Dopo aver descritto le origini e la prima fase della carriera di Antonio Bartoccetti (vedi la prima parte), ci affacciamo
dunque sulla seconda “stagione artistica” del musicista marchigiano. A seguito della pubblicazione di “Praeternatural” (1980), infatti, l’esperienza Antonius Rex verrà
congelata per riemergere ad inizio millennio con una serie di provvidenziali
ristampe che andranno a creare il terreno per l’avvio di una nuova folgorante sequela
di capolavori.
“Magic
Ritual” (2004)
Quando
oramai erano tutti convinti che l'esperienza Antonius Rex fosse oramai conclusa
per sempre, ecco che dopo quasi venticinque anni di silenzio, Bartoccetti
decide di riattaccare la spina alla sua creatura, dando il via,
inaspettatamente, ad una sfavillante seconda parte della carriera. La nuova
vita artistica viene avviata da questo EP che abbiamo già trattato nella
nostra classifica dei migliori brani lunghi del metal. Esso si compone
infatti di una sola suite strumentale che supera abbondantemente i venti minuti di durata:
quella "Magic Ritual" che definisce le nuove sonorità della
band e le aggiorna al terzo millennio. Gli assunti di base non cambiano (anche
perché la scrittura del brano risale alla seconda metà degli anni settanta), ma
vi sono delle novità che caratterizzeranno il corso futuro della band: suoni
più moderni ed al passo con i tempi fanno da "involucro" all'orchestra
sintetica allestita dall'infaticabile Norton, alle prese con campionamenti di cori
gregoriani, imponenti orchestrazioni, prodezze con tastiere e synth e spunti di
un'elettronica mai invadente. Altre novità sono l'introduzione come guest
del figlio della coppia Rexanthony (compositore noto per lo più negli ambienti dance e techno più oltranzisti, ma che in questa registrazione si limiterà ad un bell'assolo di piano jazzato) e la presenza di un batterista in carne d'ossa (Jeac-Luc
Jabouille) a sostenere l'arrembaggio chitarristico di Bartoccetti, fautore
di un granitico riff alla sua maniera e di un pregevole
assolo. Il tutto costruito sulla base di una sceneggiatura vera e propria (un
procedere per simbologie misteriose) e condito dai sussurri "da
strega" della medium rumena Monika Tasnad, a rimarcare il carattere
esoterico dell'operazione. Un ritorno con i fiocchi che è solo il preludio ad
una delle “resurrezioni” artistiche più feconde del rock/metal degli ultimi
anni!
“Switch on Dark” (2006)
Appena
due anni dopo il ritorno sulle scene, gli Antonius Rex rilasciano quello che può
essere definito il loro capolavoro del nuovo millennio. Gli anni passano, ma la
penna di Magus Antonio non si inaridisce: "Switch on Dark",
del 2006, è l'erede diretto di un lavoro complesso e stratificato come era
stato "Praetarnatural". Esso si svilupperà con autorevolezza lungo i
binari di brani tortuosi ed imprevedibili, ma non si parla di mero riciclaggio, in quanto gli
Antonius Rex di oggi, pur coerenti con la loro visione artistica, suonano molto
diversi, arricchendo il loro sound con le sontuose orchestrazioni della
Norton. Bartoccetti, dal canto suo, si ritroverà a premere più spesso il
distorsore della sua chitarra, elargendo assolo imperdibili e riff martellanti come da tradizione. Il risultato è qualcosa di monumentale ed è il frutto dell'intrigante dialettica fra pause atmosferiche, eleganti passaggi prog ed oscure scudisciate doom-metal, con un comparto ritmico molto pronunciato,
vuoi a livello di braccia che pestano le pelli (il guest Florian
Gorman), vuoi a livello di discreti inserti di elettronica. L'ingresso in formazione del
figlio Rexhanthony porta linfa
vitale ed un approccio più modernista, utile all'operato della madre.
