"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

30 mag 2016

INTERVISTE IMPOSSIBILI: GAR SAMUELSON



A pochi giorni dalla morte del grande Nick Menza, rivolgiamo la nostra attenzione ad un altro batterista dei Megadeth, anch’egli defunto: Gar Samuelson, il quale accompagnò Dave Mustaine per sole due tappe (le prime) della sua burrascosa avventura artistica, il debutto “Killing is my Business…And Business is Good!” e l'appena successivo “Peace Sells…But Who’s Buying?”.

Deceduto il 14 luglio 1999, a soli quarantuno anni, per un’insufficienza epatica, egli è ancora ricordato come il primo batterista dei Megadeth. Vediamo come reagisce, dopo così tanti anni di “silenzio stampa”, al fuoco delle nostre domande…

Ci avviciniamo con circospezione ad una catapecchia mezza pericolante, controlliamo l’indirizzo e ci moviamo incerti alla ricerca di un campanello, quando all’improvviso ci vola una scarpa appena sopra la testa. 

GS: Fuori dalle palle, rompicoglioni, non mi serve nulla…(dice una voce roca che proviene dalla casa)
MM: (ci guardiamo stupiti) Non vendiamo nulla, siamo della redazione di Metal Mirror e…
GS: Roba di metal?
MM: Si!
GS: E allora avete sbagliato indirizzo (vola un’altra scarpa), qui non abita Nick Menza, girate i tacchi, non ho tempo da perdere!
MM: In verità non cerchiamo Nick Menza, stiamo cercando Gar Samuelson, è in casa?
GS: Sono io, che diavolo volete?
MM: Vorremmo farti un’intervista, se possibile…
GS: Un’intervista? A me???
MM: Esattamente….
GS: Ci vorrà molto?
MM: No, no, sarà una cosa veloce…
GS: Ok, allora venite, seguite il viottolo, fate il giro dello stabile, vi apro dal dietro…ah, già che ci siete, mi portereste le scarpe?

Seguiamo le indicazioni e giungiamo davanti ad una porticina scalcinata, dietro alla quale sentiamo armeggiare ed imprecare con astio. Infine si sente un tonfo e la porta si apre di colpo, rivelando un Gar Samuelson che si riassesta dopo aver sferrato il calcio, ancora più brutto e conciato male di quanto lo potessimo ricordare dalla foto di “Peace Sells…” (che certo non lo ritraeva come un fotomodello). Con la testa ci fa cenno di entrare, lo seguiamo. L’interno del prefabbricato è anche peggiore dell’esterno: l’ambiente è disadorno e la sporcizia regna ovunque. Samuelson prende delle lattine di birra dal frigo e ce le porge, poi ci invita ad accomodarci attorno ad un tavolaccio di plastica da giardino, dietro al quale si siede a capotavola. Un po’ schifati ci sediamo anche noi. 

