L'umorismo dei Tossic ha un tema che affonda le radici nella filosofia presocratica, quello dei fluidi: il principio generatore delle cose sarà l'aria, l'acqua, il calore? Non esattamente, ma ci siamo quasi: si tratta dei fluidi corporei. Basta prenderli sul serio e siamo in ambito death, mentre qui sono declinati in versione comica e quindi anche prevalentemente escretoria. Non solo dagli orifizi maggiori, e non solo in direzione retro-anterograda, ma anche antero-retrograda: aria dalla bocca, catarri, secrezioni mucose più o meno rapprese che interessano il naso, fino a ciò che trasuda dai pori, o in generale il prodotto del disfacimento di alcune zone cutaneo-mucose.
Evitando di nominarle al fine di rendere leggibile il presente articolo, ci limitiamo a dire che anche Elio e le Storie Tese scrissero un brano ispiratissimo sul tema, “Silos”. I Tossic articolano l'argomento con più calma lungo diversi album.
Non siamo però in Germania, e quindi questi elementi non si sovrappongono a quelli erotici, né lo sono essi stessi: semplicemente sono uno sfondo di vita vissuta nei suoi elementi sostanziali e inevitabili, anche se sgradevoli a dirsi, per poi arrivare al vero obiettivo, cioè la "sghiozzata sessuale". Dicesi sghiozzata in dialetto pisano, la città dei Tossic, un'espressione greve spesso con tono umoristico, che esce con la spontaneità e l'incontinenza di chi (il ghiozzo, appunto) è volgare per vocazione.
Il 'ghiozzo' è a sua volta così chiamato in riferimento al pesce che sta nel fondo melmoso ed emerge con la sua faccia a mandibola protesa in avanti, atteggiamento caratteristico appunto di chi è naturalmente pesante e crudo nelle sue esclamazioni o nel modo di apostrofare gli altri. Il ghiozzo è altrimenti indicato anche come “ghiozzo di bua”, proprio in quanto abituale dimoratore di buche scavate nel suolo melmoso, in cui evidentemente trova il suo habitat naturale.
Dal ghiozzo, per analogia terrestre, si passa al maiale, il maiale trova il suo habitat nel trogolo in cui esprime la filosofia semplice ma circolare della sua vita: mangiare, cacare, trombare. E la versione metallica del maiale è il cinghiale, il cui regno si estende ai piedi della torre di Caprona, nella piana pisana che dà i natali ai Tossic. Capire la ghiozzaggine, ovvero la cinghialità, significa entrare nello spirito di un qualsiasi circolino ricreativo di un paese della piana pisana...nel Regno del Cinghiale, o Cinghialya, titoli del primo (1991) e dell'ultimo disco dei Tossic (2021).
I Tossic però cercano già da subito il superamento di questa cifra e quindi tentano la carta del non-senso come sfondo per sferzare poi i loro colpi bassi. Anche perché va detto che ogni cazzeggio che non sia un non-senso finisce per diventare un falso argomento, e come tale disperde il proprio messaggio. Secondo la lezione di Rino Gaetano, attraverso una forma lirica che non cerca un senso si riescono anche a veicolare dei messaggi, che però devono pesare come una piuma nell'economia generale del brano. Un brano parodistico che deve sensibilizzare all'ecologia, ad esempio, diventa fastidioso, telefonato, moralistico. Invece “Sarcoma” dei Tossic è apparentemente un discorso sull'inquinamento del pianeta, in verità è un discorso senza capo né coda su quell'apparente tema, in attesa di formulare la frase: “Tu non lo dici, / però lo sai! / Tutti in culo / andremo, vai!”, come monito sul futuro del pianeta. Lockdown, scritta in tema di Covid, è mid-tempo sulle forzature delle misure anticontagio, che sarebbe una banalità se non fosse tutta una scusa per piazzare il seguente verso: “Mani intrise di / gel a base alcolica / che quando piscio mi / sbronzo la cappella”. La "cappella" è un elemento importante nei Tossic, un polo concettuale magnetico a cui sono riconducibili molti dei loro sforzi lirici. Non so, pesco a caso: membri decapitati per demoni scappellati potrebbe anche funzionare da solo come slogan di un corteo contro il governo. Ma anche esiste materiale censurato che snocciola cappelle inamidate.
