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13 ott 2020

LEZIONI DI SATANISMO A FASCICOLI - IL NON RITO DELLA VITA CHE NASCE IN "SATAN'S FALL" DEI MERCYFUL FATE



Alla fine parliamo un po' in positivo di Mercyful Fate, che abbiamo ingiustamente bistrattato solo per le ultime produzioni e per alcuni brani indisponenti di una infelice raccolta di inediti minori.

E invece i Mercyful hanno anche il pregio di proporre un metal "satanico" secondo uno stile opposto sia a quello dei Venom, sia a quello “allusivo” di tutto il pre-metal settantiano e delle sue propaggini. 
Mi spiego: i Venom sono sopra le righe, casinisti, frontali e di poco spessore, come un carro armato di cartongesso. Il loro satanismo è una provocazione volutamente non credibile in termini letterali, che vale come provocazione ribellistica. I Black Sabbath invece sono il contrario: fanno intendere, hanno un rapporto con l'occulto più che con il satanismo. Nell'occulto ci sta il satanismo, volendo, ma insieme a tutto il resto, e non occorre neanche dichiararsi “adepti” o aderenti ad una ideologia, poiché va anche contro l'approccio aperto e versatile dei '70, in cui si esplora e si sperimenta, senza bisogno (e anzi rifuggendo), l'identificazione unica e prevalente. Ozzy e Iommi non sono “satanisti”, flirtano con le suggestioni sataniche, lasciano intendere, “potrebbero” avere qualcosa a che fare, ma in fondo non calcano troppo la mano, parlano poi d'altro nella maggior parte dei loro testi.

I Mercyful, per bocca del loro frontman King Diamond, parlano apertamente di satanismo ma con la calma e la classe del metal melodico, progressivo. Ne parlano in maniera sorniona, e seria allo stesso tempo. Sorniona perché un testo come “Black Masses” è chiaramente grottesco, come a tratti quello di "Evil". Seria perché King non batte ciglio, e recita con immedesimazione attoriale, inquietante anche i passaggi comici. Il taglio ridicolizzante va quindi di pari passo con l'orrorifico, che in alcuni brani poi prevale. King gigioneggia, cambia voce, fa tutte le parti, ma non si toglie mai la maschera. Ti dice le cose serie e le battute con la stessa faccia, come un mostro maestro, che non vuole né farti completamente paura, né sta scherzando però.

Questo approccio al satanismo risente molto della matrice ideologica di King, che è il satanismo laveyano. Per intenderci (ne abbiamo già parlato) LaVey contrappone ad una chiesa che ritiene un “baraccone” un controbaraccone satanico, una messa nera in cui tutto è capovolto, e addirittura ci si può vestire in foggia animale, così da esaltare il contrario di quella che è la presunta spiritualità cristiana, ovvero la natura nella sua espressione libera e selvaggia. Una liturgia che è contemporaneamente un luna-park e un tempio. Va detto che, come dottrina, il limite del satanismo laveyano è proprio quello di rimanere troppo legato all'aspetto liturgico, quasi si attribuisse una importanza ontologica a nomi, gesti, costumi e amuleti. E' chiaro che come spettacolo la liturgia funziona perché finisce lì, è una pantomima. La cosa difficile, semmai, è rappresentare un'ideologia per musica e parole, perché specialmente in questo caso si tratta di una ideologia negativa, cioè del rifiuto di alcune regole. Il satanismo laveyano è lo “smascheramento” del cristianesimo come dottrina incoerente, contronatura, e soprattutto strumentale al potere, al vizio del suo clero. 

Il satanismo come smascheramento della bugia e della superstizione caratterizza tutto il filone “nero” del metal fino all'avvento del black metal.

