"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

6 feb 2019

UNA SETTIMANA IN COMPAGNIA DI DEVIN - Parte II



DIECI ALBUM (PIU' UNO) PER CAPIRE DEVIN TOWNSEND - Cap. II

Nel post precedente ci eravamo lasciato alla posizione n.8 della nostra Rassegna.

Proseguiamo quindi con il countdown...

7. EPICLOUD (2012) – IL “POPPEGGIANTE”

A confermare il disturbo bipolare diagnosticatogli ormai 15 anni prima, Devin, a inizio anni ’10, si mette a scrivere i pezzi che, secondo la sua idea, avrebbero dovuto essere i più heavy mai composti. E cosa gli escono fuori? I brani più accessibili e morbidi della sua intera carriera!

“Epicloud” è un album il cui intero è molto di più della somma delle parti. Non esistono brani top, ma il disco, gustato dal 1° al 49° minuto, da sensazioni stra-piacevoli. Sarà per quell’intro gospel (“Effervescent!”) che si fonda con la trascinante “True North”, il cui incipit cantato in solitario dalla Divina Anneke è forse quanto di più emotivamente coinvolgente abbia composto il Genio di Vancouver come apertura per i suoi dischi; sarà che ogni brano finisce introducendo quello successivo dando un’impressione di flusso coerente e continuo; sarà che Devin ci lascia per il finale il meglio, stratagemma sempre gradito, con l’accoppiata “Hold on” + “Angel” che regalano emozioni a profusione. 

Insomma, sarà quel che sarà ma Townsend esprime con “Epicloud” il suo lato più melodico ed easy-listening (per quanto non manchino delle belle bordate thrasheggianti come “More!”) ma senza scadere mai in banalità commerciali. 

Da avere, soprattutto se si vuole approcciare il Nostro dal suo "varco" più morbido e accessibile.

Voto: 7,5

6. ACCELERATED EVOLUTION (2003) – L’”EVOLUTO”

Devin Townsend Band è il monicker meno utilizzato dal Devin nella sua carriera (se si eccettuano i progetti Punky Brüsters e Casualties of Cool): appena due album. AE e il successivo “Synchestra”. 

Trattiamo  per ora il primo perchè il 2003 rimane un turning point decisivo nella carriera di Devin, che sente la necessità, per veicolare la sua musica solista, così diversa da quella dei SYL (di cui in quello stesso anno uscirà il buonissimo disco eponimo) di una vera e propria band. Eccoli lì allora, riuniti per la prima volta i fratelli Young, Brian Waddell e il motorino senza sosta di Ryan van Poederooyen, quando ancora avevano i capelli in testa ed erano sbarbati. Ragazzi che (ad eccezione del basso di Mike Young) accompagneranno fedelmente per i successivi 15 anni Devin nel suo percorso artistico. Il risultato è un disco maturo, molto “a fuoco”, dal songwriting calibrato e dove il marchio di Devin (sound pieno, impattante, stratificatissimo, zeppo di effetti) si integra con un’accessibilità legata all’utilizzo massiccio delle clean vocals, delle tastiere e di melodie accattivanti ma lontane dall’essere “popolari” (emblematica l’ottima “Traveller”, 4’ iconici del nuovo sound townsendiano, iper-radiofonico ma lontano dai gusti di massa). 

Il disco contiene molti dei brani immortali della carriera del Nostro e che proporrà di continuo dal vivo (in particolare “Deadhead” e “Suicide”), senza mancare di regalare classe a profusione nella splendida strumentale “Away”.

Se questo splendido mix di hard-rock, progressive metal e heavy classico è l’”evoluzione” di Devin beh…allora viva l’(accelerata) evoluzione!

