Si parla giustamente tanto dell'ultimo disco degli Iron Maiden, ma perché solo in pochi si soffermano sugli Slayer? Eppure la statura dei gruppi è la medesima, anche se in ambiti diversi ma è come se le persone, la critica e i recensori avessero terminato le parole su di loro.
Forse perché qui non tutto sembra centrato? Un passo indietro da "Christ Illusion" e un passo avanti da "World Painted Blood" se dovessimo riassumere, ma non si può liquidare così uno dei Gruppi della Vita in ambito Metal...
Una delle pochissime cose che si possono imputare a questa strepitosa band è di aver fatto perdere la curiosità su una nuova uscita discografica, cioè non si freme per sapere che cosa contiene una fatica targata 2015 di Araya & soci perché lo sappiamo già. Lo abbiamo sempre saputo che cosa contiene un album degli Slayer, ma è sempre stato un meraviglioso concentrato di violenza al quale ci siamo forse assuefatti?
Paradossalmente temiamo una uscita dei Metallica o dei Megadeth, nel senso che rabbrividiamo al pensiero di quale nuova cagata si siano inventati Ulrich o Mustaine, ma non c'è timore che "Repentless" faccia schifo e siamo più curiosi di ascoltare altrove.
Paradossalmente temiamo una uscita dei Metallica o dei Megadeth, nel senso che rabbrividiamo al pensiero di quale nuova cagata si siano inventati Ulrich o Mustaine, ma non c'è timore che "Repentless" faccia schifo e siamo più curiosi di ascoltare altrove.
Il problema siamo noi o loro? Chi è senza perdono gli ascoltatori o il gruppo?
Oggi non si deve pensare agli Slayer come un gruppo finito o paragonare queste note a "Show No Mercy", però gli anni passano per tutti e nessuno mi pare invecchiato meglio.
Pochi giorni fa ho ascoltato casualmente un'intervista a Wilbur Smith, scrittore di romanzi di avventura famoso in tutto il mondo, intento a presentare il suo nuovo libro e mi chiedevo quale coerenza spingesse questo autore a scrivere l'ennesimo libro ambientato in Africa. In rapida successione è caduto l'occhio sul mio stereo dove troneggiava la copertina di "Repentless" ed ho avuto un collegamento immediato, entrambi non stregano i loro fans per le innovazioni, ma per la certezza granitica della loro arte e sono consci di poter stufare qualcuno, però non deludono mai.
Voglio però far notare alcuni piccoli particolari: in primo luogo dal punto di vista testuale i Nostri sono sempre stati incazzati e non mi stupisco, però la rabbia si acuisce con una disillusione sociale sul mondo odierno più marcata che in passato. Oltre al consueto odio insomma, si calca la mano sullo schifo del mondo contemporaneo in ogni sua parte, forse meno blasfemia nei testi e più incazzatura mondiale, economica e relazionale.
Pochi giorni fa ho ascoltato casualmente un'intervista a Wilbur Smith, scrittore di romanzi di avventura famoso in tutto il mondo, intento a presentare il suo nuovo libro e mi chiedevo quale coerenza spingesse questo autore a scrivere l'ennesimo libro ambientato in Africa. In rapida successione è caduto l'occhio sul mio stereo dove troneggiava la copertina di "Repentless" ed ho avuto un collegamento immediato, entrambi non stregano i loro fans per le innovazioni, ma per la certezza granitica della loro arte e sono consci di poter stufare qualcuno, però non deludono mai.
Il problema onestamente non è cosa c'è in "Repentless", ma cosa non c'è...
A partire da Jeff Hanneman e Dave Lombardo, certo in forma diversa ma entrambi sono assenti.
C'è invece tanta barba sia metaforica che reale: Araya e King ne sono sommersi ormai, ma anche il nuovo chitarrista Gary Holt appare barbuto... Non c'è inoltre nessuna novità sulle coordinate sonore del gruppo, ma c'è Bostaph che riporta un po' del suo mood di pestaggio urbano direttamente in prestito da "Diabolus in Musica" (vedi la seconda traccia e "Chasing Death") che magari non dipende da lui, però sento quel modo di picchiare vagamente nu-metal. Parola che nel 2015 non ha più senso ormai, ma poche cose hanno senso senza Jeff.
Non pensavo infatti mi facesse così male leggere: Lead - King/Holt e non Hanneman...
Chi cazzo sei Holt? Non hai colpe, non hai inciso nel sound, non sei che un turnista fisso negli Slayer, hai anche la faccia da culo e il physique du rôle per starci, ma non sei Hanneman e a me manca Jeff!
Devo chiamare però lo zio Tom Araya per sapere come sta davvero, perché il suo profilo sornione e la sua voce mi accompagnano anche in questa fine del 2015 e va bene così!
A me non importa se "When The Stillness Comes" riprende momenti da "South Of Heaven" o se "Implode" è una versione sbiadita di "Hell Awaits" o se qualche canzone risulta piatta, perché io senza Slayer non so stare. Un po' come i miei vecchi amici di fede giallorossa che mi ribadiscono sempre: "Nun hai capito 'A Maggggica Roma nun se discute, se ama ebbbbasta!", così vale per gli Slayer e Araya diventa il nostro Totti come King è Daniele De Rossi.
Voglio però far notare alcuni piccoli particolari: in primo luogo dal punto di vista testuale i Nostri sono sempre stati incazzati e non mi stupisco, però la rabbia si acuisce con una disillusione sociale sul mondo odierno più marcata che in passato. Oltre al consueto odio insomma, si calca la mano sullo schifo del mondo contemporaneo in ogni sua parte, forse meno blasfemia nei testi e più incazzatura mondiale, economica e relazionale.
In seconda battuta da rimarcare la prestazione e i piatti frustati da Bostaph, tanto che quasi quasi quando vado a letto li sento ancora. Sottolineo poi il bellissimo artwork, più elaborato dei soliti lavori slayeriani e addirittura aprendo completamente il digipack si forma una croce rovesciata (ora sì vecchio King che ti riconosco! nda) e infine la generale qualità di tutti i pezzi.
So che non dovrebbe essere l'ultimo punto da sottolineare la musica, ma in questo caso parliamo dei Monumenti dei Monumenti e quindi non possiamo che vivere un altro pezzo di vita con loro e con il loro magggico core marcio!
Voto: 7
Canzone top: “Repentless”
Momento top: il riff centrale di "Take Control"
Canzone flop: "Piano Wire"
Dati: 12 canzoni, 42 minuti
Anno: 2015
Etichetta: Nuclear Blast