a) la miniera identitaria: l'uomo diventa sé stesso entrando dentro la sua terra; la miniera è lo svolgimento di una ricerca spirituale, che porta al centro del suo stesso mondo, in profondità. La miniera è la tradizione da conquistare, sé stesso da costruire con la materia prima che si estrae dal proprio ambiente;
b) la miniera sociale materialista: la miniera è il luogo in cui l'individuo si sublima nell'anonimato di una forza produttiva collettiva e rivolta alla comunità di cui si è parte. Il lavoro coincide con la guerra, la conquista del prodotto equivale alla conquista militare, in una militanza che non riguarda il sé, ma che usa il sé e soddisfa il sé (materialmente), senza che vi sia un “io” che va oltre, perché la dimensione sociale coincide con il ciclo materiale dell'uomo (da produttore a consumatore) come tassello di un organismo comunitario, senza guadagno alcuno;
c) la miniera capitalistica: il dramma dello sfruttamento, alleviato dall'identità di classe o di gruppo, con una connotazione politica variabile. Il destino della miniera è vissuto orgogliosamente come inizio di una possibile riscossa sociale; oppure con fatalismo, come condanna e accettazione della miniera come luogo di pena. La vita si sconta in miniera. Il valore delle vite sacrificate alla costruzione di città, strade e macchinari per l'avanzamento e il benessere della comunità, così come per la distruzione bellica, hanno valore proprio perché di sacrificio ingrato si tratta. La gloria dei minatori sarà la memoria del loro sforzo per le generazioni che, si spera, avranno almeno migliorato la loro condizione materiale.