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7 set 2025

VIAGGIO NEL METAL TOLKIENIANO - BATTLELORE_L'OMBRA DENTRO DI NOI

 



Viaggio nel metal 'tolkieniano' - 8) BATTLELORE - "The Return of the Shadow" (2022)

L’Ombra di Morgoth si allungò sull’intera Terra di Mezzo, e tutti i cuori ne furono turbati” (da “Il Silmarillion”)

Poteva mancare l’amata Scandinavia nella nostra Rassegna? Non sia mai…ed ecco che ci spostiamo in terra finnica, più precisamente nella cittadina di Lappeenranta, Carelia meridionale, a pochi km dal confine russo. Da qui provengono i Battlelore, seven-pieces che, dopo uno iato di ben 11 anni, sono ritornati recentemente sul mercato con il qui trattato “The Return of the Shadow”, sotto egida Napalm Records.

I nostri sono fautori di un buon symphonic-epic metal che rimanda ad acts quali Eluveitie, Epica e, ovviamente, ai connazionali Nightwish. La presenza della doppia voce, quella in growl di Tommy Mykkänen e quella soavemente pulita dell’affascinante Kaisa Joukhi, è uno dei tratti distintivi della proposta. Che, a livello lirico, pesca a piena mani dal fantasy e, soprattutto, dal Legendarium tolkieniano. Come si può notare, già in prima battuta, dall’ottima copertina dell’album in oggetto.

Il ritorno dell’ombra, dunque. Ma perché “ritorno”? E chi, o cosa, è l’ombra per il Professore?

Come sempre in Tolkien, siamo davanti ad un concetto ricco, complesso e stratificato. Nonché parecchio problematico. Ad un primo livello, di superficie, il “ritorno dell’ombra” ha un significato meramente narrativo: identifica infatti, la ricomparsa nella Middle-Earth del Male, impersonificato da Sauron, dopo un lungo periodo di pace. Periodo seguito, al termine della Seconda Era, alla sconfitta dello stesso Oscuro Signore nella Guerra dell’Ultima Alleanza tra Elfi e Uomini (tanto per intenderci, il conflitto descritto nel prologo della trilogia jacksoniana). La caduta di Mordor (annessa al Regno di Gondor), e la perdita dell’Unico Anello segnarono, appunto, un duraturo periodo di stabilità. Durante la Terza Era, Sauron ebbe però il tempo di recuperare forza ed energia, prima al riparo della fortezza di Dol Guldur e poi direttamente a Mordor. Qui, dall'alto della Torre di Barad-dûr, orchestrerà il recupero dell’Unico e assemblerà l’esercito con cui sferrare l’attacco finalizzato a conquistare la Terra di Mezzo.

Ma, ad un livello più profondo, l’ombra è una potente forza oscura che è dentro il cuore degli individui e, a seconda delle singole personalità, può emergere prepotentemente, configurandosi come una tentazione verso il Potere, la Sopraffazione del Prossimo, l’Egoismo che porta al tradimento.

Nessuno ne è immune.

Non lo sono, in primis, gli Uomini. E l’esempio di Boromir, uomo nobile e retto, è lampante. Ossessionato dalla salvezza del suo Regno, Gondor, non esita, pur facendo parte della Compagnia, a carpire l’Anello a Frodo, convinto com’è di esserne legittimato in quanto il fine che anima il suo atto è “buono” e indirizzato a un bene superiore.

Non lo sono, immuni, persino gli Istari, cioè i cinque Maiar (le potenze angeliche di “grado minore”) inviati dai Valar nella Terra di Mezzo durante la Terza Era, per aiutare i Popoli Liberi nella lotta contro Sauron. Se Gandalf, unico tra i cinque, riuscirà a portare a termine il compito assegnatoli, potendo così, al termine della vicenda, tornare a Valinor, gli altri quattro falliranno miseramente, venendo corrotti dal Male oppure facendo perdere le loro tracce. Il famigerato Saruman stesso, insospettabile "capo" del Bianco Consiglio (il gruppo composto dai più saggi e potenti esseri della TdM, creato proprio allo scopo di opporsi a Sauron) e ipotetica guida dei cinque istari, verrà dominato dall’ombra: la sua arroganza, indotta da estrema e 'politica' intelligenza, lo porterà a scagliarsi addirittura contro Gandalf e, di riflesso, contro i Valar che lo avevano investito di una sacra missione. Dalla sua fortezza, Isengard, sormontata dal pinnacolo di Orthanc, Saruman tesserà le sue trame, cercando di impadronirsi dell’Anello. Fingerà di allearsi con Sauron, per poi in realtà provare a sostituirvisi. Un doppio-gioco finito anch’esso in tragedia.

