Non tutti i ritorni al passato sono da buttare. Noi ci accaniamo ovviamente di più contro le reunion o i revival metal perché ci stanno più a cuore. E ci accaniamo anche contro chi vuole rimanere insieme a tutti i costi, in nome dei vecchi tempi, calpestati talmente tanto tempo fa che magari nessuno ci fa più caso.
Dice un proverbio: meglio
un bel processo che un bel funerale. Invece nel metal, più che
altrove, vale che è meglio un bel divorzio che un brutto matrimonio.
Costringere i fans a processarti ad ogni uscita, solo perché non
tocchi più livelli di interesse, o perché non puoi cancellare
arroganti voltafaccia, è una condanna non solo per il gruppo, se gli
è rimasta una coscienza, ma anche per il pubblico.
Ma come si fa a decidere se un gruppo “c'è” ancora. Secondo me la reunion è una prova del nove, così come il ritorno alle origini. Due si reincontrano, e nel vero amore la scintilla scocca e la brace è subito pronta a riprender fuoco. Il ritorno di Dickinson nei Maiden, per esempio, è una prova “o la va o la spacca”, perché è una carta irripetibile e rivelatrice. La contentezza non è soltanto nel sapere che ancora i Maiden funzionano, ma nell'aver saputo che in fondo c'erano sempre stati, nonostante qualche basso di troppo nei penultimi lavori.
Ma come si fa a decidere se un gruppo “c'è” ancora. Secondo me la reunion è una prova del nove, così come il ritorno alle origini. Due si reincontrano, e nel vero amore la scintilla scocca e la brace è subito pronta a riprender fuoco. Il ritorno di Dickinson nei Maiden, per esempio, è una prova “o la va o la spacca”, perché è una carta irripetibile e rivelatrice. La contentezza non è soltanto nel sapere che ancora i Maiden funzionano, ma nell'aver saputo che in fondo c'erano sempre stati, nonostante qualche basso di troppo nei penultimi lavori.
Quando il ritorno invece fa cilecca, si ritorna al
discorso di cui sopra. Due che ritornano insieme nonostante ormai
fosse chiaro che le cose erano finite, odore di naftalina su un
cadavere. Ma, soprattutto, la conferma che il gruppo ormai da tempo
“non c'era”.
Perché nel metal più
che altrove? Perché il metal, per sua natura, è una musica non
rassicurante. Come dice Ozzy: se sparisse la rabbia, finirebbe il
metal. Questa componente dinamica, dirompente, inelegante, maestosa è
il cuore pulsante di un disco metal. Le vecchie glorie che si
riuniscono semplicemente per suonare i vecchi brani, quindi, non
riusciranno mai a riprodurre qualcosa di convincente, se non c'è
continuità nella vena.
Vedo vicino a casa mia i manifesti dei Pooh, in gran spolvero e con una formazione ricomposta, Fogli-Battaglia-Facchinetti-D'Orazio-Canzian. Per i Pooh non vale lo stesso che per il metal. Un gruppo che assume il nome di un orsacchiotto ha come scopo quello di rassicurare. Potranno riunirsi quante volte vogliono, la loro musica è riproponibile oggettivamente, evoca un'emozione che è ricomponibile. Questo fa la forza del canzoniere di gran parte della musica pop, che si può cantare intorno al fuoco con una chitarra, perché la magia riesce ogni volta, ha una componente oggettiva molto spiccata. Come una formula chimica. Essere rassicuranti non è una dote che cambia con l'età, è come il vino invecchiato: migliora, si consolida, si arricchisce addirittura.
Vedo vicino a casa mia i manifesti dei Pooh, in gran spolvero e con una formazione ricomposta, Fogli-Battaglia-Facchinetti-D'Orazio-Canzian. Per i Pooh non vale lo stesso che per il metal. Un gruppo che assume il nome di un orsacchiotto ha come scopo quello di rassicurare. Potranno riunirsi quante volte vogliono, la loro musica è riproponibile oggettivamente, evoca un'emozione che è ricomponibile. Questo fa la forza del canzoniere di gran parte della musica pop, che si può cantare intorno al fuoco con una chitarra, perché la magia riesce ogni volta, ha una componente oggettiva molto spiccata. Come una formula chimica. Essere rassicuranti non è una dote che cambia con l'età, è come il vino invecchiato: migliora, si consolida, si arricchisce addirittura.