Voto: 8

5. ZILTOID THE OMNISCIENT (2007) – IL (falsamente) “GROTTESCO”

I’m so omniscent if there were to be two omniscience’s I would be BOTH! (Ziltoid the Omniscient)

Se si vuole avere una prospettiva dell’arte townsendiana a 360° non si può tralasciare l’aspetto goliardico, (auto) ironico del suo fare musica. Consigliatissimo, a tal proposito, anche il suo spassoso "Cooked on Phonics" con i Punky Brüster, anno 1996, disco "preparatorio" della sua carriera solista. Ma l’opera che maggiormente evidenzia questo lato scherzoso e grottesco è sicuramente ZTO, penultima release a nome Devin Townsend (da lì in avanti entrerà in scena il DT Project, con la sola eccezione del sequel Ziltoidiano). 

Chi pensava che il Nostro si fosse un po’ rammollito negli ultimi tempi (era reduce da due full lenght ambient-noise), beh, ZTO fuga ogni dubbio. In una sorta di space-opera teatrale, veniamo catapultati nella battaglia intergalattica tra il terribile Ziltoid (comandante alieno attaccabrighe e guitar hero a tempo perso) che intima alla popolazione terrestre di preparagli una tazza di caffè nero in appena…5 minuti! La sua reazione dopo l’assaggio del medesimo (“Fetid!”), e la convinzione che gli Umani gli nascondano il loro finest bean, scatenerà la sua ira contro la quale l’umanità opporrà la forza del Capitan Spectacular

Se i testi e il tema del concept possono far ridere, il versante musicale ci presenta un Devin più serio che mai. Presi su di sé tutti gli strumenti, il Nostro chiede l’aiuto del meshugghiano Fredrik Thordendal nella messa a punto del suo devastante Drumkit from Hell. Il risultato finale è una botta nei denti da far paura: un sound battericentrico che più volte ricorda le cose composte dal canadese per i suoi SYL (“Ziltoidia Attaxx!!!”, “The Greys”). Se a tratti, i numerosi intermezzi parlati (tra cui un esilarante dialogo tra Ziltoid e Dio, l’Omnidimensional Creator) possono far calare la tensione o rendere un po’ stucchevole il continuum del disco, con il prosieguo degli ascolti esce fuori una compattezza e una linearità inaspettata. 

E poi inutile girarci attorno: “By your command”, “Solar winds”, “Color your world” sono tre suite di straordinaria qualità, accompagnate da altri brani riuscitissimi, alcuni maggiormente accessibili e solari (“Hyperdrive”) e altri meravigliosamente cupi nel loro doom-death progressivo (“N9”, “Planet smasher”). Alla fine non ci si può che inchinare dinanzi all’ennesimo centro di Devin, che misuratosi con il medium del concept-album classico, ne esce vincitore con un prodotto innovativo, originale e avvincente.

Voto: 7,5

4. SYNCHESTRA (2006) – IL “CAMALEONTICO”

Amo la copertina di questo secondo e ultimo disco della DT Band. Ma quello che amo è la capacità di Devin di esplorare musiche diverse, rielaborarle e renderle uniformi con il suo inconfondibile marchio.

I toccanti 3’ scarsi dell’iniziale “Let it roll” (un’opener da lacrime), lasciano spazio ad un’ora circa di emozioni e tonalità totalmente spiazzanti. Polka, musica orientale, folk, parti country…assieme al suo inimitabile extreme-prog metal e maestoso hard rock…c’è di tutto in “Synchestra”, a volte all’interno della stessa canzone (vedasi la sensazionale “Triumph”).

Ma la cosa incredibile è l’equilibrio naturale che attraversa tutto il disco. Mille anime, umori, influenze, sfaccettature…eppure il mosaico finale è fottutamente omogeneo, credibile. E anche fruibile, accessibile, non ostico. Non so quale altro artista sarebbe stato capace di dar vita a un camaleonte musicale di tal specie, e renderlo comunque un (quasi) capolavoro. Esempio: far seguire a un divertissement come “Vampolka” la staffilata ai limiti del thrash di “Vampira” è un azzardo, che però negli spartiti townsendiani, risulta non solo piacevole alle orecchie ma persino “naturale”.

Probabilmente solo Devin…infatti, l’ha composto lui! E quello che traspare è anche che l’abbia realizzato divertendosi un mondo…

Voto. 7,5

A cura di Morningrise

(continua...)