GS: Bene ragazzi, quali nuove?
MM: Niente, Gar, siamo una testata giornalistica che guarda il metal da punti di vista insoliti e così (se ci permetti l’espressione) abbiamo deciso di “scoperchiare la tua tomba” per farci due chiacchiere con te, visto che nei giorni scorsi è venuto a mancare Nick Menza, che, poveraccio, non abbiamo voluto disturbare, visto che dovrà ancora ambientarsi…
GS: Ambientarsi un cazzo! Sono giorni che c’è gente che continua a rompermi i coglioni perché crede che qui ci abiti Menza. Evidentemente la mappa dell’Aldilà non è stata ancora aggiornata e tutti, seguendo l’indicazione “Batteristi dei Megadeth”, vengono qua, ma chiunque si avventuri da queste parti avrà la cattiva sorpresa di trovare Gar “Mister Nessuno Di-Cui-Non-Ce-Ne-Frega-Un-Cazzo” Samuelson… (tossisce)
MM: Suvvia, Gar, non ti sminuire così…
GS: Non mi sto sminuendo, vi dico solo quello che pensano tutti, ma guardate, a me di quello che dice la gente non me ne frega proprio un cazzo, tanto meno quello che dicono i fan dei Megadeth, gruppo di merda….che vadano a farsi fottere tutti!
MM: Ci sembra di percepire una certa antipatia per la tua vecchia band…
GS: Cazzo, ragazzi, siete perspicaci! In realtà dei Megadeth non me ne frega nulla, è Mustaine che mi sta sui coglioni…
MM: Beh, non facciamo fatica a crederlo…
GS: No, guardate, non potete capire…pensate di conoscere Dave da quelle fregnacce che si leggono sui giornali, le solite storie: che è stato scacciato dai Metallica, che ha litigato praticamente con tutti quelli dell’ambiente, ma non si può capire l’essenza di Mustaine, quanto è stronzo Mustaine, finché non lo conosci…
MM: Spiegaci meglio…
GS: Era un coglione di prima classe, punto. Dopo i Metallica si affannò tanto a formare il suo gruppo, che poi non era altro che un atto di vendetta verso i suoi ex colleghi, che giustamente l’avevano scaricato. Sarà stato anche un bravo chitarrista, ma era inaffidabile come pochi, sempre strafatto… ma in fin dei conti non era poi nemmeno quello il problema principale, nessuno di noi era uno stinco di santo, il fatto è che era irascibile, ottuso, bilioso, non capiva nulla e rompeva il cazzo. Non so se era meglio quando era normale o quando era alterato dall’effetto delle droghe…
MM: Quanto a droghe, però, anche tu ne sai qualcosa… tu e Chris (Poland, il primo chitarrista dei Megadeth, nda) non foste scacciati dai Megadeth proprio per l'eroina? Si dice che a volte non eravate in grado nemmeno di tenere gli strumenti in mano...
GS: Chi l’ha detto, Mustaine? Da che pulpito! Dovevi vederlo quant’era bello l’”artista” sul divano con la bava alla bocca dopo essersi iniettato in vena una dose! Non scherziamo per favore, non accetto lezioni di moralità da Mustaine!
MM: Corre voce però che sia stato proprio tu ad iniziarlo alle droghe pesanti…
GS: Sì, te lo confermo, e ne vado pure fiero! Avere incasinato la vita a quella testa di cazzo è una delle cose che mi rendono maggiormente fiero di me stesso…
MM: Come andò esattamente?
GS: Si parte dal solito presupposto che Mustaine era un coglione: faceva il grosso, andava in giro a dire che si drogava più di tutti, che era il più duro di tutti. Ma erano solo spacconate da ventenne: era più che altro un ubriacone, e all’alcool, che era la sua specialità, condiva per lo più droghe leggere e solo da poco tempo aveva iniziato con la coca. Ma io e Chris eravamo di una pasta diversa: venivamo dalla scena jazz/fusion di New York, dove c’era gente che faceva fottutamente sul serio, ti parlo di spade ed eroina, mica come quei contadinotti di San Diego che andavano avanti a birra. E così una sera eravamo a casa mia e io lo sfidai apertamente. Eravamo ad un tavolo, come siamo io e voi in questo momento. Lo guardavo torvo mentre diceva cazzate (ce l’aveva con qualcuno sicuramente), quando ad un tratto tirai fuori la busta con la roba e la sbattei forte sul tavolo. Lui fece un sobbalzo e si girò verso di me. Gli dissi: “Ehi, che ne dici di assaggiarla?” Feci finta di non guardarlo, ma di sottecchi, mentre lentamente mi arrotolavo la camicia e disponevo sul tavolo l'occorrente, lo spiai e potetti scorgere la sua espressione di panico totale. Ricordo ancora benissimo quel volto spaurito e sudaticcio su cui si rifletteva la luce bianca del neon che avevo montato nella mia topaia di allora. Ma siccome era una testa di cazzo per davvero, invece di togliersi dalle palle, cedette all’orgoglio e con quella faccia da spaventapasseri (era veramente patetico) si avvicinò e si arrotolò anche lui la manica della camicia a mo’ di sfida. Trascorse qualche istante di gelo assoluto e, ti dico la verità, per un momento ci ripensai, anche perché non mi andava di dividere la mia roba con quel cazzone,  ma alla fine anch’io cedetti all’orgoglio e continuai la preparazione. Gli passai il laccio emostatico, che afferrò con mano tremante, e mentre ci armeggiava goffamente, gli scaldai la dose e gli porsi la siringa, così ero sicuro che non potesse bleffare. E così iniziò la tossicodipendenza di Dave Mustaine, a cui fra l’altro deve il successo, visto che da quando si è ripulito ha iniziato a fare dischi di merda (ride sguaiatamente).
MM: Mustaine poi sostenne che Chris vendette la strumentazione per potersi comprare la droga…
