Le canzoni di Natale nel metal: un tema ovviamente irrilevante.
Magari con un pretesto del genere si scoprono chissà quale amenità...e magari qualche gemma nascosta. Poco probabile, ma ci abbiamo provato...
Venom – "Black Christmas". Dall’evitabile
“Calm Before the Storm”, il disco della formazione Cronos fai-da-te. Trattandosi
appunto di rimpiazzi casuali per Mantas e Abaddon, la tecnica fece un balzo in
avanti, ma la vena compositiva è agghiacciante. Qui si inserisce questa innocua
canzone, il cui testo descrive una natività deviata, con un bambin Gesù dagli
occhi accesi di luce verde: ne seguirà l’annullamento della missione di Cristo
e l’umanità non sarà salvata. Ottima, ma mal sviluppata, l’intuizione del diavolo
che possiede il feto di Gesù. Passiamola
a Glenn Benton...
King Diamond – "No Presents
for Christmas". Una
canzone fortunatamente ignorata dal grande pubblico. Si trattava di un singolo
con cui King Diamond, o qualche folle discografico per lui, voleva presentarsi
al mercato dopo l’uscita dai Mercyful Fate. Neanche parliamo del King Diamond contastorie che
poteva ironizzare su se stesso in stile Creepshow, ma di quello serio
occultista dei primi tempi. Non è tanto l’idea di fare un singolo usando un
riempitivo, ma la foto spiritosa con la renna addobbata che ha rischiato di
affossare la carriera di una delle figure più significative del metal.
Alice Cooper – "Santa Claus
is Coming to Town". Un
brano travolgente, sembra registrato dopo che la band è stata svegliata alle 6:00
di mattina e condotta a forza in studio. In questo spompamento di ben quattro minuti
si canta dell’arrivo di Babbo Natale in città, dove distribuirà i regali a
seconda di meriti e demeriti. Devono averlo confuso con la Befana. L’intento dissacratorio
secondo me non c’è, quello grottesco si è perso per la strada. Se ci mettessero
un po’ più di energia almeno si potrebbe ballare.
Twisted Sister – "A Twisted Christmas". Un’idea epocale, rifare le
canzoni di Natale in chiave metal. O meglio, in stile Twisted
Sister. Cioè, non esattamente, più che altro velocizzate con strumenti
elettrici. A volte neanche velocizzate. L’efficacia evocative di “Venite
adoriamo” è decisamente maggiore nella parrocchia di un don Mario qualsiasi. Un
disco che rimarrà incomprensibile come scelta, a meno che non sia, ma
rabbrividisco al pensiero, l’idea di dissacrare il Natale con la trasgressione
rockettara di un gruppo di bambini cattivi. Primo, nel 2006 i Twisted Sister se li filavano in troppo pochi per essere ancora una icona della trasgressione. Secondo,
quest’idea li mette sullo stesso piano del PRMC, l’associazione di mamme
anti-rock che nei loro anni d’oro li accusò di traviare i giovani con la loro
musica. Cameo di Lita Ford che - nell’illusione di esser famosa – ama prestare
il suo nome a collaborazioni varie, cose che di solito si fanno tra personaggi
di pari livello, o per fare un favore a quello meno famoso. Nel 2006 entrambi
sono ad un livello di popolarità abbastanza basso da far risultare questa
collaborazione consona e soprattutto (fortunatamente) visibile sul mercato...
Type O Negative –
"Christmas Mourning".
Peter Steele se la gioca alla grande con il Baglioni di “Notte di Natale”. Un Natale di autoerotismo attende il personaggio di
Baglioni, che di fronte al mondo pretende compassione perché si è lasciato
proprio prima del Natale. Invece Peter si propone una situazione ben più seria.
Calze della befana appese per gente ormai morta, una tavola apparecchiata per
sette (quando l’anno prima erano invece in undici), luci dell’albero che illuminano
l’agrifoglio ormai secco. Io saluterei con gentilezza ed andrei a mangiare al
ristorante… Se non trovate i Type o Negative di "October Rust" già spallanti, vi
potrà piacere.
