"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

31 ago 2020

THE BEGINNING OF THE END: "LOW" (TESTAMENT)




Ho un ricordo netto, ma non so se è vero. Qualcuno di voi avrà visto il film “Memento” di C. Nolan (2000). Ve lo riassumo (attenzione, è uno spoiler!): un tizio diventa incapace di fissare le memorie, e per sbaglio pratica un'iniezione di insulina alla moglie due volte, uccidendola. Per evitare di vivere nel rimorso, crea una falsa pista prima di perdere nuovamente la memoria. Quando si risveglia, si troverà falsi indizi che lo spingeranno a seguire sulla falsa pista gli inesistenti assassini della moglie, in realtà le persone che conoscono la verità, e che in questo modo lui eliminerà.

Credo di essere nella stessa situazione. Io ho un'idea precisa del senso che ebbe "Low" dei Testament e la vado a ricostruire, ma potrebbe anche essere che abbia seminato nella memoria dei falsi ricordi, per evitare di raccontarmi una storia più triste e dolorosa, cioè come si esaurì il mito dei grandi Testament. Un gruppo che esiste sempre, ma tornati “a grande richiesta”, ormai fuori dall'alone di mito dei “titani del metal” che scavalcarono il limite degli anni 80.

Siamo a inizio '90. I Testament seguono l'onda dell'ammorbidimento dei suoni, rallentamento delle velocità, e semplificazione delle strutture. La via del rallentamento data già da "South of Heaven" degli Slayer, ma la vera novità è stata prima la semplificazione “radio-friendly” dei Metallica con il Black Album, poi l'avvento dei Pantera con "Vulgar Display of Power", che si è cimentata in un nuovo tipo di pesantezza, il groove thrash.
I Testament, che si stavano addolcendo per andare incontro alla prima istanza, si trovano poi spiazzati dalla seconda, che li sfida pubblicamente in termini di durezza. I Pantera paiono dire alla vecchia guardia: mentre voi ci cagate sotto, vi ricordiamo noi cos'è il thrash senza melodia! Ed è allora che i Testament, certamente meglio di altri, raccolgono il guanto. Tutta una parte del metal, quello estremo, reagisce all'ammorbidimento del metal storico con una mossa a riccio: si radicalizza e scompare dalla zona visibile. Ma i grandi non possono defilarsi, e "Low" è un tentativo di restare sul ring. La sfida è contenuta tutta nel ritornello: Quanto siete capaci di colpire basso? Quel low è un basso inteso come posizione più goffa e apparentemente innaturale, simile a quella dei low-riders, i motociclisti dalla sella bassa che sfrecciano in bande sulle Harley-Davidson.

Arriva "Low": la copertina indica la volontà di misurarsi con il groove: un Angelo pesca nel torbido con le mani, e i suoi contorni sono smerigliati, sfuocati, le forme divise. Non siamo più nel fumetto. Wikipedia descrive una parabola in cui “The ritual” è il punto più basso. In verità fu considerato un disco poco ispirato, sèguito del già ripetitivo "Souls of Black"; e ammorbidito sulla scia del malcostume inaugurato dai Metallica. “Low” al contrario è indicato come una risalita nella considerazione di critica e fans. In verità lì i Testament hanno già perso pezzi, e i validi sostituti se ne andranno dopo poco tempo.

Se la presero come un punto d'onore, quello di voler dimostrare che il thrash della vecchia guardia le avrebbe suonate quando voleva alle nuove leve del groove. Non che il disco non abbia estimatori, ma è innegabile che qui i Testament non emergono, se non per spezzoni di canzone o passaggi che ricordano i Testament classici. Assente Skolnick, che inseriva delle linee tenui e preziose dentro il tuono ritmico del gruppo, simili alla fialda grigia della sua chioma scura.
Gli abiti nuovi sono malati, non sprizzano energia, ma bile. Anziché lubrificare, come fa il groove dei Pantera, quello dei Testament sembra invischiare, opacizzare, erodere. La voce di Chuck Billy sembra quasi si inasprisca perché fatica a tirarsi dietro il carretto.
Provate a fare un gioco: votate il miglior pezzo. Io ho lasciato perdere quando ho semplicemente capito che pescavo dei brandelli di vecchi Testament, li ripulivo e poi li soppesavo nella mano sperando che fosse un mucchietto abbastanza consistente.

