Cari Lettori di MM, ecco il resoconto
immaginario della gara dei 10.000 metri temporali tra Gamma Ray e Blind
Guardian.
Nella puntata precedente siamo rimasti allo starter che ha sparato il colpo e i corridori sono partiti.
E nella mia mente ("malata", lo so…) la corsa si è svolta in questo modo. Eccone il reportage.
Nella puntata precedente siamo rimasti allo starter che ha sparato il colpo e i corridori sono partiti.
E nella mia mente ("malata", lo so…) la corsa si è svolta in questo modo. Eccone il reportage.
Come in ogni gara che si rispetti si parte assieme.
- 1990
I Gamma Ray piazzano subito un discreto colpo: “Heading for Tomorrow”, un buonissimo album, forse ancora debitore del sound che Kai aveva
sviluppato con la sua band di origine, ma che fa subito centro. Il songwrting è
di alto livello, mescolando speed, hard rock e qualche reminiscenza sinfonica.
Le chitarre sono lanciate a briglia sciolta e la voce del dotatissimo Ralf
Scheepers vola alta. Insomma, tutto quello che serve per prendere il comando
della corsa. Ma…
Ma i Blind Guardian se ne escono con “Tales from the
Twilight World”. E mettono in riga tutti quanti, Gamma Ray compresi.
Già
solo i primi 11 minuti, composti dalle immortali “Traveler in Time” &
“Welcome to Dying” sarebbero bastati per lanciarli nell’Olimpo del Metal
mondiale (cosa che di fatto accadde). Se a queste due top song, ne aggiungiamo
altre del calibro di “Lord of the Rings”, “Goodbye My Friend” e la spettacolare
“The Last Candle”, possiamo capire come la testa della corsa, dopo pochi metri
dallo start, sia ampiamente appannaggio di Hansi e dei BG.
Da notare che a questo vantaggio
contribuì, nuovamente dopo l'esperienza di "Follow the Blind", lo stesso Hansen, prestando agli amici-rivali voce e
chitarra in ben tre occasioni! Che sportivo Kai, un vero gentleman…
- 1991/92
I GR provano a ricucire lo svantaggio.
E lo fanno con un disco, “Sigh no more” (1991) che è alquanto diverso dal
predecessore. Su una base tipicamente happy metal helloweeniana, Kai prova a
innestare sonorità hard rock, influenze americaneggianti rivisitate in salsa
teutonica, nonché altre dal tipico flavour priestiano. Il risultato è ancora
una volta più che discreto, seppur non esaltante.
Il problema è che appena 9 mesi
più tardi arriva un’altra mazzata non da poco: i BG pubblicano “Somewhere Far Beyond”. E sono di nuovo cazzi acidi per tutti. E’ l’album della definitiva
consacrazione per i 4 musicisti di Krefeld, che ormai spadroneggiano sul mercato discografico dall’Europa al Sol Levante.
Senza andare a sottolineare più di tanto “The Bard’s Song”, la ballata metallica forse più famosa della decade, è tutto il
resto che convince maledettamente: “Time what Is Time”, “Theatre of Pain”, “Ashes to Ashes” e la monumentale title track diventano standard per il genere
tutto.
La personalità e la continua evoluzione della scrittura di Kursch &
Olbrich lanciano di almeno un lustro in avanti i BG. E il distacco aumenta…
Nel frattempo Kai, da artista ipercinetico qual è, ha
un’incontinenza compositiva che lo porta a sfornare dischi ogni due anni.
“Insanity & Genius” del 1993 si attesta sui livelli dei due precedenti e
non riesce a colmare il gap nei confronti di Hansi & co.
- 1995
Arriviamo a metà gara! E stavolta Kai dà
il meglio di sè, vuole sfornare un album diverso, che funga da propulsore per
recuperare il distacco! Cosa fare di nuovo e più entusiasmante per passare in
testa alla gara?
Seguire i BG sui temi fantasy
no…ci vuole qualcos’altro…magari dei concept che mischino guerre e rivoluzioni
in un contesto spaziale, che parli di altri pianeti e di galassie
inesplorate…mmhh, si, si! Quella può essere una chiave valida!
Ed ecco a noi l'ottimo “Land of the Free”, oggettivamente il miglior album dei GR fino a quel momento. E per
comporlo questa volta Kai si mette decisamente in proprio: si riappropria del
microfono e agli altri membri del gruppo lascia le briciole.
Il trittico di
canzoni iniziali è da infarto: “Rebellion in dreamland”, “Man on a mission” e
“All of the damned” sono quanto di meglio il power tedesco aveva sfornato fino
ad allora e la critica fu tutta unita nel celebrare il disco. Non solo: Kai,
come detto, è un amicone e non porta rancore e chi va a invitare come guest musicians?? Kiske e
Kursch!! Si, proprio i due leader delle band che gli contendono lo scettro
partecipano alla riuscita e alla bontà del prodotto finale! Grandissimo
Hansen…qua ci siamo, qua vediamo la schiena di Hansi che è lì, a pochi metri
(si è pure fermato per aiutarci!!); ancora un piccolo sforzo e balza in testa
alla gara…
E i BG? Dopo aver girato il mondo
in tour, aspettano tre anni per pubblicare il nuovo disco. E, quando lo fanno,
in quel fatidico 1995, è ancora una volta merda acida per tutti. “Imaginations From the Other Side” spinge i canoni del genere ancora una volta un po’ più in
là...ancora una volta la band sgasa in faccia ai Gamma Ray e li allontana a
distanza di sicurezza.
