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3 gen 2025

VIAGGIO NEL "METAL TOLKIENIANO" - INTRODUZIONE



Probabilmente ogni scrittore, nel costruire un mondo secondario, una fantasia, ogni sub-creatore desidera in qualche misura essere un vero creatore, o spera di tracciare un disegno sulla realtà: spera che le qualità peculiari di questo Mondo Secondario siano derivate dalla Realtà, o confluiscano in essa.” (J.R.R. Tolkien, “Sulle fiabe”)

C’è un prima. E un dopo.

Un prima e un dopo rispetto al 2001, anno di uscita nelle sale cinematografiche de “La Compagnia dell’Anello”, il primo film della trilogia, targata Peter Jackson, de “Il Signore degli Anelli”.

Il prima è caratterizzato da atteggiamenti contrastanti verso l’opera tolkieniana: da un lato, appassionati veri, nerd della Terra di Mezzo che leggevano e approfondivano gli scritti e la poetica del professore oxfordiano; dall’altro lo snobismo di intellettuali, scrittori affermati e, soprattutto, case editrici che non erano interessati a quelle che consideravano semplici storie per bambini con orchi, draghi, maghi e stregoni come protagonisti. In mezzo, tante e inopportune “tirate per la giacchetta”: al di là dell’Atlantico, le generazioni del flower power, tra fine sessanta/inizio settanta, ersero Tolkien a paladino della Natura, dell’anti-militarismo e dei principi di amicizia e solidarietà tra i popoli. E non poche rock band di allora cominciarono a cimentarsi con testi facenti diretto riferimento alle opere del Professore (tra cui, per importanza, citiamo qui The Allman Brothers, King Crimson e addirittura Led Zeppelin).

Qui in Italia, invece, snobbato dalla sinistra intellettuale (celebre il rifiuto di Elio Vittorini della pubblicazione di “Lord of the Rings” nel 1962, quando era direttore editoriale della collana “Medusa” alla Mondadori), di Tolkien provò ad appropriarsene indebitamente, negli anni settanta, l’estrema destra missina, reinterpretandolo in chiave tradizionalista e patriottica (da lì, nacquero anche i noti Campi Hobbit dello stesso MSI).

La morte del filologo inglese (1973) portò ad un approfondimento serio del suo Legendarium, in particolare agli inizi degli anni ottanta, quando si annoverano due dei più importanti saggi in merito, scritti dai suoi esegeti più esimi: Tom Shippey (“The Road to Middle-Earth”, 1982) e Verlyn Flieger (“Splintered Light”, 1983). Da quel momento, la saggistica sui suoi scritti crebbe esponenzialmente.

In Italia, nel 1994, sorse l’A.I.S.T. (Associazione Italiana Studi Tolkieniani), fondamentale a tutt’oggi per una divulgazione profonda della poetica del Nostro da diversi punti di vista: letterario, filologico, filosofico, mitopoietico, trascendentale.

Ma, poche musse (come direbbero a Genova), fu solo con i succitati film del regista neozelandese che Tolkien bucò l’immaginario collettivo, di massa; che venne conosciuto urbi et orbi divenendo, suo malgrado, una sorta di icona pop. Da quel momento, infatti, nacque di tutto a tema tolkieniano: statuine, pupazzi, giochi di ruolo, giochi da tavolo, giochi on-line, fandom, millemila canali youtube tematici e, più recentemente (ahinoi) la disastrosa serie-tv a firma Amazon. E poi: conferenze, mostre itineranti, seminari, incontri in libreria…l’interesse per Tolkien è davvero esploso tanto che l’autore sta pubblicando decisamente più libri da morto rispetto a quand’era in vita.

Venendo a noi: e il Metal? Poteva il Reame del Metallo non trastullarsi con i protagonisti del Legendarium? Non prendere a prestito nomi, personaggi, ambienti direttamente tratti dalla Terra di Mezzo?

No, non poteva. E infatti ha saccheggiato, e continua a saccheggiare, le opere di JRR. Già da fine ottanta/inizi novanta sorsero band che, dal monicker e/o dai titoli degli album e/o nei testi delle canzoni, omaggiavano Tolkien (si pensi così, di getto, a monicker come Isengard, Cirith Ungol, Amon Amarth, oltre al celeberrimo nickname di Varg Vikernes Count Grishnáck!). Fino ad arrivare, ad oggi, ad annoverarsi circa 300 band che allo Scrittore, a vario modo, si ispirano.

Scopo di questa Rassegna, se riusciremo a raggiungerlo, sarà definire non tanto un best of prettamente musicale quanto offrire una panoramica del metal a tema tolkieniano. Un elenco di album all’interno dei quali ritrovare luoghi, personaggi ed eventi (e spiegarne a grandi linee etimologie e ruoli) che sappiano da un lato far ritrovare, e farlo soffermare ancor più a riflettere, chi appassionato di Tolkien lo è già; e dall’altro incuriosire e, magari, suggestionare i non appassionati. E, in entrambi i casi, che auspicabilmente li sappiano portare con l’immaginazione (noi stessi che la scriviamo in primis!) dentro a quello che, senza tema di smentite, è il Legendarium più articolato e meglio definito (pur non mancando, in esso, di diversi nodi irrisolti) che mente umana abbia mai saputo concepire a livello narrativo.

