I Mercyful Fate sono uno dei gruppi a cui mi sono avvicinato in una seconda fase della mia cultura metallica, dopo aver rotto il ghiaccio con altri nomi e dopo i primi acquisti di King Diamond. La mia diffidenza era legata al nome, innocuo. Per me, la genesi del nome “destino pietoso” si collega a quanto una voce demoniaca sentenzia roboante al termine di “A dangerous meeting”, e cioè “tu vivi solo il tempo che il destino ti ha dato in prestito!”.
I Mercyful decisero di
unire tematiche horror-occulte e in parte francamente sataniche a un
approccio stilistico progressivo, adattato al metal, con ampio spazio
ad un chitarrismo anch'esso ricco di sapori passati - questo almeno
dopo i primi esordi più grezzi e minimali.
Nel loro evolversi la
composizione progressiva divenne una sorta di narrazione musicale,
che procedeva per momenti, per passaggi, per movimenti, accompagnando
storie di fantasmi, diavoli o dannazione.
I Mercyful si sciolgono
presto, dopo due dischi (tolto "The Beginning"), e partoriscono il King Diamond solista, che ne è la naturale prosecuzione. Lo stile di King
varia da dischi con brani più immediati, basati su melodie vocali
ricorrenti, a dischi con brani meno lineari, più recitati,
operistici. King produce concept su storie da lui stesso inventate,
addirittura due capitoli della stessa storia di un se stesso bambino
che se la deve vedere con nonna indemoniata che gli uccide la
sorellina e ci prova anche con la madre, e uno psichiatra sadico che
lo cura per potersi fare la madre.
La ragione della prima
fine del gruppo sembrerebbe la volontà di Shermann di suonare hard
rock commerciale. La maggioranza dei Mercyful non perdona chi
vorrebbe tradire il loro nome, e fuggono in massa aggrappati a King
Diamond, lasciando Sherman al suo destino. Così è proprio alla
lettera, visto che Sherman fonderà i Fate. Gradualmente poi Kind
Diamond suonerà con altri musicisti, dimostrando di saperli
scegliere molto bene.
Nel 1992, poco prima che
esca il nuovo Mercyful Fate, esce un dischetto di inediti e versioni
alternative risalenti a 10 anni prima. Un disco buttato lì, con una
line-up che include un convitato di pietra (il batterista è
accreditato come “???”), e uno stile tra demo e debutto
ufficiale. Un segno non ottimo, perché è un'operazione di
svuotamento di cantina, che aggiunge materiale utile al completamento
della storia del vecchio gruppo, più che chiarire il nuovo corso. Le
aspettative quindi si accendono ma sono pericolosamente orientate
verso la ripresa rigida del vecchio corso, cosa assolutamente
impossibile visto che gli elementi crismici di quello stile King se
li è portati dietro.
Il progetto inizia inevitabilmente come un progetto collaterale di Kind Diamond. Nel tempo libero, Kind Diamond si dedica ad un progetto che porta avanti le sue origini, un non-senso che infatti è il seme della fine.
Il progetto inizia inevitabilmente come un progetto collaterale di Kind Diamond. Nel tempo libero, Kind Diamond si dedica ad un progetto che porta avanti le sue origini, un non-senso che infatti è il seme della fine.
L'unica trovata veramente
potente sarebbe riesumare lo stile e le sonorità anni '80, ma con una
vena compositiva che dovrebbe essere doppiamente convincente, per non
rendere l'operazione insipida. Attendersi questo da uno che voleva
trasformare i Mercyful Fate nei Van Halen è pura follia.
Ma il punto è un altro,
metafisico: non si intitola un disco “Non rompere il giuramento”
per poi farlo, per cui sulla sigla Mercyful Fate non può che gravare
una maledizione irrecuperabile da lì in poi.
L'inizio del nuovo corso
(In the shadows) va benino, anche se è praticamente un disco
non-concept di King Diamond, effettivamente con uno stile che
aderisce abbastanza ai vecchi Mercyful, se non per la minore
aggressività e la maggiore teatralità (meno demoni e più fantasmi)
che caratterizza da sempre il King solista rispetto alla sua matrice
precedente. La ricezione da parte dell'ambiente è minima, perché i
Mercfyul si riaffacciano nel panorama del metal classico quando
questo è agonizzante. Dal punto di vista lirico è un disco
rassegna, che mette insieme i misteri dell'antico Egitto,
streghe, cavalieri senza testa, alberi maledetti, vampiri, e la
mascotte Melissa.
I dischi che seguono non
mantengono le promesse. Buoni o meno che si giudichino, somigliano
sempre di più a dei dischi di King Diamond, a volte senza una storia
a far da collante. Disco dopo disco, il mordente si perde, la forma è
quella della canzone più semplice, King Diamond è incastrato in
ritmiche che ne mortificano la versatilità vocale e accentuano la
necessità di usare gli acuti per attirare l'attenzione sui
ritornelli. A tratti suona come un pappagallo a cui abbiano puntato
una pistola alla testa. Perdono per strana Timi Hansen. Arriva Into
the unknown e Denner se ne va: non gli diamo torno, in quel disco
quando sembra che debba finalmente prender corpo il pezzo, ci si
accorge che è finito, era tutto lì. Gli interventi solistici, che
un tempo diventavano parte integrante del brano, e erano
imprevedibili, ora sono telefonati. Shermann colpisce ancora? Può
darsi, comunque King e Shermann rimangono lì a guardarsi, come a
dirsi: abbiamo riformato i Mercfyul Fate per rimanere io e te, cioè
esattamente l'anello in cui avvenne lo iato all'epoca...mah. Porterà
bene? King interroga gente di sua fiducia in una seduta spiritica di
quelle che sa fare lui, e porta a casa un enigmatico oracolo, “Dead
Again”. Ma chi si vuole illudere non capisce più neanche la
schiettezza degli spiriti, e così quell'inequivocabile messaggio che
consigliava di lasciar perdere una seconda volta è ribaltato: i due
decidono di insistere addirittura rispolverando le immagini di "Don't
Break the oath", e di dare al disco il titolo del responso spiritico.
Poco dopo profanano ancora il demone di “Dont' break” con una
copertina dal sapore digitale. Basta, è troppo, probabilmente a
questo punto dall'aldilà arrivano minacce pesanti e offese alla
mamma, e King decreta l"'ibernazione” dei Mercyful, interrompendo
così uno stadio terminale.
Peccato, comunque, perché
Shermann era rinsavito, e insieme a Denner mette su un progetto di
metal classico con Snowy Shaw (ex KD). E come è questo progetto?
Mah, come dicono i Nomadi del motorino che comprarono quando ebbero
qualche soldo “ a gas, celeste, usato e anche arrugginito... e
soprattutto ormai, fuori dal mito”.
A cura del Dottore