Non essendo un esperto di calcio, di Maradona posso dare un giudizio più che altro psicologico. Non so dire neanche se giocasse particolarmente bene, ma quello che invece mi ha sempre colpito è l’atteggiamento. Funzionava solo in attacco, non solo in ambito calcistico. Faceva di tutto per non essere fermato, e quando è accaduto è andato in tilt.
Retrocedere, calmarsi, ridimensionarsi non è possibile per alcune persone. Non è tanto che non lo concepiscono, non riescono a farlo. O sono spente, o su di giri, oppure – Dio ce ne scampi – si tengono su di giri con risultati sconclusionati.
Soprattutto però, ci sono persone che al di là della loro
euforia suscitano intorno a sé un’isteria euforica che è una specie di
dannazione, raccontata molto bene nel concept “The idol” degli Wasp. Il personaggio
esuberante, quando esplode, non è soltanto bombardato dal successo oggettivo,
ma anche dall’immagine che gli altri costruiscono, e di quell’immagine resta
vittima, perché si abitua a concepirsi a livelli di popolarità massimi,
inarrivabili, per cui ogni passo successivo rischia di essere una “diminutio”.
Così fu per Maradona, ed anche per Axl Rose. Quando ero liceale
detestavo due cose: l’entusiasmo nazionalpopolare per il calcio, che mi pareva
una falla spirituale, e per il glam metal, che ritenevo un fraintendimento
doloso del vero spirito del metal. Fatto sta che invece a quell’epoca Axl
impazzava, era l’idolo delle mie coetanee metallare, uno dei primi veri idoli,
perché metallari fighi e contemporaneamente popolari non ce n’erano
praticamente stati. Ed era anche bravo, per cui era sostanzialmente
inattaccabile. Oltretutto i Guns 'n' Roses non erano un gruppo che pretendeva
di crescere col pubblico metal, per cui erano anche onesti nella loro proposta
artistica: un gruppo hard rock.
Anche Maradona iniziò così. Bravo, eccezionale, e spontaneo.
Non umile forse, ma l’umiltà è nei fatti: chi ti offre emozioni, preoccupandosi
di fare, in realtà ha la giusta dose di umiltà di fondo.
Peccato che il successo abbia investito entrambi al di là
delle loro intenzioni. A 300 all’ora non resiste nessuno, e i guai iniziano
molto prima di quando trovi l’auto sfracellata contro un muro: cominciano quando
uno ha iniziato ad accelerare in prossimità di una curva anziché rallentare,
con tutti che però lo applaudivano, accecati dal proprio stesso idolo (cioè l’immagine
che si erano creati di una persona).
Maradona ad un certo punto perse la bussola. Va bene la
festa nella piscina coi capoclan, ma rischiare la carriera per l’antidoping si
spiega in due modi: o non calcoli proprio i rischi, perché conti sulle tue
forze di sfondamento per proseguire sempre e comunque; oppure non ne puoi fare
a meno, e allora hai un problema diverso. Come reagì il nostro eroe del pallone
dopo la squalifica? Sproloqui vari (peraltro arguti) sui massimi sistemi e i
mille problemi del mondo, ma francamente le urine positive alle droghe restano
quelle. Sarà una legge stupida, e probabilmente vale la battuta di Luttazzi sul
doping: “alle prossime olimpiadi doping obbligatorio: così sapremo veramente in
quanti secondi un essere umano può fare i 100 metri”. Perché proprio lui, come
agnello sacrificale del doping? Secondo me per un motivo preciso, lo stesso
che potrei applicare a Pantani. Perché ormai aveva preso una china, e il
miglior guadagno che si poteva ottenere era gestire la sua squalifica.
Lo stesso vale per Axl. Gli amanti dei Guns per un attimo facciano mente locale su "Use your Illusion": disco maturo, forse sì, ma neanche l’ombra di quell’approccio diretto e vincente di "Appetite for Destruction". Avevano appetito nel 1988; qualche anno dopo non più, e si sente. I brani hanno qualcosa di artefatto, anche belli ma non mordono.
Lo stesso vale per Axl. Gli amanti dei Guns per un attimo facciano mente locale su "Use your Illusion": disco maturo, forse sì, ma neanche l’ombra di quell’approccio diretto e vincente di "Appetite for Destruction". Avevano appetito nel 1988; qualche anno dopo non più, e si sente. I brani hanno qualcosa di artefatto, anche belli ma non mordono.