Viene in mente “Non ci resta che piangere”, dove Troisi e Benigni vogliono aggirare il passaggio a livello dove sono rimasti bloccati. Benigni è impaziente e ad aspettare non ce la fa. Troisi osserva che non si può “zompà 'n copp' a 'o passaggio a livello”. E allora tornano indietro qualche metro e imboccano un sentiero che si addentra nelle campagne, e che li porterà indietro nel tempo. Insomma, nel 1994 non si poteva aspettare? Ma si che si poteva, ma c'è il contratto discografico, si deve tenere il passo con gli altri gruppi, dovunque vadano, e quindi qualcosa va fatto. Per “zompare in coppa” al grunge e al groove, rimanendo nel metal, bisognerebbe avere una forte vena compositiva personale, e i Testament non sono in fase crescente su questo piano. E allora tentano l'escamotage, rivendicare la leadership del thrash e appropriarsi della chiave groove, che stava facendo ascendere altri astri. Purtroppo finiscono nella “frittole” del metal, in un luogo senza tempo dove si conservano tutti questi dischi di svolta. Oggetti che non hanno meritato l'oblio, né centrano un obiettivo, né soprattutto hanno mirato da nessuna parte. L'impressione, ascoltando “Low”, è che valga più la sfida della sostanza. I Testament si provano nuovi abiti, ma per scoprire che non li indossano con convinzione, oppure che in generale non hanno il fisico adatto.

Vorrei tanto essermi costruito un ricordo convincente sul fatto che sia stato un capolavoro dimenticato. Vorrei tanto compiacermi di quanto i vecchi e fieri Testament avessero dato una lezione su come si può colpire “bassi”, nel senso di groovy, a quei nuovi arrivati sulla scena degli anni '90. Avrei voluto trovarmi a roteare la testa alla scoperta di uno stile che all'epoca non avevo apprezzato, per l'ostinazione di attendermi un ennesimo ancorché noioso disco techno thrash canonico. Non si può neanche dire che fosse impossibile una transizione del genere, si pensi agli ex Forbidden poi reincarnati nei Machine Head. E neanche come incursione era impossibile, vedasi il capitolo slayeriano di “Diabolus in Musica”.

Devo dire che, a distanza di anni, quel tipo di scelta comunque rende Billy e Peterson meritevoli di rispetto, e forse risalirono non tanto nella considerazione “corrente” dei fans, ma provarono a concorrere al futuro del metal con quel tentativo stilistico. Va detto, a onor del vero, che quando poi anni dopo (1999) tornano con “The gathering” come supergruppo con Lombardo e sempre James Murphy, sfornarono una via di mezzo tra un disco thrash canonico e un "Low", decisamente più ispirato a livello compositivo e incisivo nell'esecuzione.

Del resto (un passo indietro) dopo Low se ne uscirono con "Demonic": un disco rude, con Hoglan alla batteria. Sembrava quasi avessero rinunciato ad essere “I Testament”, per sporcarsi le mani nelle retrovie, col ferro e con la morchia da cui provenivano. Anche qui c'è del groove, e c'è del death. Sembra che vogliano esserci, ma non essere riconoscibili. Poi si finsero morti, come un pesce pietra, ma non lo erano: erano solo così “in basso”, così sordi, così introvabili, da sembrare ormai finiti. Non riuscirono a sopravvivere, ma riuscirono a rinascere.

Forse questo volevano dire. Non tutti sanno sprofondare provandoci....andare così “a fondo”, rischiare quello che si ha per inabissarsi in un'apparente e anonima sconfitta sulla via nuova e scomparire definitivamente.

Non tutti sanno andare così low. Ma chi lo fa si merita la memoria. O la rinascita.

A cura del Dottore

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