Si fa parodia anche del metal, ma non in maniera diretta. La trovata è quella di proporre, su un tappeto sonoro seriamente metal, un testo insensato, ancor meglio che un testo stravolto con parolacce varie. In fin dei conti, quanto davvero capiamo dei testi inglesi e quanto spesso abbiamo inneggiato a brani con testi imbarazzanti se davvero ci si preoccupasse di capire cosa dicono? Quindi un brano à-la Manowar, può benissimo intitolarsi “Cazzi di pane”, e parlare del niente ma con tono ieratico e magniloquente. All'epoca diversi gruppi inserivano nella loro esibizione il lancio di oggetti sul pubblico: chi tirava sangue e frattaglie animali, chi bibbie (che prese nel capo facevano più male) come gli Stryper, chi delle pagnotte a forma di cazzo. Alle prime ore del mattino, quelle pagnotte erano infornate con cura dalle donne di casa, in modo da averne diverse ceste pronte per il concerto della sera.
Ma prima di andare avanti, perché parliamo dei testi? La musica è forse trascurabile? Niente affatto, i Tossic sono ottimi esecutori di metal, dalla voce alla batteria, e compositori di metal “verosimile” di genere classico. All'epoca dell'esordio era più thrash.
La loro carriera si compone di due fasi, di cui la prima, ad inizio anni '90, li definisce come realtà. Il ferro non fu battuto finché era caldo: tra il primo e il secondo lavoro ("Stato Brado", 1994) passarono 3 anni. Troppi, probabilmente. Però, il problema forse fu un altro. I Tossic erano, ora che ci faccio caso, uno dei pochi gruppi che quando suonavano lo facevano in maniera quadrata ed efficace, con una bella voce. Il cantante, il "Mazza", non si è mai pavoneggiato, e anzi nessuno gli ha mai dato conto delle sue buone prestazioni, proprio perché era identificato con i testi più che con la voce. Si pavoneggiava di altro, ovviamente: "Dai, dividi il letto tuo con me / Lo so non è la prima volta per te / Vieni, vedrai che t'accontenterò / Rude e insieme tenero sarò / Credi soltanto una pazza potrebbe rifiutar / Perché mi chiamano mazza adesso capirai" (da "Sudo ma godo").
All'epoca dell'esordio, a tirare era la trovata del metal demenziale e il tutto finì troppo semplificato con la via della parolaccia e della trivialità sessuale. Comunque, il problema non fu solo questo: laddove si realizzava quel tentativo di testo "nonsense" senza volgarità ("Agguato a Condor Pasa") ecco che però veniva da chiedersi perché allora non un vero e proprio testo in lingua straniera, e se il pubblico la prendeva così allora cadeva il senso del progetto.
Ma la nuova linea compositiva, risolto lo sfogo iniziale, ha piuttosto provato a combinare temi di attualità e di costume con il marchio di fabbrica del linguaggio osceno. Insomma, paradossalmente i Tossic diventano più seri e sensati nei contenuti, e tentano quasi la soluzione satirica (del "castigat ridendo mores") e perfino la polemica anti-specista contro l'uomo. Funziona il giusto, manca l'eleganza del non-senso fine a se stesso, e della parolaccia che manda a puttane il valore di un presunto discorso, più che tentare di dargli forza. Spero capiate la differenza.
Insomma è come se io cominciassi a parlare sul serio della storia dei Tossic fino in fondo, anziché, come sto per fare, chiudere semplicemente con una citazione: “Come i minatori in cava / ciuccia bene questa fava”.
A cura del Dottore