In Appetite i Guns erano come Maradona, in fondo l’unico
calcio che mi dà soddisfazione. Prendevano palla da un qualsiasi punto, e di lì
fino in rete, altrimenti non ha senso. I pezzi di Appetite sono così, iniziano
di punto in bianco e fanno gol, come se non si preoccupassero d’altro e
vedessero già da prima la meta da toccare. Insomma, Axl raggiunge l’ebbrezza
della popolarità, e anche lui si perde. All’inizio non si nota forse, ma invece
di interpretare nuovi pezzi passa anni a gorgheggiare alla cazzo di cane cover
dei Beatles. Lì veramente lo odiai, non l’odio geloso degli anni prima,
stavolta un fastidio fisico ogni volta che sentivo il ritornello di "Live and let die" o "Knockin' on Heaven's door", un gracidio che spingeva sempre più sul
parossismo per mascherare un vuoto di idee.
Poi, per tutti e due, il silenzio creativo. Apparizioni
sporadiche, abbastanza pietose. Litigano tutti e due coi giornalisti, si
vocifera di problemi mentali, con le droghe. Non si sa capisce mai quando siano
disintossicati e quando gonfi, ma la china è discendente. Ti rivedo un giorno
Maradona in un campionato di calcio nel gabbiotto, cioè praticamente un
calcetto da spiaggia. Agghiacciante.
In quegli anni invece Axl sta incidendo, probabilmente sull’isola di Chthulhu che è momentaneamente sommersa, il successore di "Use Your Illusion".
In quegli anni invece Axl sta incidendo, probabilmente sull’isola di Chthulhu che è momentaneamente sommersa, il successore di "Use Your Illusion".
Come tutti i campioni che strafanno e poi si ingolfano,
invece di darci anticipazioni succose, ci dice già il titolo del disco, con
quindici anni di anticipo, “Chinese Democracy”. Nel frattempo i Guns provano a
temporeggiare con un album di cover, poi perdono pezzi. "Chinese democracy" esce,
ma i vecchi fans si convincono di averlo già comprato e che sia un capolavoro.
Dalle grandi arene i Guns probabilmente ricominciano a
suonare in piccoli posti, tipo la pista di liscio di un bagno “miramare”
qualsiasi, nel cui campetto da calcio Maradona vince un torneo (primo premio fritto
misto e vino della casa). Si ritrovano, parlano, si confrontano. Basta coca,
basta alcol. Da dove si ricomincia ? Dal Napoli e dai Guns non ha più senso.
Partiamo dalle cose essenziali: dov’è che sappiamo stare? Inizia tu, Diego. “Beh,
io stavo su un campo di calcio”. “Ok, io stavo su un palco”. Dobbiamo
semplicemente esserci, ma evitare accuratamente di fare quello che facevamo
prima.
“L’allenatore!”
- intuisce Maradona. E da qui,
inizia una seconda vita. Giacca e cravatta, un pezzo di stomaco in meno, ma è
sempre lui. E non ha ancora capito perché lo hanno squalificato quando giocava
nel Napoli, è sempre convinto che lui poteva permetterselo. Vive in una
dimensione – rispettabile – di coscienza collettiva: se lo adoravano, che cazzo
c’entra fargli i controlli antidoping? Devo dire che è ragionevole, dopo tutto.
Axl invece ci pensa un po’ di più, nel frattempo lascia
uscire invano "Chinese Democracy". Poi capisce, rivende i cd invenduti ad una
ditta di fresbee, e si siede ad aspettare il momento propizio. Gli AC/DC hanno
bisogno di uno che gracchi. Ce ne sono centomila in giro, ma qui viene il
bello, uno che domini il palco, dopo di che deve anche gracchiare. Axl fa di
necessità virtù, e calca il palco. In sedia a rotelle per giunta. Non importa, è
il Maradona della situazione. Applausi, euforia: funziona.
A questi tipi non gli devi offrire una seconda chance, li
devi mettere sul palco. Con quello che gli è rimasto. Il carisma forse, se
qualcuno sa cosa sia. La faccia, forse. Perché non aver mai detto “forse ho
sbagliato” ha la sua presa sul pubblico. E alla lunga, se la sorte ti concede l’occasione,
ti togli la soddisfazione di riprenderti la popolarità lì dove l’avevi
lasciata.
A cura del Dottore