Se invece dentro la
musica c'è inquietudine, il tempo l'ammazza, perché la rabbia,
l'ingenuità e la cecità che te la facevano interpretare con un
piglio acritico, arrogante, totalizzante, non funzionano più.
Cimentarsi con la riproduzione della rabbia è difficilissimo. Questa
è anche la ragione per cui il 99,99% delle cover metal fanno cacare.
E' difficilissimo riprodurre la rabbia di qualcun altro, mentre
invece Vasco canta “Generale” ed è un successo, la Mannoia canta "Sally" di Vasco e funziona alla grande. Sono canzoni di
riconciliazione, oggettive.
Nel riproporre invece i
brani metal, le cover-band hanno un atteggiamento filologico: si deve
riprodurre possibilmente ogni dettaglio, impressionisticamente,
perché non si sa dove di preciso possa risiedere l'anima del brano.
Anche lo spirito della
reunion, se suoni musica rassicurante, è automatico. La reunion
funziona sempre. Avevamo litigato? Ma quando mai? Basta rivedere
tutto il gruppo in una bella foto collettiva e la magia ritorna.
Anzi, cristianamente parlando, ogni esibizione è una
riconciliazione, questo è lo spirito della musica rassicurante. I
Pooh ci sono sempre, come Dio, se li cerchi e li invochi. Ad ogni tua
preghiera si riuniranno per rassicurarti.
Tutto questo preambolo
per arrivare a toccare il tasto dolente dei Metallica. Da anni ormai
costringono i fans a giudicare i loro lavori, tra lo sdegno e la
tristezza infinita, forse peggiore, dei ritorni alle origini. Ben due
testate metal, Classix e RockHard, parlano dei Metallica per
celebrare il trentennale di Master of Puppets (snobbando invece il
ventennale di Load), e rileggere insieme la prima gloriosa
produzione. La coerenza della svolta “ritorno alle origini” dei
Metallica, va detto, c'è, e probabilmente sono le vendite. Per le
vendite si compì la svolta verso il thrash sobrio e semplificato
del Black Album, e quello che seguì. A vent'anni da "Load" forse
anche i fans più affezionati della vecchia ora cominciano a
realizzare, svegliandosi da un torpore biblico, che "Load" non era un
incubo, ma è una realtà ventennale. I nuovi fans non possono essere
fidelizzati a uno stile che pesca qua e là dalle tendenze rock, e
allora si tenta la carta Pooh, la riconciliazione con le origini.
Peccato che "Kill 'em all" non fosse un disco rassicurante, e che quel
piglio adolescenziale desse già filo da torcere, per la sua
irripetibilità, al James Hetfield di inizio anni '90. Già allora
diceva che i testi di "Kill em all", rivisti a freddo, erano
imbarazzanti (mentre Lars pontificava sulla necessità di allargare
il pubblico in una visione a 360 gradi del rock etc etc).
"Hardwired to
Self-Destruct", dicevamo... Inizio anni 90, alla Black Album, al
minuto 1.32 siamo già al secondo ritornello. Verrebbe in mente "Damage Inc.", ma è proprio questo il punto, non doveva venire in
mente, perché a questo punto il paragone è insostenibile. Una
canzoncina leggera leggera, già sentita, ma soprattutto non sentita.
Una foto che un tempo sarebbe andata nel booklet interno campeggia in
copertina, e invece di essere autoironica deve essere seria. Un testo
simile a quelli che Hetfield considerava imbarazzanti... e infatti
sembra imbarazzato nel video, per quel che si intravede nella
penombra che lo domina. L'unica cosa che taglia è il logo con i
fulmini, che rivediamo con piacere dopo anni di ostracismo. Il resto
è smusso.
E così, mentre i Pooh
hanno ben ragione di cantare “Chi fermerà la musica?! L'aria
diventa elettrica!”...qui dopo pochi minuti l'aria non è
diventata elettrica per niente. E la musica si è fermata da sola...
A cura del Dottore