Metodologicamente, proprio in base alle premesse su esposte, restringeremo il campo alle uscite discografiche post-trilogia jacksoniana. Ma, in questa introduzione, ci piace comunque ricordare almeno due album usciti prima del 2001 che, per motivi diversi, rappresentano un ottimo esempio di metal tolkieniano. E si tratta di:

SUMMONING - “Minas Morgul” (1995): dalla toponomastica tolkieniana gli austriaci Summoning hanno tratto sequele interi di album a tema (“Lugburz”, “Minas Morgul”, “Dol Guldur”). Ci piace soffermarci su questa loro seconda fatica, nella quale Protector e Silenius, tra i padrini del filone atmospheric BM, pescano a piene mani dal Legendarium, a partire dal titolo: Minas Morgul, infatti, è la città-fortezza costruita dai Númenoreani (cioè gli Uomini scampati alla caduta di Númenor) e poi passata di mano nel corso delle Ere. Il marziale black atmospferico della band, impostato su tempi medi guidati da una fredda drum-machine, accompagna la descrizione di strategici luoghi e decisivi eventi succedutisi nelle tre diverse Ere: dalla Guerra dei Gioielli (la mitica Dagor Bragollach in cui gli elfi Noldor subirono una rovinosa sconfitta da Melkor/Morgoth durante la Prima Era) alla missione della Grigia Compagnia (“The Passing of the Grey Company”), gruppo di Rangers del Nord che supportano Aragorn durante il cruciale passaggio nel Sentiero dei Morti; da una song omonima “in onore” della terribile Ungolianth (il Ragno gigante, alleata di Melkor, e progenitrice della più rinomata Shelob, il ragno gigante contro cui lottano Frodo e Sam in LotR) alla fortezza sauroniana di Dol Guldur (“Through the Forest of Dol Guldur”). E poi ancora una strumentale dal titolo “Orthanc” (la torre della fortezza di Isengard, da cui trama Saruman, lo stregone traditore); “Morthond” (dal nome di un importante fiume della regione di Gondor) per arrivare ai 10 minuti conclusivi dell’epica “Dor Daedeloth”, diretto riferimento alla regione dell’estremo nord del Beleriand, sede dell’antica fortezza melkoriana di Angband. Insomma, il duo dimostra di padroneggiare la materia, andando a scomodare eventi del Legendarium non banali, e con testi tra il poetico e il didascalico (abbiamo anche ripresa la Poesia dell’Anello in “The Legend of the Master-Ring”). Un passaggio obbligato per chi vuole capire, con un sottofondo evocativo (e magari al buio e in cuffia!), una seminale estrinsecazione del metal tolkieniano ante-litteram!

BLIND GUARDIAN – “Nightfall in Middle-Earth”: non staremo di certo a descrivere musicalmente quello che è il più grande capolavoro del power metal novantiano. In questa sede ci interessa sottolineare come i Bardi di Krefeld, in quel 1998, raggiunsero l’apice, concettuale e compositivo, della trasposizione in musica di tematiche tolkieniane. Dopo aver preso la mira con la celeberrima “Lord of the Rings” (da “Tales from the Twilight World”) basata sulla Poesia dell’Anello e, nel successivo “Somewhere Far Beyond” con “The Bard’s Song – The Hobbit”, nel 1998 rilasciarono la summa del power metal tutto con “Nightfall in Middle-Earth”, basato su “Il Silmarillion”, descrivendo, ad un livello di profondità raro per il mondo metal, la terribile Guerra dei Silmarils, uno degli eventi cardine di tutta la Prima Era di Arda (il mondo che ospita i continenti in cui sono ambientati la maggior parte degli eventi). Conoscere il Silmarillion è la base per poi comprendere i testi più noti, “Lo Hobbit” e “Il Signore degli Anelli”. Anzi, quest’ultimo era stato concepito dal suo Autore proprio come una prosecuzione del Silmarillion (nonostante sia stato pubblicato, postumo e sotto la supervisione del figlio di John, Christopher, solo nel 1977). Nell’album ritroviamo l’Oscuro Signore, Morgoth, che riflette sugli eventi appena passati, cioè quelli che hanno portato alla sua sconfitta nella “War of Wrath”, durante la Prima Era (la Guerra d’Ira che ne decreta il termine). Dalla distruzione degli Alberi di Valinor (Telperion e Laurelin) e il furto dei Silmarils alla conseguente vendetta/maledizione dell’elfo Fëanor che, nell’occasione, vede venir ucciso suo padre Finwë (primo Re degli Elfi Noldor); un giuramento che porterà enormi catastrofi per tutta la sua famiglia e la sua stirpe.

L’album si snoda attraverso tutti gli avvenimenti che porteranno al succitato conflitto, riuscendo a creare, per ogni avvenimento, la sua perfetta colonna sonora. Troppo andrebbe detto e scritto ma non ne abbiamo il tempo e lo spazio. Basti pensare che conosco più persone che hanno cominciato a leggere Tolkien dopo aver ascoltato questo immenso album…imprescindibile!

Ok, ok: mi rendo conto di avervi ammorbato di date, dati, nomi ed eventi. E, se non si maneggia l’argomento, il tutto può risultare disorientante. Perciò, bando alle ciance: molto, spero, potrà essere illustrato, con più calma e sistematicità, con la trattazione delle 10 band prescelte per questo nostro viaggio. Ricordatevi solo uno degli insegnamenti più importanti lasciatoci da Tolkien: e cioè che la Terra di Mezzo non è un altro mondo ma il nostro mondo a un altro livello di immaginazione!

E allora forza: sacco in spalla, bagginsianamente parlando, e in marcia!

Partiamo da un piccolo paesello austriaco di 4000 anime. Si parte dai…

A cura di Morningrise

10 album per conoscere il "metal tolkieniano":