E, infine, non lo sono nemmeno gli hobbit. Si, anche i mezz’uomini non rimangono immuni al fascino del Potere. Sméagol, che ricordiamo essere uno Sturoi (cioè un’antica razza hobbit) è la personificazione più chiara dell’ombra interiore. Ossessionato dal possesso dell’Anello, si fa completamente divorare da esso fino a perdere totalmente l’identità, tramutandosi in Gollum, un essere senza prospettiva, senza futuro se non quello di rimanere 'agganciato' all’oggetto della sua brama. Il suo terribile aspetto esteriore è un avvertimento, un monito: ecco cosa si diventa quando l’Ombra cresce dentro di noi. Chi non resiste, viene letteralmente consumato.

Ma, attenzione, l’Ombra divora anche lo stesso Frodo: lentamente, giorno dopo giorno, il fardello dell’Anello devasta il piccolo hobbit, deteriorandolo nel corpo e nello spirito. Fino a traviarlo completamente, tant’è che, sull’orlo del cratere di Monte Fato, non riuscirà a gettarlo nel fuoco. Sarà la Provvidenza, incarnata da Gollum (precedentemente risparmiato dallo stesso Frodo, in un atto di estrema pietà) a consentire l’Eucatastrofe, cioè la distruzione del manufatto. Frodo fallisce. Non è l’eroe della Storia. E l’ombra che lo ha divorato durante l’arco narrativo non lo abbandonerà, tanto che sarà costretto ad abbandonare la Terra di Mezzo, salpando dai Grigi Approdi verso le Terre Imperiture, assieme a Gandalf e ai pochi, ultimi elfi ancora rimasti sul Continente. Per lui, ormai 'reduce di guerra', dilaniato e traumatizzato in profondità, non ci potrà mai più essere posto nella Terra di Mezzo, come asserisce con profonda amarezza nella celeberrima frase: “La Contea è stata salvata, ma non per me” (I tried to save the Shire, and it has been saved; but not for me).

All’interno dell'album dei Battlelore, la traccia che tratta in modo emblematico questo macro-tema è senz’altro “Homebound”. Qui si narra del ritorno nella Contea dei quattro hobbit partiti in missione. Come si ricorderà, i Nostri trovarono la Contea assoggetta a Saruman e ai suoi scagnozzi che avevano instaurato una sorta di dittatura commerciale. Riusciranno a capovolgere la situazione, culminata nella Battaglia di Lungacque e la morte dello stesso Saruman per mano del suo servitore Grima Vermilinguo. Gli hobbit, prima dell’inizio dei tragici fatti narrati, pensavano di tenere fuori dalla propria vita il Male semplicemente non parlandone o non allontanandosi dal “conosciuto”, rappresentato dal confine acqueo della Conte, il fiume Brandivino, uno dei tanti limen presenti nell’epopea tolkieniana. Ma l’arrivo dei Nazgûl prima e il succitato assoggettamento a Saruman dopo (addirittura “chiamato in casa” per la stoltezza e l’ingenuità di alcuni di loro) sono solo due esempi, significativi, di come per il Professore l’Ombra non si possa né tenere fuori dalla propria vita e dalla propria comunità nè essere estirpato dal mondo. Perché essa è insita nell’uomo, pronta ad emergere.

Ciò che possiamo fare è (ri)conoscerla e, con coraggio, umiltà e compassione (come farà Sam, vero eroe de “Il Signore degli Anelli”) non farla prevalere. Dentro e fuori da noi.

A cura di Morningrise

(vedi il resto della Rassegna)