Il
volo Londra-Bangkok, con le sue undici ore circa di durata, non è una
sciocchezza e per essere affrontato con serenità c'è bisogno di una qualche
forma di intrattenimento (oltre ovviamente al classico buon libro).
Generalmente le compagnie aeree offrono film, musica, giochi ecc. Per quanto
riguarda la parte prettamente musicale, si parla di pop di alta classifica e
di qualche torbido ripescaggio dal passato più polveroso come Tina Turner o
Rod Stewart: una bieca raccolta di nefandezze commerciali che vanno incontro
ai "gusti medi" e che si ritiene possano soddisfare un po' tutti, belli e brutti.
Potrete
dunque comprendere la mia sorpresa quando, diffidente sulla mia poltroncina, mi sono imbattuto, spulciando fra le varie opzioni, in "Atoma" dei Dark Tranquillity e "Battles" degli In Flames. Quale migliore occasione, dunque, per imbastire
un "duello ad alta quota"
e tracciare un bilancio disincantato dello stato di salute dei due (ex) cugini dello "swedish melodic
death metal"?
Certo,
prima di partire con la disamina, viene da domandarsi con quale criterio le
compagnie aeree selezionino i "prodotti di intrattenimento" da
offrire ai propri clienti. A maggior ragione se si pensa che, in questo mio
caso, accanto a proposte sostanzialmente di nicchia ed in certi casi estreme
(erano presenti anche nomi come Lamb of God, Art of Anarchy e Havok,
misconosciuta band dedita ad un anonimo thrash metal old school), non vi fosse una degna controparte mainstream. Controparte mainstream che sinceramente ci saremmo aspettati e che avremmo fors'anche
gradito, dato che il frastuono dei motori e dell'aria condizionata, abbinato ad
una non certo eccelsa qualità nella riproduzione, non favorisse ascolti troppo
complicati. Ma su questo fronte il Nulla
più totale, fatta eccezione per l'ultimo lavoro dei Depeche Mode, che ho
comunque avuto modo di apprezzare.
L'idea
che mi son fatto è che si tratti di pacchetti freddamente predisposti da software programmati per incrociare i
risultati di scadenti sondaggi sui gusti della gente con disposizioni in
termini di copyright e diritti
d'autore, il tutto nella cornice di un budget
assai risicato. Mi spiego così la presenza degli In Flames, catalogati oramai
come "gruppo di tendenza e gradito ai giovani", e di
conseguenza quella dei colleghi Dark Tranquillity, pescati alla cieca dal
"computer" in quando associati ai primi, ma oramai posizionati su
coordinate stilistiche sostanzialmente diverse.
Partiamo
proprio da questo: chi dei due è messo
meglio oggi?
Devo
doverosamente premettere che, per quanto trovai esaltante la
"rivoluzione" del “melo-death” nel corso degli anni novanta,
abbandonai presto la nave, diciamo
con "The Mind's I" dei Dark Tranquillity e "Whoracle"
degli In Flames: successivamente mi sono interessato in modo sempre più
diradato e distratto alle gesta delle due band, prima con ascolti assai superficiali,
poi limitandomi a leggere le recensioni, infine nemmeno quelle.
Quindi chi meglio di me, dopo un gap di disinteresse
di quattro lustri tondi tondi, può cogliere i segni dell'invecchiamento
sul volto dei Nostri?
E'
come rivedere dei compagni di liceo che hai perso di vista da almeno vent'anni.
Dark Tranquillity e In Flames sono stati degli scolari brillanti, amici per la
pelle che hanno sempre studiato insieme e che, a resa scolastica, si sono mantenuti
sullo stesso livello, pur conservando delle peculiarità personali. Poi però,
dopo le scuole superiori, il loro cammino si è biforcato: uno si è iscritto ad ingegneria
meccanica, l'altro ad economia e commercio. In una prima fase hanno
continuato a frequentarsi e a conservare il comune metodo di studio; in seguito
però, vuoi la diversità delle discipline affrontate, vuoi la diversità degli
ambienti di studio, i percorsi hanno preso vie diametralmente opposte.
L'ingegnere
si è spezzato la schiena sui testi universitari e ha persino trovato la
fidanzata nella biblioteca della facoltà; con qualche affanno, data la
difficoltà del percorso scelto, è riuscito a laurearsi, non a pieni voti, ma
con esiti dignitosi; ha infine trovato lavoro come progettista, rimanendo
nel corso degli anni successivi sempre nella stessa azienda e nel medesimo ruolo, ma con grande convinzione e
senso di responsabilità; avrà una famiglia e condurrà, fra soddisfazioni e
sacrifici, una vita tutto sommato ordinaria.
L'altro
invece capirà presto che non vorrà consumare la vita davanti ad un PC a
registrare fatture: dai temi dell'amministrazione e della contabilità passerà
prima al marketing ed alla comunicazione, poi all'area sales ed infine ai "campi minati" della speculazione
finanziaria; inizierà a lavorare durante gli studi, per pagarsi i vizi e gli
sfizi, ma presto troverà gran gusto nel guadagnare e cosi, a fronte di un
ottimo conto in banca, lascerà gli studi per dedicarsi a tempo pieno alle
vendite, al brokeraggio, alle consulenze. Le entrate economiche gli daranno
alla testa, avrà molte ragazze, ne sposerà una fra le tante, ma costei non ci
metterà molto a diventare la sua ex moglie.
