"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

22 mag 2017

BATHUSKA - LA LITURGIA COME ESORCISMO DI DIO



Batushka, "Litourgyia". Un disco accattivante, cupo ed evocativo, che riunisce in sé momenti plumbei ad altri da flipper. Il tutto, questo è caratteristico, come se si svolgesse a due livelli, su due strati concentrici. Il luogo sacro, con il suo ordine evocato dalla preghiera, e il luogo “altro”, dominato da flussi caotici. Il tema del disco è la liturgia, e i testi sono appunto formule che accompagnano la liturgia ortodossa, organizzate per “misteri” spirituali: purificazione, benedizione, sapienza, grazia etc.

Credevo inizialmente che si trattasse di una sorta di messa nera, e mi aspettavo che ogni “litania” numerata da I a VIII fosse una rilettura capovolta di questi momenti spirituali. Con grande delusione iniziale così non è, sono soltanto le litanie delle funzioni ortodossa. Circondate però dal black metal. Ora, a parte la trovata, cioè fare del black metal usando come testi delle formule religiose (qualcosa di simile, con tecnica a mosaico, lo ha fatto Mario Di Donato nei suoi The Black). Si potrebbe dire che questo sia un metal mentis nero, anche se la trama concettuale è niente di più che una “copertina”, perché poi i brani non sembrano indicare i rispettivi “capitoli” spirituali per particolari diversità tra di loro.
L'intuizione inconsapevole dei Batushka però è questa: l'accostamento del male (la musica) al bene (la preghiera) richiama l'idea del bene e male come poli magnetici, o elettrici. Opposti, ma che si richiamano, come le lamine di un condensatore. Più si accumula male da una parte, più si concentra il bene dall'altra, e vice versa. Ad esempio si ritiene che i luoghi con santuari, reliquie, o centri nevralgici della religione attirino intorno a sé congreghe maligne. Il diavolo si schiera in forze laddove c'è Dio, ammesso che abbia un senso quantificare la presenza di Dio in base ad elementi materiali. Comunque, la cosa non è chiara: da che mondo è mondo le forze concorrenti si spartiscono il mondo, e approfittano dell'assenza di rappresentanze nemiche per impadronirsi dei territori. E anche secondo la teoria del noto esorcista, deceduto nel 2016, padre Gabriele Amorth, Satana possiede quel che è più lontano da Dio, mentre lui, che è super-protetto, non riesce ad aggredirlo. Va beh, però può anche essere che il diavolo voglia anche la soddisfazione di erodere terreno dove il suo nemico è più forte, come smacco. Sempre Amorth dice che l'esorcismo non è alla fine niente altro che una preghiera, un braccio di ferro a colpi di liturgia.

Il sacerdote cosa fa quando recita le litanie? Tiene lontano il male. Questo infatti l'effetto sonoro che si respira nei Batushka: un alone che fa respirare l'uomo in mezzo ad una tempesta maligna, o ad una colata di lava nera che lentamente gli colerebbe addosso per incenerirlo.

Che cosa è però esattamente il male? Saccheggiamo ancora le interviste a padre Amorth, e troviamo un indizio interessante. Il diavolo compare nel cristianesimo, e con esso la possessione e l'esorcismo, fin dal Vangelo. Cristo, dice Amorth, è l'unico che ha la prerogativa di cacciare il diavolo; nelle altre religioni, che pure possono aver intuito una parte della verità cristiana, manca questo elemento fondamentale. Le altre religioni convivono col diavolo, senza riconoscerlo. Il cristianesimo lo individua e lo può cacciare.

Ma cosa sta cacciando? Cos'è esattamente il male. E qui ci viene in aiuto William Friedkin, con "L'esorcista" (1973), che ha un'altra inconsapevole intuizione. Per chi non lo ha visto, l'Esorcista è un film in cui una ragazza è posseduta dal demone Pazuzu. Il demone riemerge durante alcuni scavi archeologici in Mesopotamia, dove non se lo filava nessuno, ma per motivi ignoti decide di scatenarsi nel mondo cristiano, dove invece diviene pericoloso. Un demone che dal politeismo si trasforma in diavolo del monoteismo cristiano. Che forma assume? Ne assume diverse, è molteplice, è una “legione”, ma la sua vera natura viene fuori durante l'esorcismo. A cacciarlo arrivano due preti, uno anziano, che già parte sfavato e non ha il fisico, quindi ci rimane. E uno giovane, meno esperto, che in realtà è anche psichiatra, e vorrebbe inquadrare il fenomeno come un disturbo mentale. Quando poi la bambina svolazza sul letto, gioca a fare l'uomo tigre coi malcapitati e parla con la voce di Glen Benton deve convenire che trattasi di possessione demoniaca. Ora, il nostro prete ha perso da poco l'anziana madre con cui viveva, ed è ossessionato dalla colpa di non averla assistita. Il demonio approfitta di questa sua debolezza e gli parla con la voce della madre, che appunto lo accusa di averla abbandonata. Lui sta per cedere. Pazuzu si accontenta di far fuori il prete anziano e se ne va.

Eppure, sia dai Batushka, che dall'esorcista si ricava una cosa. L'accostamento sacro-diabolico funziona. E' un rafforzativo, e non come dovrebbe essere un ossimoro. Perché forse l'idea di partenza dei Batushka era proprio questa, una giustapposizione, due elementi che stridono piazzati uno sopra l'altro.

Funziona perché quando l'esorcista scaccia via il demonio, egli sta solo cercando di contenere Dio. Ogni religione, in fondo in fondo, cerca di addomesticare l'idea che ha di Dio. Un Dio crudele, che ti schiaccia, che ti toglie, che ti ricatta. Dio è ciò che l'uomo non vuole accettare nel suo rapporto con il “divino”, e cioè questa subordinazione umiliante. Allora la sublima, attraverso la dottrina, la capovolge e la rende un paradosso d'amore. Tutto il dolore, il sacrificio, le prove atroci di Dio sono fatte per noi, per la salvezza finale.

La preghiera non è l'evocazione di Dio, è un argine contro di lui. L'esorcista sta esorcizzando Dio, che infatti, quando si scatena, esprime al massimo la sua natura. Nel caso del Dio cristiano, il sentimento di colpa con cui sta per vincere padre Karras. Nel caso del prete anziano, una semplice forza di morte, che lo soverchia.
L'uovo di Colombo: ecco perché il diavolo compare con Cristo, ecco perché Pazuzu nella sua terra era solo un demone maligno, che se ne stava buono. Si scatena solo “attraverso” la visione cristiana del mondo. E lì diviene Dio, non il diavolo, diventa una volontà bifronte, di cui una faccia è quella cattiva che l'uomo “rinfaccia” a Dio, e l'altra è quella buona che è disegnata con la liturgia, e lo tiene a bada.

Alla luce di questo, il pope dei Batushska assume un connotato esoterico, molto meno banale del semplice prete assediato dal male. Egli è assediato da Dio, e lo tiene a bada con la liturgia.

La divinità sono quelle voci urlanti, quella frenesia distruttiva, quella verità inconfessabile di cattiveria del mondo, della natura e della morte, che la liturgia tiene a bada. La liturgia è una maschera per la cattiveria che l'uomo riconosce alle proprie divinità uniche. E' un'illusione che permette al monoteista di vivere con la sua fede. Gli permette di star vicino a Dio, sua massima aspirazione, senza esserne divorato.

Ora toccherebbe spiegare tutto questo ai Batushka, che secondo me nulla si immaginano di tutta questa implicazione teologica. Serve qualcuno che conosca il polacco e glielo traduca.

A cura del Dottore