Ahimè, piangiamo solamente l’assenza della voce
di Bartoccetti (l’album è essenzialmente strumentale, salvo la title-track, che vede
una traccia vocale femminile, ed una serie di gridolini/sospiri, sempre
femminili, disseminati lungo le tracce a fare atmosfera). Ma nonostante questo, inalterato rimarrà il fascino misterico del tutto (anche qui verrà chiesto il contribuito
della medium Monika Tasnad), come se la musica degli Antonius Rex, nonostante
il trascorrere degli anni e le nuove vesti indossate, rimanesse nell’essenza un
enigma inafferrabile.
“Per Viam” (2009)
Nel 2009,
nemmeno tre anni dopo il ritorno in pompa magna con "Switch on Dark"
(che era stato il primo full-lenght dopo più di venticinque anni di
carriera), tornano gli Antonius Rex a dare continuità al loro
secondo cammino artistico. Lo fanno con un album diretto, concreto, fisico,
come a segnare una lieve cambio di rotta rispetto al recente passato. Se
"Switch on Dark" era stato il "Praeternatural" del nuovo
millennio, questo "Per Viam" è il nuovo "Neque Semper
Arcum Tendit Rex". Meno etereo, mistico, "praeternaturale" (per
usare le parole dello stesso autore), il nuovo parto discografico della
premiata ditta Bartoccetti/Norton/Rexanthony
suona più lineare e nel complesso vira verso i lidi di un goth-rock dai
suoni nitidi e potenti (da sottolineare la cura maniacale dei dettagli). Riff corpulenti, passaggi al limite
dell'industrial, organi possenti e il solito pizzico di elettronica a rendere
il tutto più fresco. Ma la vera buona notizia è il ritorno della voce di
Bartoccetti che riacquista il ruolo da protagonista in ben due pezzi: nella bellissima
"The Woman of the King", ballata folkeggiante nella
prima metà, coinvolgente cavalcata prog nella seconda; e la suggestiva "Antonius
Rex Prophecy", desolante escursione pianistica animata dalle visioni
apocalittiche del defunto Charles Tiring (una profezia formulata nel 1948).
Gradita sorpresa è il rifacimento di "U.F.D.E.M." (da
"Tardo Pede...") che a questo giro veste una solida corazza sabbathiana
(come sostiene l'autore: una canzone che "se fosse stata presentata a Sanremo,
avrebbe vinto dieci anni di fila...ma noi queste cazzate non le facciamo…").
Dunque a quarant'anni tondi tondi dall'inizio della sua avventura artistica,
Antonio Bartoccetti è ancora in grado di stupire e di ammaliare con la sua arte
profondamente ispirata e confezionata con grande professionalità.
“Pre
Viam” (2011)
Sorpresa
delle sorprese, nel 2011 Antonio Bartoccetti decide di riesumare
l'antico progetto Jacula, che gestirà in tandem con il figlio Rexanthony,
oramai rodato ed autonomo per sostituire in toto la madre. In verità la
continuità con le sonorità promosse in seno agli Antonius Rex, intuibile fin
dal titolo (che richiama "Per Viam"), è evidente e non è chiaro il
motivo per cui si sia sentita la necessità di mutare ragione sociale e
scoperchiare una cripta rimasta chiusa per quarant'anni! Rispetto agli Antonius
Rex, i Jacula suonano più oscuri e meno progressivi, ma il fascino dei vecchi
album non viene ahimè resuscitato: cosicché questo "Pre Viam" suona
come la riedizione in 3D di un vecchia e fascinosa pellicola in bianco e nero.
