Il Marocco è un paese non facile da inquadrare. A molti verrà di associarlo a Casablanca, mecca della chirurgia per il cambio di sesso a fine anni '50, specie a beneficio di francesi che non potevano farlo in patria. E' un paese musulmano si direbbe tra i più aperti e occidentalizzati. Ma è qui che i metallari vanno in carcere per il solo fatto di compiere atti che possono compromettere la fede di un musulmano, come per membri dei Nekros, Infected Brain e Reborn.
Quindi se in Marocco
cercate una via per la vaginoplastica, chiedete informazioni al primo
vigile
urbano, senza imbarazzo. Ma prima di chiedere in un negozio di
dischi dov'è il reparto metal ci penserei due volte. Al limite,
potreste chiedere se hanno il disco dei Vaginal Penetration, e se vi
guardano male fingere che chiedevate semplicemente a che ora passa il
bus per l'ospedale di Casablanca.
Dispiace invero non poter
approfondire il porno-grind che in Marocco fiorisce. Introvabili i
testi che presumiamo fondamentali di "Napalm tits" o "Don't
waste your sperm" dei Vaginal Penetration, ma non è l'unico
dolore. Non sappiamo granché dei Butchers of the Morgue, ma
soprattutto dei cervelli ripieni di sperma (Cumfilled
brain), pionieri dell'electro-grind, di cui sarebbe interessante
ascoltare il -pensiamo- rappresentativo "Barbarous Genitals".
Di che parleranno (si, va bene, dico di preciso), i Fekalizator, nel
loro classico Nidificazione di larve nello scroto? E
ancora Psybygore, Nerv, Putrid Cadavers...ma già qui siamo più
sull'anatomo-patologico più banalotto.
Ascoltare metal in
Marocco può anche precludervi le gioie del talamo, come è successo
a un metallaro che non ha ricevuto la patente di “buon musulmano”
dallo stato, e quindi non può sposarsi ufficialmente, perché
addirittura indossava magliette metal in gioventù, e per questo era
stato segnalato. Questo ci pare oltremodo sbagliato, perfino più
ingiusto della carcerazione dovuta alle accuse di incitamento alla
blasfemia. Perché questo?
Perché il metal
marocchino è romantico. Anzi, lo è spudoratamente. Melodico e
mieloso. Procedendo un po' attraverso la maggior parte del materiale
marocchino disponibile si ci rende conto che l'elemento comune è
proprio questo: la progressione melodica. Tolto appunto l'estremo
"chiuso" del brutal/grind, il resto dei sottogeneri sono
trattati con questa comune tendenza. Una melodicità che agli orecchi
di un metallaro rimanda non al glamour americano ma alla
Scandinavia, in particolare alla Svezia.
La lettura di Malmsteen
della melodia classica, specie dal punto di vista di chi non lo
digerisce molto, può essere definita marocchina. Barbara insomma; per i detrattori, pacchiana. In un'accezione positiva, la dinamicità
e il barocchismo applicati alle melodie classiche uniscono
idealmente Svezia e Marocco in un metal farcito, o appesantito, di
melodia. Laddove la melodia americana è alleggerimento, nel metal
europeo è un tipo di appesantimento.
Dal metal power e a
tratti "pomp" degli Analgesia, al death dei Dark Delirium e
Spiteful Carnage, al power dei Nocturnal Kingdom, Sawlegen, al thrash
dei Mean Street. Se dovessimo giudicarli dal metal, allora i
marocchini sono così: precisi, efficaci, romantici. Un po' taroccati
a volte, come quegli articoli dalla firma contraffatta e dal taglio
meno sobrio, quasi per mettere le mani avanti sulla non autenticità
e scoprire le carte (Ma dove l'hai presi st'occhiali? Dal marocchino?). E però, ragazzi, che dire...funziona. Non si tratta di
sottomarca, ma di imitazione convincente, polposa e un po' più sopra
le righe. Che Berlusconi avesse capito tutto, ai tempi di Ruby Al
Marough, detta Ruby Rubacuori? Vibrazioni e trucco pesante. Noi ci
siamo arrivati tramite il metal, senza troppo clamore, all'essenza
del Marocco.
Anche nel black, gli
Emperor sembrano aver fatto scuola, soprattutto con le soluzioni
ultime, quelle dal suono più nitido e arioso (Barzakh). Ma
proseguendo nell'ascolto dei Barzakh ci si ritrova letteralmente
dirottati verso territori power, con ammiccamenti neoclassici sempre
meno casuali. L'effetto finale è quello di un black non negativo,
portatore di speranza e apertura al futuro. La costruttività
africana, ancora una volta, contamina il nichilismo nordico.
I risultati, musicalmente parlando, sono anche qui (come in Madagascar) dignitosi. Si passa dagli inserti iniziali allo sviluppo di vere e proprie orchestrazioni alla Dimmu Borgir, sempre più edulcorate fino ad un approdo in territori di metal classico, frammisto a elementi più estremi ormai alla deriva in un mare melodico.
I risultati, musicalmente parlando, sono anche qui (come in Madagascar) dignitosi. Si passa dagli inserti iniziali allo sviluppo di vere e proprie orchestrazioni alla Dimmu Borgir, sempre più edulcorate fino ad un approdo in territori di metal classico, frammisto a elementi più estremi ormai alla deriva in un mare melodico.
Naturalmente, come
ovunque in Africa, voce estrema e melodia possono essere variamente
associate, senza la preoccupazione di settorializzare gli stili.
Infine, l'accostamento di melodia, neoclassicismo e arabeschi avviene
in maniera amalgamata, in nome dello stesso concetto di ornamento
pesante.
Fuori da questo grosso
nucleo ci sono esempi di suicidal depressive (Eternal Misery,
Bismillah, Pain Emotion), che valgono la pena di essere ascoltati per
gli amanti del genere. E poi...gli Abu Lahab. Sfornatori di titoli
suggestivi, come gli arti umidi del predicatore dilaniato,
che pare sia il loro capolavoro, i nostri propongono un industrial
black dalla genesi misteriosa. Probabilmente i nostri campionano a
manetta nei cantieri stradali di Rabat, Agadir o Marrakech, e
trasfigurano il tutto cercando di rendere il sapore metafisico del
titolo. Betoniere che impastano, scalpelli, martelli pneumatici e
muratori che bestemmiano in marocchino. Diciamo che se Burzum cercava
l'estasi metafisica con poche e scarne note di sintetizzatore,
ripetute in loop (senza riuscirci neanche per idea), questi affollano
l'ambiente sonoro con varietà e fantasia, con analoghi risultati..
Buone notizie, quindi,
dal Marocco. Metal variegato e di ottima fattura, Il vero metal
"marocchino" in senso deteriore ormai lo producono,
tristemente, molti vecchi nomi del panorama europeo e americano.
L'unica nota davvero dolente, e oscenità imperdonabile sono i nomi dei gruppi basati su giochi di parole: qui troviamo Thrillogy...Atmosfear...e penso possa bastare già.
A cura del Dottore
L'unica nota davvero dolente, e oscenità imperdonabile sono i nomi dei gruppi basati su giochi di parole: qui troviamo Thrillogy...Atmosfear...e penso possa bastare già.
A cura del Dottore