Amon Amarth – "Viking Christmas". Gli Amon Amarth ci cantano le bellezze del Natale vichingo. Mentre per tutto l’anno i desideri culinari del vichingo sono “carne cruda, bacche selvatiche, latte di capra e sidro appiccicoso”, a Natale si mangiano ben altre cose: arrosto e pan di zenzero. Questa è l’unico punto d’incontro con le tradizioni cristiane, dicono gli Amon: la celebrazione del Natale sotto l’albero addobbato di luci – che cristiano non è comunque. Non parlano del presepe. Per chi si attendeva quindi una canzone sulla spiritualità pagana legata al Natale, delusione completa: per questi cinque ceffi la “magia” del Natale è solo una tavolata di panino con la porchetta.
Joe Satriani – "Heavy Metal Christmas". Prendiamo respiro da questi ultimi sconcertanti
testi con uno strumentale di Satriani. Godibilissimo, sebbene con il Natale
non c’entri una mazza, salvo una pretestuosa intro sulle note di “Bianco Natale”.
Nei commenti di YouTube un tipo nota giustamente: questo non è neanche metal. Torniamo
allora alla vera classifica.
Ramones – "Merry Christmas". Un Ramone che già conoscevamo per non essere
il massimo della mobilità e della mimica anche solo facciale, in questo video
raggiunge la plasticità di una statuetta del presepe. Quasi ventriloquo, ci
propina una canzoncina per i poveri di spirito tanto cari a Nostro Signore. In
confronto Jingle Bells diventa un testo impegnativo. Ma soprattutto anche qui,
come per Alice Cooper, lo spompamento regna sovrano.
A questo punto cambiamo
strategia, perché siamo già a quota "otto" senza averne ricavato qualcosa di
decente. Proviamo su Metal-Archives. Ecco, lo sapevo: ci imbattiamo in qualcosa
di valido! “Another Sunny Christmas”
dei Golgotha, disco di un gruppo di
progressive-metal, con copertina accattivante ma struttura da mattonata (quattro
brani di lunga durata). Mi piacque all’epoca e tutt’ora ha un suo fascino. Il
brano si iscrive in un concept basato su una vicenda non facilmente
ricostruibile. Parrebbe di capire questo del brano: un uomo biasima il Messia
per aver nascosto al genere umano che Madre Natura, e non un Dio
benevolo e miracoloso, è l’autrice di portentose fortune e sfortune. L’uomo,
asservito ai profeti per sua debolezza, si sveglia d’un tratto per scoprire l’ennesimo
Natale assolato, emblema della falsa fede. Il brano si snoda in maniera tale da adattare
i suoi vari movimenti ai momenti lirici in maniera decisamente efficace.
Troviamo anche i Lacuna coil, con “Naughty Christmas”, che ha il pregio di richiamare una tradizione
anche Italiana che compete con il classico Natale. Trattasi di una cerimonia
invernale, in cui si celebra la generosità di San Nicola (da cui Nicholaus, e Santa
Klaus). Il Santo gira di notte distribuendo dolci e caramelle, ma è
accompagnato da servitori diabolici e scatenati (Krampus) che aggrediscono i
malcapitati. La doppia faccia della festa, e della Natura è alla base di questo
rito collettivo, in cui ovviamente la componente positiva è attuata e quella
negativa semplicemente rappresentata per essere esorcizzata. Al di là di questo, il brano rimane goliardico
e forse è su questo registro che vuole restare. E si fa ascoltare: una
cavalcata a metà tra il folk e il gotico.
Il bilancio di questa nostra
ricerca natalizia è quasi terrificante, se non fosse per gli ultimi due brani,
curiosamente non inclusi tra le liste di canzoni metal natalizie riportate su
diversi siti. Vincono a mani basse i Golgotha. Per il resto possiamo solo
osservare che purtroppo il Natale non ispira i nostri eroi, che si sono resi
capaci di episodi musicali di norma trascurabili. Non credo sia colpa del metal
in sé, se si pensa che anche John Lennon, che già aveva toccato il fondo in
termini di banalità lirica con "Imagine" nel 1971, riuscì a superare se stesso
con “Happy Christmas” nel 1972. Eppure di spunti ce ne potevano essere: l’eccidio
degli innocenti ad opera di Erode, oppure la figura della cometa, o una visione epica dei Re Magi…
Invece nulla di tutto questo. Mi
rimane l’immagine di un Peter Steele che non è più uscito di casa dal Natale
prima, seduto sotto l’agrifoglio secco e davanti ai regali mai consegnati per i
parenti morti. Mentre nel frattempo gli Amon Amarth per almeno un giorno l’anno
si degnano di accedere il fuoco per cuocere la carne...
A cura del Dottore