"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

20 feb 2017

LEZIONI DI SATANISMO A FASCICOLI - LA RINASCITA UMANA DEGLI MGLA - LA TERRA E LA FERITA



La rinascita dell'uomo libero

Proseguiamo con l'analisi dei testi degli MGLA, facendo un passo indietro da "Groza" ai primi EP, in cui si riscontra che le immagini predominano sui concetti diretti, e non mancano agganci con gli spunti dell'anticrisitanità.

Il monoteismo è un “inganno spirituale” per gli MGLA, come per gli altri teologi black. La loro rappresentazione del Dio unico, che tutto livella, è quella della morte. Siamo uguali, e liberi da ogni perturbazione generata da differenze e tensioni, solo in due situazioni: da morti, e da credenti.

I Giardini appassiti e Il Colosso morto
avvolto dai venti viscidi della stagnazione
come un monumento al salmo muto
emesso da un feto decomposto dentro il ventre della Terra

L'uomo nasce Colosso e il mondo è il suo giardino, un Eden terreno, spontaneo. Il Dio unico lo avvolge con venti stagnanti (un ossìmoro riuscitissimo), e si erge come monumento di un salmo muto (altro ossimoro). A cantare le lodi di Dio è un feto in decomposizione dentro il ventre della Terra, che coincide sia con l'uomo morto che con il figlio di Dio neonato. La nascita di Dio, con la resurrezione, è l'uccisione del culto dell'uomo, che se ne muore dentro il ventre della Terra generatrice. La vita potenziale che sempre può rinnovarsi è uccisa dall'applicazione della dottrina monoteistica, che si leva come inno sordo all'assenza di scopo terreno.

Si auspica quindi l'avvento di un nuovo Dio, un anti-Dio, forgiato dalle mani dell'uomo, che trasformi di nuovo l'uomo in fango, nel suo elemento primigenio. Fango fertile al posto di diamante sterile. Perché l'uomo è, in natura -e questa è la sua grandezza, tutta terrena- una “punta di terra consapevole” (conscious, erected mud): si erge sulla terra, ma è fatto di terra, ma vivo di consapevolezza di sé. La consapevolezza non è trascendente, non rende la terra qualcosa di diverso, ma la consacra a sé stessa: terra consapevole del proprio ciclo, del proprio limite, e paga delle proprie aspirazioni.

In un altro passo si contrappongono i due stati, quello sottoposto a Dio e quello della libertà umana, come due “nulla”. Il “nulla” divino è la verità che si nasconde dietro l'ologramma spirituale, ingannevole immagine di un tutto ricco ed eterno, che è indefinito e fasullo. Dietro sta l'annientamento di ogni parola, e il tradimento di ogni sogno. 

Arrivare oltre la rete dell'inganno spirituale
che il genere umano per millenni ha tessuto
e fronteggiare la più terribile delle verità
Ogni singolo sogno....distrutto, caplestato e perduto
Ogni singola parola....messa sotto silenzio, senza ritorno
Scendiamo ! Torniamo indietro al primitivo, orrido e meraviglioso

Nulla

Ed ecco invece la ricostruzione dell'uomo, che da quel nulla parte. Ma lo rende nuovamente fecondo: anziché essere una verità nascosta dalla bugia della fede, diviene una piano su cui ergersi nuovamente verso un obiettivo terreno. La terra, resa sterile in rapporto ad una fecondità solo divina e trascendente, torna matrice di vita se la prospettiva cambia e diviene terrena. Il “nulla primario” non è una solitudine, ma una base, la Terra brulla su cui iniziare la propria crescita.

In “Power and will” i MGLA argomentano in maniera più attiva, aggressiva. Anziché soffermarsi sulla descrizione dell'inganno spirituale del monoteismo, preferiscono celebrare il momento della riscossa. Se l'uomo credente era un “feto morto nel ventre della Terra”, la riappropriazione dell'identità umana, del “nostro passato carnale animale”, inizia dal cadavere del falso profeta. Far uscir fuori a forza di botte (simboliche, botte del martello filosofale di Nietzsche) dal cadavere del profeta morto, che vive solo di fede. In un'altra immagine, l'uomo “strappa fuori la coda del serpente, dalla bocca del portatore di luce, il capo dell'ordine nuovo”. Questa ultima immagine richiama molto il concetto dei Deicide, in cui la decapitazione del profeta fa uscire dal suo corpo l'anima (principio di falsità) che sostiene la sua identità fasulla, trascendente. Un disco dei Deicide “Serpents of the Light” utilizza l'immagine del serpente come emissario di Dio ed equivalente dello Spirito Santo. Insistono gli MGLA che i serpenti della luce infestano il sangue dei credenti, e che la coda dell'ultimo serpente è sempre stretta tra i denti del Grande Serpente Ingannatore, altrimenti conosciuto come l'Imperfetto, ovvero Dio, imperfetto perché fasulla Perfezione sorretta dalla coda di una bugia (il serpente).

La rottura del velo uniforme è simboleggiata anche dalle ferite auto-inflitte. Metaforicamente, l'apertura delle ferite crea uno iato, una differenza tra due punti, che rende individuo di nuovo l'uomo, sia per il dolore, che per la creazione di un'apertura contrapposta alla pelle integra. Attraverso queste “porte” (il “portale della carne”) fuoriesce il sangue infestato dai serpenti della luce.
La ferita tradisce il “richiamo della creazione continua”, cioè quel principio per cui tutto è creato da Dio, ma è come se non nascesse né morisse mai individualmente. Mentre nel “caso della lama del rasoio” dal blob amorfo della fede si torna ad un “pattern”, ad una trama: da una staticità assoluta si torna ad un movimento, un gioco di pieni e vuoti, di altezze e di distanze, insomma tutto ciò che definisce ed esalta l'esistenza terrena. Se peccato e pentimento sono due momenti che si annullano a vicenda, in un ciclo continuo (la creazione continua dell'uomo sottoposto a Dio), la ferita autoinflitta in questo caso simboleggia invece l'idea di una iniziativa che non è rinnegata come peccato, e chiusa tramite il pentimento.

Ovviamente, una metafora più diretta della ferita è lo sforzo, il dolore che serve per determinare uno strappo tra le certezze illusorie e l'identità autentica di cui l'uomo ha imparato a dubitare. In ogni caso, l'uomo torna attraverso una ferita, un'immagine che si riallaccia sia alla biologia del parto, sia al percorso di vita che si attua attraverso alcuni passaggi dolorosi, di presa di coscienza, di lutto, e di esperienza della fine delle verità umane. Porte che non sono da chiudere attraverso frettolose negazioni e riconciliazioni, come quella del pentimento, ma da lasciar cicatrizzare perché acquisiscano e mantengano un senso umano, e un valore di memoria e monito.

Dio, per gli MGLA, è un chirurgo plastico che riempie le persone di siliconi spirituali, con il risultato di farli sembrare veri e giusti, ma sempre più grotteschi mano a mano che invecchiano.

A cura del Dottore