon grado
dopo tutto quello che ci ha donato a livello di emozioni da “The Final
Experiment” (1995) in avanti.
Per i suoi fan, come il
sottoscritto, quindi, un’ora abbondante di goduria sonora.
Per chi invece avesse vissuto su
Plutone negli ultimi tre decenni, e non lo conoscesse ancora, un accessibile
portale dal quale entrare e scoprire la musica di questo pittoresco, amabile e
geniale G.G.G. (Grande Gigante Gentile) del Metal…
Voto: 7,5
Canzone
top: “Lost Children of the Universe”
Momenti top: l’intreccio vocale tra Ross Jennings e Mike Mills in “Prescient”; il tema
portante di “Bridge of Life”; il refrain di “A Hand on the Clock”
Canzone
flop: “Today Is Yesterday” (a volerla proprio trovare...)
Etichetta: InsideOut
Dati: 11 canzoni, 66' (X2), anno 2022
A cura di Morningrise