Ecco il disco estremo dell'anno! Nessun timore e indugio, il tritacarne metropolitano dei Napalm Death è tornato ed io mi ero dimenticato quanto potessero essere devastanti questi perversi vecchietti.
Quanto è bello invecchiare nel grindcore, invecchiare bene con i capelli lunghi o corti non importa, ma avere quello sguardo brutale fisso negli occhi e nella pelle. Lo sguardo di chi ha visto carneficine sotto il palco, di chi non ha neanche la forza di oscillare la testa perché i ritmi sono al fulmicotone, il cervello di chi si sveglia con perenne mal di testa e voglia di Estremo.
I Napalm Death hanno scaricato cassette di cibo marcio ai mercati generali della vita, hanno visto la società corrompersi sempre più e ne hanno cantato (?!) la putrefazione.
Ho perso di vista il loro cammino dagli anni d'oro e, pur attirando la mia attenzione, non ho dato ascolto o peso ai precedenti "Utilitarian" ecc... Invece questo disco dalla copertina al titolo, non chiedetemi perché, mi ha subito stregato. Embury e Greenway sono ritornati per ricordarci cosa significa ribellarsi alla schiavitù, vivere nelle periferie, mangiare nella polvere o picchiarsi a sangue per disperazione, sopratutto sono tornati per dare a tutti noi il genuino gusto della Brutalità.
Questa volta hanno indovinato tutto ed il disco suona fresco, andate oltre i pregiudizi ed ascoltate il concentrato di Grind-Death-Punk che mettono sul piatto i nostri e non resterete delusi.
Un disco di qualità che parte con la spiazzante titletrack, inquietante come un sabba ereditato dal Dark Industrial più marcio e successive sfuriate di Grind metropolitano come "Cesspits" che vi faranno buttare giù a cazzotti il muro di casa. In 47 minuti arrivano ritmi sempre azzeccati come in "Dear Slum Landlord", sorprese con ritornelli orecchiabili (con le dovute proporzioni) e voce pulita in "Hierarchies" o la partenza melodica con tastiera (!?) nella conclusiva "Adversarial / Copulating snakes" e tanta compattezza sonora.
Dispiace quasi ammetterlo per gente come noi che è cresciuta con lo zio Tom Araya, ma quest'anno i cugini della porta accanto hanno stravinto il duello e quando partono con quei ritmi da headbanging sfrenato siamo felici di vederci pogare in un club immaginario.
Non siamo nati ieri, abbiamo pisciato più volte al fianco di Pintado, perciò se vi consigliamo questo disco dei Napalm Death nel 2015 c'è un motivo, forse perché è la migliore uscita di metal estremo dell'anno?
Voto: 7/8
Canzone top: "How the Years Condemn"
Canzone top: "How the Years Condemn"
Momento top: la parte finale di "Cesspits"
Canzone flop: "One Eyed"
Dati: 17 canzoni, 47 minuti
2015
Etichetta: Century Media