I 10 MIGLIORI
ALBUM DELLE CULT BAND (ANNI ’80)
1985: “SOLDIERS OF
THE NIGHT”
Se c’è un anno che mi ha messo in
crisi nella scelta del full-lenght da inserire nella nostra Rassegna sui dieci
migliori album delle cult band, ebbene, questo è stato senza dubbio il 1985.
Non perché non ve ne siano stati
di importanti o addirittura memorabili. Tutt’altro. Ma perché questi sono stati
licenziati da band che non rispondono ai criteri di selezione che ci eravamo
imposti metodologicamente nell’Anteprima.
Qualche esempio? In ambito Thrash
venivano sfornati capolavori del calibro di “Spreading the Disease” degli
Anthrax, “Hell Awaits” degli Slayer e “Bonded by Blood” degli Exodus; il metal
classico non era da meno con “On a Storyteller’s Night” dei Magnum, “Noble
Savage” dei Virgin Steele e “Walls of Jericho” degli Helloween (senza tralasciare il "Live After Death" degli Iron...); e sul versante
estremo trovavamo dischi che avrebbero influenzato enormemente i filoni più
duri del Metallo degli anni novanta, come “To Mega Therion” dei Celtic Frost,
“Seven Churches” dei Possessed e “Infernal Overkill” dei Destruction.
A cura di Morningrise
E’ un
quadro che dà davvero l’idea della straordinaria vitalità del Metal mondiale di
metà anni ottanta (anche la scena Glam viveva un periodo d’oro: avevamo già
trattato per il 1985 il bellissimo "The Last Command" dei W.A.S.P.).
Il problema è che tutte le band
citate non possono essere considerate cult. Hanno tutte avuto un grandissimo
successo di critica e/o di pubblico. Hanno riempito gli stadi e venduto caterve
di copie. Per molti anni. Alcune addirittura per decenni.
E allora a che santo votarsi per
una decisione univoca e coerente con i nostri parametri?
L’ispirazione per la
scelta del disco in oggetto mi è stata data dal fatto che, sempre nel 1985,
usciva “Marching Out” di Y. Malmsteen. E allora mi sono focalizzato
sull’importantissimo ruolo dei guitar heroes nel metal; ed in particolare in
quella decade, quando scoppiò il c.d. shredded boom (dal verbo To shred =
tagliuzzare, strappare, grattuggiare), cioè la tendenza anche per i chitarristi
particolarmente tecnici e con una formazione di studi classici ad entrare, e lì esprimersi, in
gruppi di metallo pesante.
Tra questi un ruolo di primo
piano l’ha avuto senza ombra di dubbio Vinnie
Moore, chitarrista americano classe 1964 che, prima di intraprendere la
strada solista già a partire dal 1986, l’anno precedente aveva partecipato a un
disco d’esordio di una giovane band. I Vicious
Rumors.
Sotto l’egida dell’ottima Shrapnel Rec. nel disco d’esordio dei
V.R. potemmo così assistere a un connubio assolutamente vincente tra lo stesso
Moore e il mastermind del progetto, fondatore e unico membro sempre presente
nel corso dei decenni di vita futura della band: il tecnicissimo Geoff Thorpe.
E’ fondamentalmente per questo
motivo tecnico che abbiamo scelto di includere nella nostra Rassegna “Soldiers Of The Night”, che si attesta
sicuramente a livelli altissimi nella discografia del combo californiano. Oltre
a godere della presenza del giovane ma già ispiratissimo Moore, SOTN racchiude
in sé molto di quello che il c.d. “U.S. Power Metal” poteva esprimere in quel
periodo; e cioè un mix unico di influenze
maideniane (l’incipit di “In Fire” ad esempio sembra essere stato preso in
prestito direttamente da Harris&co), oscurità
sabbathiana (ascoltare “March or Die” per credere…) e pesantezza da “Thrash made in Bay Area” (cui geograficamente i Vicious Rumors appartenevano a tutti gli effetti). Veloci bordate da headbanging sfrenato
(come la tagliente opener “Ride (Into the Sun)” che parte a bomba, con un
ritornello che si stampa subito in testa) si alternano a pezzi più cadenzati ed
evocativi, come “Medusa” o la strabiliante title track.
Già questi primi tre
pezzi del disco mettono subito in evidenza il gusto raffinato della scrittura della coppia Thorpe/Moore, le cui
qualità chitarristiche controllano l’andamento delle canzoni rendendole piene e
cariche senza mai farle strabordare.