GS: Mustaine spara solo cazzate! Dai, ma come fai a dare retta ad uno che buttò fuori il batterista prima di me solo perché era pelato? E’ un pazzo paranoico Mustaine e come tutti i pazzi paranoici dice solo cazzate per pararsi il culo! I fatti sono altri e li puoi ascoltare sui dischi: puoi dire quello che ti pare, ma io e Chris eravamo dei professionisti. Venivamo dal jazz, per noi il metal era uno scherzo. Mustaine voleva solo battere i Metallica in velocità, per questo si rivolse a gente preparata tecnicamente come noi. Suonavamo nei “The New Yorkers”, spaccavamo di brutto ed anche una testa bacata come Mustaine se ne rese conto, per questo ci volle a tutti i costi nella sua squadra. Sia io che Chris avevamo quella versatilità che ci permetteva di andare veloci ed al tempo stesso stare dietro a tutti i passaggi intricati che Mustaine desiderava per la propria musica.
MM: Certo che dal jazz ai Megadeth ce n’è di differenza…
GS: Ma non ti credere, sono i giornalisti come voi a mettere in testa alla gente le stronzate tipo i generi musicali ecc. All’inizio degli anni ottanta c’era voglia di spaccare gli schemi, di picchiare duro e il metal era uno dei modelli più accattivanti in questo senso. In un certo senso la maggior parte dei batteristi metal era nata dal jazz, Bill Ward in testa. E’ dal punk in poi che è venuta fuori ‘sta moda di non saper suonare…Per quanto mi riguarda, poco m’importava di cosa stessi facendo: quando sei strafatto corri come un treno e basta, fischia e frena, fischia e frena (e mentre dice questo sembra in trance ed inizia ad alzare ed abbassare le mani facendo finta di suonare la batteria), che serate quelle…
MM: Come ricordi il periodo in cui ti formasti come musicista?
GS: Spettacolare: per noi disgraziati a cui la scuola non piaceva, la musica era un porto d’approdo. Facevi il biglietto del treno e, sacca in spalla, tentavi la fortuna nella Grande Mela. Ti mantenevi con un lavoretto, poi andavi per locali, incontravi gente, improvvisavi nelle serate di jam, ti facevi contatti e provavi a sbarcare il lunario. Poco m’importava come: volevamo sfondare. Quando mi si presentò la possibilità di suonare nei Megadeth mi ci fiondai: il progetto prometteva bene, i Metallica erano già famosi e il nome di Mustaine nell’ambiente poteva essere un buon traino. Peccato solo che quell’idiota sacrificò le sue energie migliori nel voler suonare più pesante e veloce dei Metallica, come se fosse una gara a chi ce l’ha più lungo. Ed infatti io e Chris gli si disse ad un certo punto: “Stai buono, fiammata!”. Ed infatti “Peace Sells…” ebbe già un altro suono, più studiato, mica quella cagata del primo album…
MM: Ti è dispiaciuto non far più parte dei Megadeth, alla luce del successo che poi la band ha riscosso negli anni appena successivi?
GS: Da un lato mi rode il cazzo, ma dall’altro mi dico anche che tanto sarebbe stato impossibile convivere con Mustaine: prima o poi l’avrei ucciso ed avrei finito i miei anni in gattabuia (ride in modo sguaiato e poi sputa per terra), alla fine meglio così. Pensare a lui, alla profonda irritazione che al solo pensiero mi provocano la sua figura e la sua voce, oltre a suscitare in me istinti omicidi ancora oggi, mi conforta il fatto che veramente non c’erano possibilità di andare avanti a quelle condizioni. Certo, avrei preferito che l’avesse schiacciato un tir, piuttosto che vederlo diventare una rock star, ma non si può avere tutto dalla vita, uno deve fare i conti anche con se stesso (schiaccia una lattina di birra vuota e la getta nel lavandino).
MM: Sei comunque riuscito a campare di musica, no?
GS: Diciamo che ho galleggiato. Tirai su un mio studio di registrazione e fondai una nuova band, i “Fatal Opera”, con cui ho rilasciato due ottimi album, che tuttavia non ebbero un gran successo. Ma poi, come dicevo, uno deve fare i conti con se stesso, e io li ho fatti con la droga. Gar Samuelson fa cazzate ma non dice cazzate come Mustaine, ricordatelo sempre, e dunque ti dico: la vita non fa sconti. Sembra che uno sia fortunato o sfortunato nella vita, pare che ti vada pure meglio, pensi che te lo meriti, che sei finalmente uscito dalla merda, ma alla fine il conto ti viene comunque presentato, presto o tardi che sia. E a volte il conto è davvero salato, come nel mio caso, porca puttana: avevo solo quarantuno anni, ma il fegato era già fottuto. Ma non mi lamento, questa stamberga non è una reggia, ma io qui me ne sto come un re: bevo, mi faccio i cazzi miei, sempre che qualcuno non mi venga a rompere i coglioni perché cerca Menz...

Suona il campanello, Samuelson s’interrompe di colpo e si alza irritato, prende la scopa e grida affacciandosi alla finestra: “Chi cazzo è?” Siamo di Metallum, c’è per caso Gar Samuelson in casa? Stavamo stilando la “classifica dei migliori quattordici batteristi biondi americani defunti che hanno suonato nei Megadeth dal 1983 e volevamo constatare il colore dei suoi capelli, se effettivamente sono biondi o castano-chiari…” “Ve li do io i capelli biondi!!!” e mentre Samuelson inveisce gesticolando con la scopa, preparandosi a lanciare la solita scarpa, ne approfittiamo per togliere il disturbo e, evitando accuratamente le bottiglie di birra vuote per terra, tagliamo la corda….