Guardando a ritroso dal
2019, l'effetto di tre tipi borchiati che si dichiarano “Figli di
Satana”, anche solo per la scena, è praticamente nullo. Anche
perché, retrospettivamente, non erano né i primi né i soli in quel
periodo a utilizzare la suggestione satanica per fare qualcosa.
Dovremmo ignorare l'esistenza dei Black Sabbath per considerare nuovo
il satanismo in musica, e infatti la novità non fu genericamente
l'elemento satanico allora già rappresentato, e non fu neanche
quello a venire, filosofico, di matrice anticristiana e neopagana.
La trovata dei Venom fu semmai quella del satanismo esibizionistico, e quindi di poca sostanza, post-ribellistico. Non si trattava più infatti di ribellarsi contro la società, ma se mai di pavoneggiarsi in abiti da antieroe, consci che non sarebbe stato niente altro che provocatorio, scandaloso, equivoco, ma certamente non “politico”.
La trovata dei Venom fu semmai quella del satanismo esibizionistico, e quindi di poca sostanza, post-ribellistico. Non si trattava più infatti di ribellarsi contro la società, ma se mai di pavoneggiarsi in abiti da antieroe, consci che non sarebbe stato niente altro che provocatorio, scandaloso, equivoco, ma certamente non “politico”.
In un salto generazionale
consumato rapidamente, si passava dal satanismo sulfureo, quello
“sospettato”, degli ammiccamenti, dei riferimenti esoterici,
della rivoluzione psichedelica, ad un satanismo sopra le
righe, carnevalesco, e acido. Gli stessi riferimenti alle droghe,
presenti nei Venom come nei gruppi rock dei decenni precedenti,
passano dall'idea di aprire le porte alla consapevolezza, a quella di
accendere e far scoppiare dei botti per giocare all'apocalisse.
Riassumendo: se nei Black
Sabbath Satana arrivava al calar della sera, o tra i fumi di paesaggi
spettrali, o era evocato in solitudine e alienazione (anche da
droghe), nei Venom Satana è vomitato da un microfono sotto i fari
del palco, come presenza attesa e centrale dello spettacolo.
Cosa c'è di indisponente
in tutto ciò, direte? Non ho mai capito come questo passaggio
epocale, e storicamente interessante per capire anche la fase anni 80
del Metal, corrisponda ad un brano meno che medio.
Il testo riassume il tema
del capovolgimento morale, secondo cui la religione è la battaglia
degli invidiosi, e per una volta (almeno per la scena) i cattivi
dipinti come diavoli vincono e si prendono la loro soddisfazione.
Visto che come diavoli sono dipinti, si atteggeranno come tali, ma in
realtà il messaggio ha una impressionante superficialità. Più che
di unirsi ad una setta, o movimento culturale, il concetto è che “si
va a far festa fuori dalle regole” come un qualsiasi gruppetto di
spacconi, come gli ennesimi “guerrieri della notte”. Come i Motley Crue, ma cercando di essere più grezzi, più sgradevoli e
cacofonici, i nostri propongono quindi un satanismo rugginoso,
anziché un satanismo glamour, coerentemente con il loro taglio
stilistico.
Il brano sembra scritto
per far tornare indietro l'acquirente al negozio con in mano una
lettera dell'avvocato per la restituzione dei soldi. Di tanti brani
dei Venom, che già non sono sempre curatissimi, questo è tra i più
tirati via. La canzone d'apertura del primo disco, tirata via nel
testo, nell'arrangiamento, nell'originalità, insomma in tutto tranne
che nell'indisponenza. Un gruppo che si pone in maniera così tronfia
e irritante alla sua prima uscita non si può che amare o odiare.
Proseguendo nell'ascolto, non è che la qualità tecnica salga molto,
ma è come se uno si presentasse ad un colloquio di lavoro in
mutande, per poi presentare un curriculum tutto sommato decente.
Perché hai cercato di non farti assumere?
I Venom tra l'altro
ripetono questo atteggiamento anche nel lor miglior disco, "Black
Metal". Un inizio rumoristico che si sovrappone all'inizio del brano
eponimo, il quale inizia ad essere intellegibile soltanto dopo
qualche secondo. "Black Metal" è un disco suonato già meglio, ma
ancora tentano di iniziare con un puro fastidio.
Ironia della sorte,
quando iniziano a impostare le cose in maniera più consona, con un
incipit calcolato, graduale, più pulito, come quello di "At war with Satan", non hanno il successo dei dischi precedenti. Ma quindi fammi capire: i Venom riescono a proporre cose di
successo solo iniziando coi piedi? E' una loro progressione, un loro
crescendo “rossiniano” di cui non si può fare a meno? Parrebbe
di sì. Quando iniziano con garbo (relativo), poi sono fiacchi,
sfilacciati, più bolsi. Al punto che un brano come "Aaaaargh", messo
come finale, è riconoscibile per quello che è, un guazzabuglio
indecoroso. L'avessero messo in testa, come intro, scommetto
avrebbero ripreso ispirazione come ai vecchi tempi.
E tutta la discografia
dei Venom si può riassumere in questo ossimoro. O suonano male, con
un sugo “alla puttanesca”, buttando dentro cosa capita – e in
questo caso funzionano – oppure suonano benino, fanno un ragù dal
gusto bilanciato come da ricetta, e non funzionano. Non abbiamo mai
avuto la soddisfazione di vederli suonare bene e in maniera riuscita
allo stesso tempo. Non abbiamo mai avuto la soddisfazione di vederli
cimentarsi con brani d'ampio respiro ma lo stesso oscuri e
inquietanti. Che sarebbe successo se
un ascoltatore medio, indisposto dall'ascolto di "Sons of Satan",
avesse riportato indietro il disco al negozio, di fronte a tanta
tronfia mancanza di cura e di estro compositivo?
Eppure l'ascoltatore metal in questo va lodato, perché si addentra, non si accontenta di un sorso, ed è abituato a trovarsi le sue gemme “lucidandole” con le orecchie, ascolto dopo ascolto. E' così che, arrivando un po' più avanti, si riesce a intuire l'idea venomiana del metal teppistico, eseguito nel peggiore dei modi possibili, e per questo criticabile in tutto, tranne che in sincerità. Resta indisponente come si siano presentati con uno dei loro brani peggiori, suonato alla “iobòia”, con facce seriamente truci su sparate da cabaret satanico...e abbiano fatto bingo. Un po' come quando il vostro amico si presenta alla festa sudato, bisunto, fa a gara di rutti e poi lo vedete uscire con una delle tipe che avevate adocchiato...
A cura del Dottore
(Vedi il resto della Rassegna)
Eppure l'ascoltatore metal in questo va lodato, perché si addentra, non si accontenta di un sorso, ed è abituato a trovarsi le sue gemme “lucidandole” con le orecchie, ascolto dopo ascolto. E' così che, arrivando un po' più avanti, si riesce a intuire l'idea venomiana del metal teppistico, eseguito nel peggiore dei modi possibili, e per questo criticabile in tutto, tranne che in sincerità. Resta indisponente come si siano presentati con uno dei loro brani peggiori, suonato alla “iobòia”, con facce seriamente truci su sparate da cabaret satanico...e abbiano fatto bingo. Un po' come quando il vostro amico si presenta alla festa sudato, bisunto, fa a gara di rutti e poi lo vedete uscire con una delle tipe che avevate adocchiato...
A cura del Dottore
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