E questa importante peculiarità verrà mantenuta per
tutti i 40 minuti di durata del platter.
Il metal dei Vicious Rumors in
SOTN è quindi in definitiva aggressivo, potente ma dal grande gusto melodico, condito
da tecnicismi chitarristici in bella evidenza (la sezione centrale di “Blitz
the World” è da far rimanere di stucco, per non parlare poi della strumentale
“Invader” in cui Moore sfodera tutta la sua preparazione e influenza
neoclassica).
Per carità, la formula presentata
dai V.R. è un qualcosa che abbiamo già visto, e forse a livelli più alti, con i Metal Church, rispetto ai quali però Thorpe e soci aggiungevano anche una discreta
predisposizione glamour, riscontrabile, in quei primi anni di carriera, nei
capelli iper-cotonati e nelle pose fascinose e ammiccanti delle foto presenti
nel booklet del cd.
SOTN però, pur essendo un album
validissimo, a mio parere, rimane un gradino sotto il loro vero capolavoro, “Digital Dictator” (1988), seconda
fatica del combo, che potrà godere, oltre che di una migliore produzione,
dell’innesto alla voce dell’ottimo (e, ahimè, compianto) Carl Albert che prese il posto del dignitosissimo ma più limitato Gary St. Pierre. Albert fu davvero un
cantante di razza, dall’estensione vocale strepitosa e la cui ugola a tratti mi
ricorda addirittura quella di un certo Geoff Tate (sic!).
Come detto, con la formazione
storica comprendente Carl Albert alla voce e Mark McGee alla seconda chitarra (in sostituzione proprio del dimissionario Vinnie
Moore) i Vicious Rumors sfornarono altri album di assoluto valore. Oltre al masterpiece
già citato, vanno aggiunti gli ottimi “Vicious
Rumors” (1990) e “Welcome To The
Ball” (1992) che vanno a formare, ovviamente anche con “Soldiers Of The Night”
un quadrilatero fondamentale per tutto il metal americano.
Si, perchè dopo WTTB, la strada
per la band divenne particolarmente erta e tortuosa. Già il successivo “Word of
Mouth” (1994) virava su sonorità maggiormente panterose, da c.d. groove metal, anche se non venivano del tutto abbandonate le sonorità classiche.
Ma come vi potete immaginare se i Nostri sono
all’interno di questa rassegna, qualche grande sfiga l’avranno pur dovuta avere.
La prima in ordine temporale fu la sindrome da tunnel carpale che colpì Thorpe
successivamente a un importante tour che i V.R. avevano concluso con i Savatage,
e che non gli consentì per parecchi mesi di suonare. Quella situazione di impasse, seppur
momentanea, creò pericolose fibrillazioni all’interno della formazione, tanto
da portare all’abbandono dello storico bassista Dave Starr.
Ma l’evento fondamentale che
segnò definitivamente la loro caduta commerciale fu la morte a soli 33 anni,
avvenuta nel 1995 a seguito di un incidente stradale, di Carl Albert. Con lui
alla voce i V.R. avevano trovato la loro consacrazione artistica e stilistica e
la sua uscita di scena porterà a un collasso dal quale, nonostante la costante
presenza del padrino Thorpe, la band non si riprenderà mai più.
I continui
cambi di line-up ne furono il primo, tangibile segno. Innumerevoli batteristi,
bassisti e cantanti si avvicenderanno al fianco di Geoff il quale, dopo il
disastro commerciale del periodo groove, cercherà, nell'ultimo decennio, di tornare alle sonorità delle origini, senza però sfondare.
Inutile sottolineare quindi che i Vicious Rumors verranno ricordati giustamente per quello che seppero realizzare nel decennio 1985-1994. La concorrenza all'epoca, come abbiamo visto, era spietata e l'attenzione della critica inevitabilmente si focalizzò sui Big Four. Entreranno di dirittio, anche per questo contesto sfavorevole, nel corposo novero delle c.d underrated band, gruppi di cui il Metal è disseminato.
Inutile sottolineare quindi che i Vicious Rumors verranno ricordati giustamente per quello che seppero realizzare nel decennio 1985-1994. La concorrenza all'epoca, come abbiamo visto, era spietata e l'attenzione della critica inevitabilmente si focalizzò sui Big Four. Entreranno di dirittio, anche per questo contesto sfavorevole, nel corposo novero delle c.d underrated band, gruppi di cui il Metal è disseminato.