Immaginate
dunque di incontrare ad una cena amarcord,
dopo vent'anni, questi due vostri ex compagni di scuola: ve li ricordavate
molto simili ed adesso invece sono così diversi. Uno è un brav'uomo brizzolato
dedito al lavoro ed alla famiglia, più o meno come lo rammentavate. L'altro
totalmente diverso: un avventuriero della finanza, uomo di successo pieno di
soldi e scapolone incallito. Parlando con il primo, tuttavia, sarete in grado
di riconoscere l'antico spessore, celato sotto una vita alquanto monotona ed un
opaco velo di prolissità: uno spessore coltivato con pazienza tramite letture,
musica, film, hobby faticosamente
portati avanti fra le varie responsabilità familiari e lavorative. Il secondo
invece, dietro ad un look più accattivante
ed una parlantina travolgente, rinverrete la scaltra superficialità di chi ha
vissuto sul piano dell'azione.
Questa,
più o meno, l'impressione che ho avuto riascoltando, dopo tanti anni, Dark
Tranquillity ed In Flames. Ammetto di aver sempre parteggiato per i primi, a
mio parere detentori fin da subito di una formula più intrigante, ricercata e
complessa di quella più semplice e lineare messa a punto dai secondi.
Quest'ultimi, tuttavia, hanno nel tempo mostrato più coraggio, affrontando
rivoluzioni stilistiche che li hanno portati non solo a cambiare genere,
ma a divenire uno dei gruppi simbolo del metalcore, nonché idoli indiscussi
delle nuove generazioni del terzo millennio. Con il risultato però che, una
volta imboccata la strada del successo, la loro proposta si è fatta sempre più
ruffiana, avendo capito essi, come i Metallica, che l’utente di oggi
gradisce chi sa incarnare un'idea ampia e riassuntiva di heavy: una visione che comprenda ovviamente un sound fresco, il groove,
anthem elevabili a veri e
propri inni generazionali e temi, lirici e musicali, di facile presa.
Su
queste basi i Nostri oggi entrano nelle playlist
dei giovani di mezzo globo e riempiono gli stadi: hanno perso per la strada
membri fondamentali (il fondatore Jesper Stromblad, per esempio),
importanti tratti identitari (la centralità delle linee melodiche mutuate dal
metal classico), ma alla fine arrivano dritti al punto. Come i leader populisti cadono in
contraddizione, attirano critiche, sono attaccati da feroci detrattori, ma
arrivano alla pancia della maggior parte della gente. In altre parole: gli In
Flames sanno comunicare.
Non
voglio dire che il successo giustifica il fine, ma semplicemente sottolineare l'intelligenza
strategica mostrata da una band nel gestire un cambiamento non pianificato
né eterodiretto dall'industria discografica: perché noi metallari abbiamo tanti
difetti, ma, almeno all'inizio, le cose le facciamo da soli. I volponi del music business, i produttori, i
consulenti d'immagine arriveranno successivamente ad amministrare un successo
che la band si è meritato sul campo.
Certo,
questo va detto, "Battles" fa schifo: è piatto, prevedibile, patetico nel
ricercare ostinatamente un'orecchiabilità "pop metal" che
irrita ad ogni piè sospinto. Ma, più di ogni altra cosa, stupisce ritrovare un Anders
Friden totalmente diverso da come era una volta (a sentirlo adesso sembra
un poco più che sedicenne cresciuto a pane e Korn, Deftones e Linkin
Park). Badate bene, non è una oziosa disquisizione stilistica (non ci sentiamo traditi!), ma lo sconcerto innanzi alla pochezza dei contenuti di questo album è difficilmente esprimibile a parole.
Quanto
ai Dark Tranquillity fa certamente piacere ritrovarli così in forma:
"Atoma" è un album ispirato, vario, dinamico, ben suonato, curato nei
dettagli; un'opera che sa coniugare aggressività, talento melodico,
malinconia, spunti elettronici, screaming tagliente e belle voci pulite, ma che soprattutto
sa trarre, con gusto, equilibrio e maturità, le giuste conclusioni da una
carriera più che ventennale. Il tutto confezionato con quell'attitudine
certosina e quella volontà di migliorarsi continuamente che caratterizzavano le
band del metal estremo nella fine degli anni novanta.
Insomma,
il classico album che mi avrebbe esaltato in gioventù ed è questo il vero punto
di debolezza (sociologica) dei Dark Tranquillity: sono anacronistici.
Verranno sicuramente apprezzati dalla critica, perché il loro operato è
impeccabile, ma quanti, mi chiedo, avranno voglia e tempo di addentrarsi nelle loro
intricate composizioni? (Composizioni che, fra l’altro, superato l’entusiasmo
per i primi tre o quattro pezzi, vengono presto a noia.) Accorreranno ovviamente
i fedeli vecchi fan, quarantenni
nostalgici degli anni novanta, e qualche giovane, ugualmente romantico, attirato da un monicker comunque storico.
Il
fatto è che i Dark Tranqullity sono oggi una realtà consolidata ma "media"
nel panorama metallico, mentre i cugini In
Flames, partendo dagli stessi presupposti, con la metà dell'impegno in termini
di songwriting ed esecuzione, ma con
qualche intuizione in più, godono di una popolarità da primi della classe.
Tanto che in un ipotetico festival è inconcepibile poterli pensare uno accanto
all'altro, a pari livello nella scaletta intendo, come ancora succedeva non
troppi anni fa.
Per
questo motivo, nonostante tutto, e tutto il bene che vogliamo ai Dark
Tranquillity, e tutta l'indignazione che ci suscitano i coretti ruffiani
di Friden, gli In Flames vincono...