Cosa rendeva gli Anthrax un riferimento del thrash? La prima caratteristica era la voce pulita, abbinata al thrash, si intende. Limpida. All'epoca non era un'abbinamento scontato, perché già da subito all'aumento della carica aggressiva del thrash corrispondeva un inasprimento della voce, da un disco all'altro e anche all'interno di uno stesso brano. Invece, Belladonna teneva la nota senza sporcare il timbro anche al culmine del ritornello, o su ritmi spinti.
Il secondo connotato
degli Anthrax era il mosh, un ritmo tribale sostenuto da giri di
basso bello vibrante, che si prestava molto bene al coinvolgimento
del pubblico dal vivo. Questo secondo elemento si sposava poi con
l'aspetto degli Anthrax, stradaiolo e festaiolo, abbigliamento affine
a quello dell'hip-hop o dell'hardcore, certamente diverso dalla
divisa metal fatta di borchie, pelle e espressioni truci o tronfie.
Negli stessi anni quel tipo di aspetto lo aveva anche un altro gruppo
di punta, i Suicidal Tendencies. Pantaloncini corti, cavalli bassi,
bandana, catenelle ciondolanti, skateboard. Roba veramente irritante.
Stiamo già parlando
dell'era Belladonna senza aver cagato Neil Turbin, primo cantante, ma
il primo capitolo degli Anthrax era un esordio metal ancora
stilisticamente indeciso. Tra l'altro una delle copertine più tirate
via dell'epoca e la consueta cover di gruppi rock (negli anni '80
c'era questa moda ai limiti del disturbo mentale di mettere una cover
-pietosa- in ogni disco). Il suddetto disco in cui Turbin partiva con
acuti tipo antifurto fece parte di una collana di fondi di magazzino
spacciata in edicola a prezzi popolari con un titolo truffaldino tipo
“il meglio del metal”. Turbin non fece poi molto, mentre invece
gesta di maggior rilievo furono compiute da Dan Lilker (Nuclear
Assault, Brutal Truth etc.), in quell'esordio al basso.
La formazione degli
Anthrax partorì un trittico da urlo, intercalato da un mezzo passo
falso ("State of Euphoria"), il cui brano di spicco fu la cover, il che
è tutto dire. Dopo di che, come inspiegabilmente fecero tutti i
grandi gruppi thrash di quell'epoca, decisero di prendersi a
martellate sulle palle, sfasciando tutto. Festa finita.
Gli Anthrax avevano un asso nella manica, perché mentre tutti i gruppi thrash si trovarono tra i due fuochi della monotonia e dello sputtanamento commerciale, gli Anthrax avevano già troieggiato con il mondo del rap, e tentarono quella fusione. Avevano messo le mani avanti con una cover in “Persistence of Time”, e cioè “Got the time”: anche in questo caso il pezzo di maggior fortuna del disco, anche se stilisticamente è un corpo estraneo.
Gli Anthrax avevano un asso nella manica, perché mentre tutti i gruppi thrash si trovarono tra i due fuochi della monotonia e dello sputtanamento commerciale, gli Anthrax avevano già troieggiato con il mondo del rap, e tentarono quella fusione. Avevano messo le mani avanti con una cover in “Persistence of Time”, e cioè “Got the time”: anche in questo caso il pezzo di maggior fortuna del disco, anche se stilisticamente è un corpo estraneo.
Ma insomma gli Anthrax,
in particolare Scott Ian, avevano nelle foto di quel periodo un
sorrisino supponente come di chi ti passa avanti quando si scorre in
doppia fila, come dire “è di qui che passa il futuro
amico...sveglia”. Poco dopo rimasero fermi col motore, tra gli
sberleffi di quelli che li riprendevano e li sorpassavano.
Gli Anthrax credettero di
aver svoltato con “Bring the noise” ("Attack of the killer B's") e
la collaborazione con i Public Enemy, ben accolti da un pubblico che
in realtà partiva dallo street rock e dal punk, pronto al grunge e
al nu-metal, che al massimo si spingeva -come metal vero e proprio -
fino ai Pantera. Il resto del pubblico se ne andò con Belladonna.
Quando i brani di punta di tuoi ultimi due dischi sono due cover, mi
porrei il problema di riaffermare, anziché glissare scegliendo
soluzioni di fusione. Come in tutte le evoluzioni, non è questione
di rigidità, ma di avere basi solide e di poterselo permettere.
