"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

26 set 2016

I MAYHEM. LA FALSA VITA DOPO LA VERA MORTE.



Perché esista la storia del black metal evidentemente i Mayhem devono esistere. E' un assioma della geometria universalmente accettata del black, che ci sentiamo però quantomeno di mettere alla prova.
I Mayhem sono annoverati tra i cosiddetti gruppi seminali, detti anche spermatici.
Trattasi di gruppi che depongono il seme di ciò che si svilupperà in seguito, e che però non durano a lungo, magari neanche sono riconosciuti subito in questa loro funzione, o forse neanche sono mai esistiti. Non è neanche detto che alla fine la loro produzione sia memorabile, se considerata nella quantità o nell'attualità, anche perché possono essere state meteore. I “seminali” sono anche in genere grezzi, ruvidi, primordiali.

I Mayhem nascono morti. Come è risaputo “il” disco dei Mayhem per eccellenza, "De Mysteriis Dom Sathanas", il primo album maggiore, vede la luce dopo la morte di Euronymous per mano di Varg Vikernes, entrambi membri dei Mayhem almeno per quel disco. La continuità tra il primo EP "Deathcrush" e questo è quindi minima, sia come formazione (solo Euronymous) che per l'impronta stilistica black, presente in entrambi ma in maniera decisamente diversa.
Sulle linee di basso di "De Mysteriis..." si va poi oltre la morte, e si approda nel mistero più assoluto, poiché non si è ancora chiarito se le tracce di basso siano quelle originali di Vikernes, che la famiglia di Euronymous chiese di sostituire per rispetto, o quelle originali (anche se non più accreditate a Vikernes). In pratica non si sa chi cazzo suoni il basso su quel disco.
I primi due dischi dal vivo hanno la voce e la chitarra di gente morta.

Forse questo intendeva un altro personaggio del black, Jon Nodtveidt (Dissection/Ophthalamia), quando lasciò come suo testamento il messaggio: "Sto cercando di innescare il seme anticosmico nell'inconscio di chi ascolta per creare nuovi buchi neri nell'anima globale e nella psiche degli uomini".

Quale miglior sintesi del resto del principio artistico del black, se non “seme anticosmico”. Non che a suggellare concretamente il valore artistico di un gruppo debbano esserci fatti di sangue, questo è il taglio “militante” discutibile che hanno dato gli Scandinavi. Il seme consiste nella vita come “incidente” di percorso, che si genera come fosse un virus all'interno della morte, un principio di caos nell'ordine della morte. La vita è sporca di morte. Al contrario del death, in cui la morte riporta l'ordine nel caos della vita, ed è la morte ad essere sanguinolenta, umida, in decomposizione. La morte del death è secca.

Alla fiera dell'Est, per due soldi, mio padre un disco con Dead suicida in copertina comprò
e venne Necrobutcher che ci rimase male per la foto di Dead in copertina
e venne Euronymous che mandò via Necrobutcher
e venne il Conte Grishnack che uccise Euronymous
e venne Blackthorne che accompagnò in auto il Conte quando uccise Euronymous
e su tutti Hellhammer che sciolse i Mayhem e senza Dead, senza Euronymous, senza Necrobutcher, senza Grishnack, pubblicò il disco che mio padre al mercato comprò.

I Mayhem non ci sono. Un albero che nasce con una radice che ne strozza un'altra, due morte e una sola a sostenere l'intero fusto, i cui rami cresceranno e daranno frutti e semi prima che l'intero albero muoia. La vita dei Mayhem si svolge quindi in un luogo metafisico compreso tra la vita e la morte. Per ciò stesso non può iniziare, perché inizia dopo la sua stessa fine; e non può finire, perché già morta. Mayhem è un'icona senza volto, una sigla esoterica di cui chiunque si può appropriare per rappresentare il “mistero” del black metal. Per mistero si intende un motivo occulto, un enigma non risolvibile, un gioco logico che però fonda una fede.

Il black metal si spiega con i Mayhem, in tutte le sue componenti future e da venire, mentre invece i Mayhem in sé sono come il santo Graal, non esistono. Valgono più come seme del black che come progetto musicale realmente svolto.

Tanto è vero che adesso sono definibili come uno dei gruppi di Hellhammer, che è come dire una delle donne che si è trombato Lemmy, insomma niente di così raro ed esclusivo. Certo, il drumming di Hellhammer è un marchio di fabbrica, somiglia al suono degli schiaffi a ripetizione di Terence Hill nelle sequenze accelerate.
I Mayhem sono i pezzetti della teca cranica di Dead, che la leggenda vuole siano stati distribuiti tra alcuni dei gruppi che animeranno la nascente scena Black. Così come la verità evangelica, non esiste più né la fonte originaria, né coloro che la comunicarono al mondo. Morto Dead come Cristo, e morto anche l'Evangelista unico Euronymous, che seminò la “buona novella” di Dead suicida, nella forma dei pezzetti del suo cranio, a chi era pronto a raccoglierne l'eredità.

I Mayhem rappresentano il black soltanto finché non esistono. Quando cominciano ad esistere come gruppo black sotto la guida di Hellhammer rimasto solo, in realtà già non esistono più, e se mai assorbono le tendenze anziché crearle.

Consideriamo qui il percorso post-Euronymous. Arriva il grande giorno, i Mayhem sono pronti con una formazione rappresentativa, se non della produzione in studio, almeno della storia (che comprende ben 16 formazioni diverse), ma la montagna partorisce un topolino, un ep ("Wolf's lair abyss"), che è una conferma fasulla (con Maniac tra voce Attiloide e voce Deadiforme), poiché di lì a breve i Mayhem cambieranno registro.

"A Grand Declaration of War", titolo altisonante, crea aspettative paragonabili solo a quelle di "Black Metal" dei Venom, e fa cilecca un po' come "At war with Satan". A parte l'ottima copertina con il martirio della colomba bianca, il resto è un po' banale (a cominciare dai testi), un po' in ritardo. Il disco è del 2000; per dare due coordinate nel 1999 già i Satyricon pubblicano "Rebel Extravaganza". Stavolta Maniac ha una voce Satyriana, sarà un caso.

Piove sul bagnato con "Chimera". Momenti discreti quando la sezione ritmica procede al galoppo col paraocchi.

"Ordo ad Chao". Titolo programmatico, distorsione del motto esoterico “dal caos l'ordine”, qui invece è “dall'ordine verso il caos”. Non si toccano picchi di gran caos, piuttosto confusione. Il caos è la confusione “tesa” verso il suo centro, un punto cieco che risucchia, un buco nero.
"Ordo ad Chao" somiglia a quando sono in ambulatorio e ad un certo punto mi alzo dicendo “Scusi, controllo un attimo, mi pare che sia arrivato qualcuno, lo faccio accomodare e torno”. Rumori fuori dalla porta che ad un certo punto ti distraggono, Attila che ti aspetta fuori dall'ambulatorio. Lo fai sedere in sala d'attesa e finisci la visita.

I Mayhem di ora sono un po' come la favola degli abiti nuovi del Granduca. Sembra che tutti abbiano timore di essere considerati stupidi a dire che non ci trovano granché. Quindi recensioni in cui si allude al genio dei grandi maestri e padri fondatori etc. Salvo poi leggere, ad ogni recensione dell'ultimo disco, l'ammissione che il disco precedente era “un mezzo passo falso”.
Allora chiariamo due cose: i padri fondatori, per vostra informazione, sono morti. Hellhammer ha fatto altrove cose più interessanti. Il rantolo di Attila brilla solo sullo sfondo di un buco nero.

A cura del Dottore