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19 giu 2016

MAI DIRE REUNION - X POSIZIONE - MERCYFUL FATE, IL GIURAMENTO ROTTO



I Mercyful Fate sono uno dei gruppi a cui mi sono avvicinato in una seconda fase della mia cultura metallica, dopo aver rotto il ghiaccio con altri nomi e dopo i primi acquisti di King Diamond. La mia diffidenza era legata al nome, innocuo. Per me, la genesi del nome “destino pietoso” si collega a quanto una voce demoniaca sentenzia roboante al termine di “A dangerous meeting”, e cioè “tu vivi solo il tempo che il destino ti ha dato in prestito!”. 
Un nome ironico, assolutamente stridente con le atmosfere inquietanti che sono riusciti a creare.

I Mercyful decisero di unire tematiche horror-occulte e in parte francamente sataniche a un approccio stilistico progressivo, adattato al metal, con ampio spazio ad un chitarrismo anch'esso ricco di sapori passati - questo almeno dopo i primi esordi più grezzi e minimali.

Nel loro evolversi la composizione progressiva divenne una sorta di narrazione musicale, che procedeva per momenti, per passaggi, per movimenti, accompagnando storie di fantasmi, diavoli o dannazione.
I Mercyful si sciolgono presto, dopo due dischi (tolto "The Beginning"), e partoriscono il King Diamond solista, che ne è la naturale prosecuzione. Lo stile di King varia da dischi con brani più immediati, basati su melodie vocali ricorrenti, a dischi con brani meno lineari, più recitati, operistici. King produce concept su storie da lui stesso inventate, addirittura due capitoli della stessa storia di un se stesso bambino che se la deve vedere con nonna indemoniata che gli uccide la sorellina e ci prova anche con la madre, e uno psichiatra sadico che lo cura per potersi fare la madre.

La ragione della prima fine del gruppo sembrerebbe la volontà di Shermann di suonare hard rock commerciale. La maggioranza dei Mercyful non perdona chi vorrebbe tradire il loro nome, e fuggono in massa aggrappati a King Diamond, lasciando Sherman al suo destino. Così è proprio alla lettera, visto che Sherman fonderà i Fate. Gradualmente poi Kind Diamond suonerà con altri musicisti, dimostrando di saperli scegliere molto bene.

Nel 1992, poco prima che esca il nuovo Mercyful Fate, esce un dischetto di inediti e versioni alternative risalenti a 10 anni prima. Un disco buttato lì, con una line-up che include un convitato di pietra (il batterista è accreditato come “???”), e uno stile tra demo e debutto ufficiale. Un segno non ottimo, perché è un'operazione di svuotamento di cantina, che aggiunge materiale utile al completamento della storia del vecchio gruppo, più che chiarire il nuovo corso. Le aspettative quindi si accendono ma sono pericolosamente orientate verso la ripresa rigida del vecchio corso, cosa assolutamente impossibile visto che gli elementi crismici di quello stile King se li è portati dietro.
Il progetto inizia inevitabilmente come un progetto collaterale di Kind Diamond. Nel tempo libero, Kind Diamond si dedica ad un progetto che porta avanti le sue origini, un non-senso che infatti è il seme della fine.

L'unica trovata veramente potente sarebbe riesumare lo stile e le sonorità anni '80, ma con una vena compositiva che dovrebbe essere doppiamente convincente, per non rendere l'operazione insipida. Attendersi questo da uno che voleva trasformare i Mercyful Fate nei Van Halen è pura follia.
Ma il punto è un altro, metafisico: non si intitola un disco “Non rompere il giuramento” per poi farlo, per cui sulla sigla Mercyful Fate non può che gravare una maledizione irrecuperabile da lì in poi.

L'inizio del nuovo corso (In the shadows) va benino, anche se è praticamente un disco non-concept di King Diamond, effettivamente con uno stile che aderisce abbastanza ai vecchi Mercyful, se non per la minore aggressività e la maggiore teatralità (meno demoni e più fantasmi) che caratterizza da sempre il King solista rispetto alla sua matrice precedente. La ricezione da parte dell'ambiente è minima, perché i Mercfyul si riaffacciano nel panorama del metal classico quando questo è agonizzante. Dal punto di vista lirico è un disco rassegna, che mette insieme i misteri dell'antico Egitto, streghe, cavalieri senza testa, alberi maledetti, vampiri, e la mascotte Melissa.

I dischi che seguono non mantengono le promesse. Buoni o meno che si giudichino, somigliano sempre di più a dei dischi di King Diamond, a volte senza una storia a far da collante. Disco dopo disco, il mordente si perde, la forma è quella della canzone più semplice, King Diamond è incastrato in ritmiche che ne mortificano la versatilità vocale e accentuano la necessità di usare gli acuti per attirare l'attenzione sui ritornelli. A tratti suona come un pappagallo a cui abbiano puntato una pistola alla testa. Perdono per strana Timi Hansen. Arriva Into the unknown e Denner se ne va: non gli diamo torno, in quel disco quando sembra che debba finalmente prender corpo il pezzo, ci si accorge che è finito, era tutto lì. Gli interventi solistici, che un tempo diventavano parte integrante del brano, e erano imprevedibili, ora sono telefonati. Shermann colpisce ancora? Può darsi, comunque King e Shermann rimangono lì a guardarsi, come a dirsi: abbiamo riformato i Mercfyul Fate per rimanere io e te, cioè esattamente l'anello in cui avvenne lo iato all'epoca...mah. Porterà bene? King interroga gente di sua fiducia in una seduta spiritica di quelle che sa fare lui, e porta a casa un enigmatico oracolo, “Dead Again”. Ma chi si vuole illudere non capisce più neanche la schiettezza degli spiriti, e così quell'inequivocabile messaggio che consigliava di lasciar perdere una seconda volta è ribaltato: i due decidono di insistere addirittura rispolverando le immagini di "Don't Break the oath", e di dare al disco il titolo del responso spiritico. Poco dopo profanano ancora il demone di “Dont' break” con una copertina dal sapore digitale. Basta, è troppo, probabilmente a questo punto dall'aldilà arrivano minacce pesanti e offese alla mamma, e King decreta l"'ibernazione” dei Mercyful, interrompendo così uno stadio terminale.


Peccato, comunque, perché Shermann era rinsavito, e insieme a Denner mette su un progetto di metal classico con Snowy Shaw (ex KD). E come è questo progetto? Mah, come dicono i Nomadi del motorino che comprarono quando ebbero qualche soldo “ a gas, celeste, usato e anche arrugginito... e soprattutto ormai, fuori dal mito”.

A cura del Dottore