Una delle scene metalliche cui
sono più affezionato è quella del Power Metal europeo, e in particolare
teutonico. E questo perché di fatto ci sono cresciuto assieme, avendo
cominciato ad ascoltare H.M. proprio negli anni del massimo sviluppo e fulgore
del Genere.
Da non confondere con l’U.S.
Power Metal, MM ha già ricordato, seppur di striscio, come questo Movimento sia
nato nella seconda metà degli anni ’80 con i due “Keeper of the Seven Keys”
degli Helloween.
Ma l’esplosione, il successo planetario lo si ebbe negli anni
’90 quando spuntarono come funghi gruppi tedeschi che riprendevano la formula
delle Zucche d’Amburgo, reinterpretandola ognuno a suo modo. Ecco perché, anche
prendendo in esame le band più importanti del filone, troveremo sì delle somiglianze e
parecchi punti in comune, ma anche molte e sostanziali differenze. Ad esempio è
innegabile che i Grave Digger avessero un sound totalmente diverso dagli Edguy;
così come i Rage dai Running Wild, e i Sacred Steel dagli Heaven’s Gate. E gli
esempi potrebbero continuare.
Paradossalmente, proprio gli Helloween
nel periodo d’oro del Power Metal novantiano si persero un po’ per strada.
Infatti dopo i due capolavori succitati, cui bisogna aggiungere lo strepitoso
debut “The Walls of Jericho” (1986), gli Helloween vennero abbandonati da Kai
Hansen, che aveva contribuito in modo sostanziale alla scrittura dei tre dischi
citati. Del resto è noto che vivere a stretto contatto per troppi anni con
Michael Weikath deve essere una cosa che va al di là dell’umana sopportazione.
E così il buon Kai decise di rompere il fruttuoso matrimonio e crearsi un gruppo tutto suo…
In realtà la produzione in studio
degli Helloween negli anni novanta a me non spiace per nulla: reputo i tanto
vituperati da critica e fans “Pink Bubbles Go Ape” (1991) e “Chamaleon” (1993) dischi
di ottima fattura, soprattutto quest’ultimo che presenta un grado di
sperimentazione e un numero di spunti geniali difficilmente riscontrabili nelle
altre band appartenenti alla stessa corrente. Personalmente, semmai considero
alquanto sciapi e di corto respiro i primi full-lenght pubblicati dopo l’avvicendamento
al microfono tra Kiske e Andi Deris. I
dischi con il cantante di Karlsruhe infatti sono piuttosto piatti, seppur con
qualche spunto di classe, e fu poi solo alla fine della decade, con l’ottimo “Better
Than Raw”, che le Zucche riuscirono a tirarsi fuori da un tunnel creativo che
stava cominciando a diventare preoccupante.
Insomma, un po’ per demeriti
personali, un po’ per scarso riscontro commerciale, gli Helloween non potevano
più considerarsi la band regina del Power. E al di là delle succitate
formazioni della Scena, tutte molto valide per carità, il trono vacante era
palese che se lo contendessero proprio i Gamma Ray di Hansen e ovviamente
loro…i Blind Guardian di Hansi Kursch.
Ecco perché nella mia mente mi
sono immaginato una sorta di gara di mezzofondo tra i due leader, una specie di
10.000 METRI da correre non tanto su una pista di atletica, quanto in una
immaginaria pista temporale.
Nella realtà peraltro, Kai e
Hansi sono amici, parecchio amici. E questo è dimostrato anche dal fatto che,
quando ancora i Bardi di Krefeld non erano ancora “bardi” e la fama non li
aveva ancora ammantati, il cantante-chitarrista di Amburgo li aveva già
supportati nel loro secondo album, “Follow the blind”, dove aveva
registrato un paio di assoli e delle linee vocali per la superba “Valhalla”,
uno dei pezzi più rinomati e amati dai fan del Guardiano Cieco, ancora adesso riproposto
costantemente in sede live. Una canzone che, assieme a “Banish From Sanctuary”,
rappresenta il picco compositivo dei primi due full-lenght dei BG.
Ma tornando alla gara: essendomi
fatto io questo film in testa, ho scelto anche arbitrariamente l’inizio della
sfida, che sarà il 1990. Questo sia
perché, banalmente, è l’anno d’inizio della decade d’oro del Power teutonico,
sia perché prima di allora i Gamma Ray non avevano ancora pubblicato album…e quindi, non
si poteva che cominciare da qui!
I BG, come accennato, erano in
realtà sul mercato già da un paio di anni, ma i loro primi due dischi non li avevano
consacrati ancora come band leader della Scena. E questo perché, soprattutto il
debut “Battalions of Fear” (1988) era ancora troppo acerbo e troppo debitore da
un lato della lezione thrash germanica degli anni ottanta, e dall’altro,
ovviamente, degli Helloween stessi.
Invece nel già menzionato “Follow the Blind” (1989) qualche spunto personale in più si denotava, i tipici ricami
chitarristici di Andrè Olbrich facevano capolino, per una generale resa
qualitativa decisamente più alta.
Ma sarà dal 1990, anche per loro, che la vera
carriera decollerà. E vedremo come e perché.
Ecco quindi pronta la nostra
tenzone podistica: chi delle due band arriverà prima al traguardo con lo Scettro del Power in mano? Chi delle due
taglierà lo striscione d’arrivo in prima posizione, dando così dimostrazione di
superiorità, tecnica e di idee, rispetto all’altra (e quindi rispetto a tutti
gli altri concorrenti che abbiamo menzionato)?
Si parte dal 1990 e si arriva al
1999. Dieci anni, tanti album pubblicati…il pubblico è assiepato sugli spalti, pronto a seguire il duello...
“ON YOUR MARKS…GET SET…GO!!”
(A domani per la cronaca della gara)
(A domani per la cronaca della gara)