"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

10 nov 2018

LESSICO METAL - IL PREFISSO "UN", IL NIENTE IN FONDO AL BARILE


Il prefisso “un” privativo, o negativo, ha avuto usi simili al suffisso “less”, di cui cerchiamo di offrire una panoramica. Innanzitutto l'inglese, almeno quello britannico, preferisce evitare di esprimersi per negazioni, e predilige quindi le affermazioni. In altre parole, espressioni come “non dire niente di importante”, che sono teoricamente possibili, sono indicate come meno eleganti della forma “disse niente di importante”. Mentre in italiano “non disse etc” è un rafforzativo negativo, sostanzialmente in inglese suonerebbe come “non disse”, dopo di che si aggiusta la doppia negazione, ma in alcuni casi ciò comunque suona sgraziato. E se dico “egli non disse che etc” si preferirebbe metterla come “ciò che effettivamente disse fu questo, e non...”. 

Il prefisso "un" quindi si fa notare già a livello lessicale come qualcosa di anomalo.

Passiamo in rassegna i termini con "un" che corrispondo a nomi di gruppi.

Le prime tracce di una sovrabbondanza di un lo ricordo nei gruppi satanoidi, per cui si va di Unchrist, Ungod, Unangel, e poi si passa al rifiuto degli stati legati alla fede, attivi e passivi: da una parte unholy, unsaint, unpraise, unbeliever; dall'altra unsaved, unblessed, ungrace, unhallowed, unsanctum, con in mezzo unrepentant, rifiuto di un'azione (la confessione e il pentimento) che si tradurrebbero in uno stato indotto (perdono e purificazione). Punte di ricercatezza sono unceremonial e unscriptural.

Questo lessico, va detto, esplode nell'epoca del death metal, dove l'accento si sposta dal satanismo provocatorio e vacuo alla ricerca nichilistica. Questa inizia con l'azzeramento dei presupposti della visione “creazionista”, per cui si coniano termini come unmaker, uncreated, uncreation. Unmaker può essere inteso ovviamente anche come “colui che disfa”, per cui in senso distruttivo (ricordiamo il poco noto "Unmaker of worlds", disco prog-metal dei Golgotha). Ad ogni modo maker è il creatore, e quindi unmaker è anche l'anti-creatore, il contro-creatore, colui che annulla non tanto il creato materialmente, ma l'idea della creazione. Altrimenti a che azione può corrispondere l'un-creation, che non è né aborto né filiazione di qualcosa, ma è soltanto l'esistenza della natura senza principio di creazione, la natura che produce se stessa? In questa stessa accezione vanno lette le negazioni relative all'esistenza, come “unwanted existence”, cioè esistere senza che nessuno l'abbia voluto (neanche un Creatore), e con una volontà che quindi rifiuta quella del Creatore, riportando il tutto ad una esistenza “di fatto”, senza bisogno di volontà.

Poco a poco il death, e ancor più il doom, si discostano proprio dal discorso religioso. Non se ne interessano più granché, e la ricerca si sposta sul nichilismo. Il nichilismo origina dalla consapevolezza che in fondo al barile della vita non c'è una mazza. Il gioco che ne consegue è cercare di neutralizzare i presupposti, per vedere se alla fine invece si dovesse recuperare un senso, hai visto mai. Così si prova a negare ciò che a prima vista sembra scontato, e che non può altro che esistere, apparentemente, e si vede l'effetto che fa. Siete pronti? Vado: si non-esiste in unbeing, undimensional, unnatural, unreality, untold; non si è visibili in unmanifest, unbeheld, unseen, unlight, unshine, unsun, unlit face; non si è compiuti in unbecoming, uncomposing, unsolved, unsphered, unsymmetry, undone

Una trovata pirandelliana che risolve a livello semantico il tutto è di quel gruppo che, dopo aver letto probabilmente "Uno, nessuno e centomila", sceglie di chiamarsi Unanyone, cioè non-chiunque.

In questo non-essere forse si cela, appunto, un germe di esistenza che porti a qualcosa, e quindi per farvi capire si passa dalla negazione del sonoro (con unsound, unvoiced), all'idea che il suono sia sostanzialmente una negazione del silenzio (unsilence). Quindi il nichilismo costruttivo sarebbe che non c'è il suono, e poi senza il suono c'è il silenzio. C'è il silenzio, che è interrotto da suoni. La vita non è ciò che termina con la morte, semmai è la morte che è interrotta dalla vita. Se cerchiamo un futuro come prosecuzione della vita, non ci sarà: sarà una non-alba (undawn). 

Ci si accanisce con la negazione dell'inizio della vita, perché niente nasce e muore, ma tutto si trasforma: quindi siamo tutti unbred, undying, unborn. Viviamo nella unlife, siamo unanimated e unawakened, e sopratutto siamo unmothered (privi di madre). 

Un caso a vicolo cieco è unsoul: nell'impossibilità di definire l'anima, che è già un non-luogo concettuale, che sarebbe la non-anima? Forse è il corpo, cioè è come dire anima elevato a zero uguale 1. Esistiamo come non anime in una non-vita. Non-uomini, non-persone, senza corpo, senza sangue, senza carne. Direte voi: ma allora siamo senza corpo, o senza anima? Senza nessuno dei due, perché il corpo è caduceo, ma l'anima è fittizia, per cui siamo un flusso di vita che non si identifica né nella sua forma presente, che si decomporrà, né in una presunta forma ispiratrice, l'anima, che mantiene in sé la nostra essenza in un'altra dimensione. E' per questo che la nostra carne non esprime niente di definitivo o di eterno, ed è una “carne che non vuole” (unwilling flesh): non ha voluto essere creata, non ha un vero libero arbitrio al di là di se stessa.

Se si nega la vita, infatti, non migliore trattamento ha la morte, con tutto il suo rituale di trapasso. Per cui si accanisce contro le pompe funebri a suon di uncoffined, unburied, ungraved, untombed, undead, e si nega perfino la liceità della lamentazione funebre con unmourned. In realtà unmourned, cioè “non-compianto” rientra più in quella serie di attributi fantozziani del doom funereo, in cui uno muore, ma tanto non esiste, e comunque non avrà un funerale.

Pensate quel che volete, però mi pare comunque un destino migliore, e una sistemazione concettuale più dignitosa, di quella riservata ai “non nati” nei monoteismi. King Diamond dedica una canzone, “Night of the unborn” a queste creature, mai nate e quindi non classificabili come peccatori, ma che non hanno però potuto essere mondati dal peccato connesso all'esistenza umana. In altre parole, questi non hanno scelto di nascere, non sono nati ma sono sequestrati nel “limbo”. Si annoiano parecchio, ma non hanno pene infernali. Ironicamente King Diamond dice “Padre, perdonali, non sono morti...”

A cura del Dottore