L'atmosfera prima del
tentativo metal-hop era pesante, quella di inizio '90. Curioso come
nella pagina wikipedia si legga che l'album "Persistence of Time" era
il più “ironico”, perché è proprio il contrario: gli Anthrax
in quell'album suonano cupi, affrontano temi sociali e psicologici in
maniera “spessa”, i cori scanzonati si limitano appunto a "Got the
time".
Comunque, dopo quella
crisi mascherata da un effettivo exploit sperimentale, si continua a
perdere pezzi: Dan Spitz se ne va dopo la falsa partenza dei nuovi
Anthrax con John Bush alla voce. L'etichetta tanto per infondere
fiducia lancia un chiaro messaggio della serie “dai ragazzi, noi
crediamo in voi sempre e comunque”, e ristampa i vecchi dischi con
Belladonna. Son quei sottili segnali che la strada non è proprio
quella giusta, tra l'altro una mossa deleteria per l'immagine del
nuovo corso di fronte al pubblico.
John Bush era una scelta
interessante, un cantante dalla voce potente e muscolosa, da vecchio
fabbro epico. Per un contesto metal-rap o sperimentale invece non se
ne capiva la ragione.
Da lì in poi gli Anthrax seguono un percorso che li riporta su coordinate cartesiane più vicine allo stile precedente. Soprattutto, ad un certo punto si ricostituisce la formazione iniziale con tanto di Belladonna. Eppure la direzione stilistica è ancora incerta, e Bush il segno l'ha lasciato, tanto che alcuni brani sembrano virare verso uno stile power metal, o melodico, piuttosto che avere a che fare con il thrash, come appunto lo stile del gruppo-madre di Bush, gli Armored Saint.
Da lì in poi gli Anthrax seguono un percorso che li riporta su coordinate cartesiane più vicine allo stile precedente. Soprattutto, ad un certo punto si ricostituisce la formazione iniziale con tanto di Belladonna. Eppure la direzione stilistica è ancora incerta, e Bush il segno l'ha lasciato, tanto che alcuni brani sembrano virare verso uno stile power metal, o melodico, piuttosto che avere a che fare con il thrash, come appunto lo stile del gruppo-madre di Bush, gli Armored Saint.
Anche se i singoli dischi
della nuova era hanno qualche estimatore, nelle recensioni si deve
sempre assistere al solito triste discorso: disco discreto, anzi
ottimo in alcuni passaggi e poi, come se nulla fosse, in chiusura di
recensione leggi qualcosa tipo “lontano dai fasti di Among the
Living”, oppure “certo non paragonabile a pietre miliari tipo
Among the Living”. Ecco, mi sembrava...
Il fatto è che i dischi
con Bush potrebbero essere un interessante evoluzione degli Armored
Saint, che comunque sono meglio all'originale. Per quanto riguarda il
rap-metal, hanno fatto di meglio gli Slayer nel periodo "Diabolus in Musica", e senza neanche cambiare pelle. Il mosh è
ufficialmente disperso, mentre quel che si salva è il tentativo di
ricostruzione di Belladonna di quel binomio ad effetto “martellamento
su voce chiara” che aveva definito lo stile Anthrax ("Evil twin", per
esempio, nell'ultimo disco). Ma talmente stravolto è lo stile
Anthrax che a volte, Belladonna al microfono, pare invece di sentire
John Bush.
A questo punto sarebbe
necessario un golpe in casa Anthrax: passaggio del potere a
Belladonna e destituzione di Scott Ian e Benante, artefici di un
“menare il can per l'aia” che secondo me mascherava il solito
inconfessabile intento: piazzare un disco commerciale. E infatti
brani che “Breathing lightning” sono ancora un po' troppo
ammiccanti, mascarati e mollicci. Stanno al metal come il fioretto
sta al baseball.
La situazione somiglia a
quella di quando viaggi in treno e d'improvviso, dopo i primi
chilometri a razzo, il treno si ferma e non riparte: si è rotto il
locomotore. Allora accade che dalla stazione principale più vicina
deve partire un nuovo locomotore a culo indietro, agganciare il treno
rotto e portarlo avanti. Minimo due ore di ritardo. Lo stesso è
successo agli Anthrax: qualche lp di ritardo, e adesso il locomotore
Belladonna li ha riagganciati. Speriamo in bene, ma come si dice in
Toscana “non gli dì nulla, 'un abbia a fa' peggio”.
A cura del Dottore
(vedi il resto della classifica)
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