METAL
MIRROR COMPIE UN ANNO, BUON COMPLENNO METAL MIRROR!
3
marzo 2015: usciva il nostro primo articolo. Un anno dopo, 350
articoli dopo, possiamo dirlo,
anzi gridarlo: ci siamo ancora!
350
post in un anno vuol dire che quasi ogni singolo fottuto giorno dell'ultimo anno siamo stati con
voi. Pioggia, vento, sole: noi c’eravamo. In salute e in malattia, nella
gioia e nel dolore: eravamo con voi!
Siamo una grande famiglia, noi cultori del metallo, ma non è sempre facile convivere. Essere metallaro significa essere blackster
e disegnare i Behemoth perché sono dei fighetti. Vuol dire ascoltare gli
Iron Maiden ed amarli come venti, trenta anni fa, oppure odiarli nemmeno
c’avessero vomitato sulla moquette. Vuol dire essere fratelli: fratelli
come possono esserlo Caino ed Abele. Ti odio perché ascolti il power
o il nu-metal. Però ti voglio anche bene perché abbracci come me tutto quello
scibile umano ed artistico che transita dagli AC/DC ai Napalm Death!
Essere
Metal vuol dire tante cose, perché siamo in tanti, ognuno con la sua
sensibilità, ognuno con la sua fottuta predisposizione. E in più c’è il famoso “cel'hollunghismo”:
sono più ganzo io perché ascolto gruppi più estremi di te, perché conosco
artisti più di nicchia di te.
Nel
dubbio: ascolta Paul Chain…
Brutta
bestia il metallaro: non esiste figura più fedele ed al tempo stesso più esigente.
Così esigente che grida al tradimento al primo mezzo passo falso di una band che prima non aveva mai sbagliato un colpo. Così
fedele che sa perdonare anche dopo il decimo album sbagliato. Del resto siamo
ancora oggi a parlare dei Megadeth, che poi è come parlar d’amore con
l’ex moglie che si è trombata il tuo migliore amico...
Siamo
in tanti, siamo diversi: che senso ha scrivere di heavy metal oggi? Siamo
dei fottuti sentimentali, è questa la risposta.
Il nostro obiettivo è stato duplice. Anzitutto scrivere cose che altri non scrivono, non fermarsi alla solita recensione. Le abbiamo provate tutte: non paghi di aver intervistato musicisti e titolari di etichette underground (ma che bella la chiacchierata con Agghiastru degli Inchiuvatu!), siamo andati a scomodare nell’Aldilà Chuck Schuldiner, Quorton, Criss Oliva e molti altri eroi che non ci sono più. Abbiamo scritto ed indirizzato lettere ai nostri beniamini, recensito concerti che manco abbiamo visto, rispolverato album dimenticati, parlato dei gruppi più sfigati (avete presente i Riot?). Abbiamo stilato classifiche assurde (tipo le più atroci canzoni d’amore nel metal) e persino braccato quei gruppi metal che hanno osato uscire dal recinto del metal stesso. E tanto altro ancora, sempre adottando punti di vista originali che ci permettessero di vedere il conturbante mondo del metal sotto nuove prospettive. Mille e mille argomenti abbiamo affrontato, e mille ancora ne affronteremo, perché se il metal ha una qualità, questa è il fatto che esso è un argomento inesauribile. E noi vi sguazziamo dentro come bambini!
Al
tempo stesso, però, abbiamo cercato di essere sempre con voi, non barricandoci
al di là di uno sterile autismo da pensatori metal un po’ snob. E così,
quando sono usciti gli ultimi album di Iron Maiden e Slayer,
eccoci puntuali a firmare la milionesima recensione sul web, perché
questi sono appuntamenti che nessuno può disertare. E se accade un evento
tragico come la morte di Lemmy, ecco che subito accorriamo ad asciugarvi
le lacrime, dedicando al leader dei Motorhead non uno ma ben quattro
spazi commemorativi. Beh, per la recensione di “The Astonishing” dei Dream
Theater ci stiamo attrezzando (c’è chi in redazione ha provato a chiedere
l’aspettativa a lavoro per avere il tempo necessario per ascoltare l’ultimo colosso
architettato da Petrucci & co.…).
Il
fatto fondamentale è che il metal c’è. Ed è quello per cui noi esistiamo:
scribacchini a tempo perso, la nostra ragion d’essere la troviamo nel metal,
noi che la mattina andiamo a lavoro con il walkman ascoltando gli
Opthalamia, che prendiamo il tram in compagnia dei Sanctuary, che maciniamo
i chilometri con i Royal Hunt o i Kamelot nell’autoradio. E che
la sera, messi a letto i nostri figli (favola e bacio della buonanotte) ci
andiamo a riascoltare gli Autopsy per poter scrivere su di essi.
Scendere
a fondo, evitare di dire quello che gli altri dicono, spremersi come limoni,
prosciugare le nostre energie, così trascurando il nostro lavoro, le nostre
famiglie, il nostro tempo libero, rinunciando alla palestra o al corso di
uncinetto: una sudata che vale le classiche sette camicie.
Per
chi?
Per
noi stessi, anzitutto, ma anche per voi, o nostri amati lettori,
affinché voi possiate, ogni fottuta mattina, a casa davanti al PC, o al bar con
lo smartphone, fare colazione leggendo un articolo nuovo di Metal
Mirror: apprendere, ridere, passare semplicemente un po’ di tempo in buona
compagnia…
…la
nostra! Noi che scansiamo i pavoni ed accendiamo il cero alla Madonna
della Brutalità (mia libera interpretazione del bellissimo quadro del
nostro Dottore, con cui abbiamo voluto impreziosire questo post autocelebrativo), le accendiamo un cero, alla Madonna della Brutalità, affinché essa ci protegga
dalle brutture che si manifestano fuori e dentro il metal.
LONG LIVE ROCK'N'ROLL, UP METAL MIRROR!!