Ma come ogni lavoro curato da Bartoccetti, il prodotto è di buona fattura e
merita di essere ascoltato: sei tracce strumentali (salvo i vari interventi di
voce femminile, come già visto nella produzione degli Antonius Rex), dove la
formula originaria non viene stravolta, fra consistenti meditazioni atmosferiche, umori
cimiteriali ed un uso discreto di chitarre acustiche che spesso vanno a duettare
con il piano del virtuoso Rexanthony. Da parte sua, il tocco modernista del figlio di
Bartoccetti è oramai un marchio della casa e, come al solito, professionalità e
cura negli arrangiamenti sono ai massimi livelli. Certo, fa effetto sentire i
Jacula alle prese con pattern elettronici e chitarre che vi corrono
sopra come treni (travolgente la traccia d’apertura “Jacula is Back”,
auto-celebrativa fin dal titolo!), ma queste
sono sottigliezze che cogliamo solo noi, inguaribili affezionati all’arcaico e
polveroso suono dei primi due album dei Jacula. Perché a conti fatti, il Magister
nemmeno a questo giro delude, ma anzi colpisce duro con uno dei suoi lavori più
oscuri di sempre: da brividi la conclusiva "Possaction" che
contiene la registrazione originale di un esorcismo (con tanto di grida da
"posseduta" di tale Sandra B., suicidatasi nel 2010), a dimostrare
che quando il gioco si fa duro, i veri duri iniziano a giocare.
“Hystero
Demonopathy” (2012)
12.12.2012:
esce quello che ad oggi rimane l'ultimo album rilasciato dagli Antonius Rex.
"Hystero Demonopathy” è un concept dedicato all'universo
femminile ed è volto a rileggere le patologie che in passato hanno afflitto
principalmente le appartenenti al gentil sesso in termini di possessione.
Le coordinate sono quelle tipiche dei “nuovi” Antonius Rex, oramai ridottosi a
duo, con Bartoccetti assistito dal figlio che non fa rimpiangere la madre. Il "goth-progressive" della band si tinge per l'occasione di umori inquisitori e si fa più ruvido, aspro, spigoloso, ma anche sensuale e romantico. Se oramai musicalmente non
si hanno più sorprese, la nuova opera degli Antonius Rex si fa piacere per i
contenuti, essendo essa densa di soluzioni e guizzi di genio. Con in mezzo due
tracce (le ottime “Disincantation” e “The Fatal Letter”) marchiate
dall'inconfondibile recitato di Bartoccetti, che ci offre forse le sue liriche
più belle ed intense di sempre (a scapito dei titoli in inglese, la lingua prediletta dal Nostro rimane
l’italiano). La chiosa spetta ad un brano già edito, la "Possaction"
di "Pre Viam" (in una versione leggermente diversa), che si sposa
perfettamente con le tematiche affrontate. Non il lavoro più innovativo di
Bartoccetti, ma, a parere di chi scrive, fra i più belli mai proposti dal
musicista marchigiano, che, con una carriera più che quarantennale sulle
spalle, continua a stupirci con lavori di una freschezza incredibile...
E ricordatevi sempre:
“Infinitesimi
di secondo disegnano fatalmente l’esistenza dei comuni mortali.”
Playlist
essenziale
1) “Magister Dixit”, “Triumphatus Sad”, “In Cauda Semper
Stat Venenum” (Jacula, “In Cauda Sempre Stat Venenum” – 1969)
2) “U.F.D.E.M”, “Praesentia Domini” (Jacula, “Tardo Pede in
Magiam Versus” – 1972)
3) “Neque Semper Arcum”, “Devil Letter”, “Aquila Non
Capit Muscas” (Antonius Rex, “Neque Semper Arcum Tendit Rex” – 1974)
4)
“Gloriae Manus”, “Jacula the Witch”, “Missanigra” (Antonius
Rex, “Anno Demoni” – 1979)
5)
“Halloween”, “Praeternatural”, “Capturing Universe”
(Antonius Rex, “Praeternatural” – 1980)
6) “Magic Ritual” (Antonius Rex, “Magic Ritual” – 2004)
7)
“Perpetual Adoration”, “Switch on Dark” (Antonius Rex,
“Switch on Dark” – 2006)
8)
“Woman of the King”, “Antonius Rex Prophecy” (Antonius
Rex, “Per Viam” – 2009)
9)
“Jacula is Back”, “Possaction” (Jacula, “Pre Viam” – 2011)
10) “Hystero Demonopathy”, “Disincantation”, “The Fatal
Letter” (Antonius Rex, “Hystero Demonopathy” – 2012)