Personalmente questo non è un
disco che amo, ma è innegabile che sia davvero di qualità superiore. I pezzi si
fanno più corposi, complessi, meno diretti seppur molto potenti e contorniati
da un’aura misteriosa e “fantastica” davvero affascinante. E il concetto che ne
sta alla base, vale a dire un percorso ideale che porti dalla Realtà grigia del
quotidiano verso le Terre Infinite dell’Immaginazione e della Fantasia, non fa
che ampliare la base di ammiratori del combo di Krefeld.
- 1997/98
Arriviamo a tre quarti di gara e
Kai ha ormai poche speranze di raggiungere Hansi. Si deve ancora inventare
qualcosa, tirare fuori un coniglio dal cilindro. “Land of the free” non è
bastato. Eppure era un album coi controrazzi. Che fare? Il contesto sci-fi lo
mantengo, si sarà detto, del resto ha funzionato bene. Devo aumentare la
qualità delle canzoni e mantenerla per tutta la durata del disco (non come in
LOTF, che presentava delle cadute qua e là…).
Ancora più melodici, ma ancora
più cattivi; ancora più potenti ma sempre più epici. Kai ce la può fare:
l’impresa è ardua ma non impossibile.
Il parto di questo travaglio è ”Somewhere Out In Space”, il CAPOLAVORO della band, quello della maturità, quello della
completezza…tutto gira alla perfezione, non ci sono cadute di tono (con
l’eccezione della pessima “Lost in the future” che comunque si può skippare senza recar danno al prodotto
completo). I musicisti girano come un orologio svizzero con un Kai che detta il
tempo in modo sublime. Il tema spaziale è un po’ abusato, ma non inficia la
resa musicale, complice anche un miglioramento della produzione che è nelle
mani dello stesso Hansen, coadiuvato dall’altro chitarrista della band
Schlachter.
Nella mia mente, con questo
album, i GM ce la fanno, Kai mette la testa davanti ad Hansi, lo sorpassa e
può affrontare l’ultimo quarto di gara finalmente davanti!
Si, grande Kai,
continua così e la vittoria sarà tua! Difficile fare meglio di SOIS e anche lo
stratosferico successo commerciale lo certifica!
E i Bardi? Che fanno?
Sonnecchiano? O meglio, corricchiano? Dormono sugli allori di IFTOS?
Eh, no. Purtroppo per i GR stanno
preparando la sparata finale, l’album-totale (o album-mondo come lo chiamerebbe
il nostro Mementomori). E lo rivelano al mondo metallico globale l’anno
successivo: esce “Nightfall in Middle-Earth”, e la mia vita non sarà più la
stessa.
Non ho intenzione di parlarne
perché è indescrivibile, e anche solo per riportarne una milionesima parte di
intesità e bellezza, ci vorrebbero decine di post di MM. E’ semplicemente la
sublimazione di 12 anni di Metal tedesco e oltre. E’ la perfezione insuperabile
di un intero genere, di un’intera Scena (e infatti non verrà mai superato). Il
nostro Lost In Moments ne ha già giustamente decantato le lodi e non starò a
ripetermi.
Semplicemente mi immagino che, con una sola accelerata, Hansi giunga al traguardo dei nostri 10.000 metri, tagli lo striscione d’arrivo
e si prenda quello che dall’inizio si capiva che si sarebbe preso. E cioè
il Trono del Power Metal Europeo.
- 1999
E così, alla fine del decimo
anno, quando i BG sono arrivati ormai da tempo e guardano tutti dall’alto, il
nostro Kai, seppur conscio di aver perso la sfida, con un ultimo colpo di reni
negli ultimi metri, dà alle stampe “Powerplant” (1999), buonissimo album se
estrapolato dal contesto; ma copia sbiadita di SOIS se contestualizzato nella
produzione dell’axeman di Amburgo.
Non ha più la forza di cambiare il buon Kai, e così: stessa formazione, stessa produzione, stesso minutaggio, stesso concept…ma la forza dirompente del disco precedente è persa per strada e il sapore di “minestra riscaldata” aleggia nell’aria minaccioso…
Non ha più la forza di cambiare il buon Kai, e così: stessa formazione, stessa produzione, stesso minutaggio, stesso concept…ma la forza dirompente del disco precedente è persa per strada e il sapore di “minestra riscaldata” aleggia nell’aria minaccioso…
“It’s an Heavy Metal Universe / with an heavy
metal sound” canta Kai a metà disco che neppure Joye DeMaio...Lo interpreto come un gesto di
resa.
Alla fine ha vinto il migliore, ma l’avversario è stato oltremodo degno.
E, come due rivali che se le
siano date di santa ragione per tutta la durata della corsa, alla fine me li
immagino dopo il traguardo che si abbracciano a lungo, sorridenti e soddisfatti ognuno per quanto
fatto e dimostrato in un arco di tempo così lungo…APPLAUSI PER TUTTI!