"Satan's Fall", il brano-idra dai 16 riff, è un esempio compiuto di metal laveyano. Il mondo di King. Si parte con l'immagine di un trotto di uomini che procedono verso un luogo misterioso in gruppo, portando “il sangue di un nuovo nato”, con la fretta di celebrare un rito. Se non faranno in tempo, sarà la caduta di Satana. Già qui King narra in maniera tale da far crescere la suspence: riusciranno i nostri eroi....Ad una prima lettura parrebbe l'allusione ad un sacrificio umano, tuttavia le metafore sessuali sono evidenti. La corsa dei sacerdoti del male per portare al tempio il sangue novello è descritta come fosse una corsa di spermatozoi che devono portare la loro massa, “load”, che “deve entrare e colpire l'obiettivo designato. Tutto intorno movimenti di pipistrelli, crani impalati, etc.

Alla fine del brano King ammonisce: “usate i vostri occhi demoniaci, e scoprite il travestimento_ Io non ho bisogno del vostro Dio”. Non si tratta quindi di un sacrificio umano, forse, ma di qualcosa di più semplice. Il sangue del nuovo nato è proprio il sangue che ricopre un neonato appena estratto dall'utero, segno della sua vitalità e della sua umanità. Una nascita che rinnova il ciclo vitale e che scongiura la morte di Satana, cioè il trionfo di una nascita "non vitale", cioè verginale.

L'accostamento tra il seme e la nuova creatura, simbolo di come l'istinto verso la copulazione muova la vita, è la natalità satanica. Se non si fa in tempo, non ci sarà una nuova vita e Satana morirà, perché Satana è la vita. Dopo il compimento del rito, i sacerdoti si ritirano nella terra dell'aldilà, dove prendono le sembianze perfette del demoniaco (Lo Stige, Caronte, il Castello del Male). 

Ma quale sarebbe quindi la verità satanica simboleggiata dal rito? Il rito celebra il rinnovarsi della vita umana, a partire dal sangue che è speso per nascere, e in cui si converte alchemicamente il seme. Il piacere produce vita, e per creare nuova vita non occorre sforzo, sacrificio, ma seguire il proprio istinto. Che bisogno c'è quindi di tutto questo capovolgimento, se poi si arriva a glorificare la vita e il dar vita? Perché il dar vita è – nella dinamica cristiana – amore verso Dio e comporta privazione in attesa di condizioni che possano santificare l'evento, ovvero risulta da morigeratezza. Invece nel satanismo l'istinto cerca il piacere, ma allo stesso tempo produce vita, in un ciclo propulsivo senza fine, positivo, spontaneo. La vita celebrata dal Vangelo è una vita senza sperma e senza sangue: Maria non rimane incinta per vie normali, e non partorisce per vie normali, rimanendo vergine in entrambi i sensi. Il figlio dell'uomo è invece nato da sperma e coperto di sangue, i due segni di vita che si trasforma (crescendo nel corpo della madre e poi staccandosi da esso). Finché un figlio nascerà così, l'uomo non morirà, finché la vita sarà il prodotto di materia sotto pulsione, e si manifesterà come sofferenza sotto pulsione. La vita come “dono” (in primis il dono della maternità “bianca” a Maria) è un principio di sterilità umana, un debito di vita che gli uomini devono ripagare a vuoto con la loro. Dove non c'è sperma e sangue, non c'è amore, secondo la dottrina della natura.

L'amore, in quest'ottica, è l'amore per sé che, paradossalmente, produce anche amore per gli altri e nuova vita. Non l'abnegazione per l'altro con l'attesa di gratitudine, ma l'interesse verso la propria realizzazione che allo stesso tempo si porta dietro anche forza per amare e per svolgere funzioni sociali. La frase chiave, sospesa nel vuoto di un ragionamento che è lasciato all'immaginazione è: Innocent lovers, it's a lie....”. Essa segna un cambio di movimento interno al brano, da un assolo ad un nuovo momento chitarristico, più lento e sognante. 
Ma chi sono questi “amanti ingenui”? Sono coloro che pensano che l'amore sia quello che dai al Signore, e che ti tornerà indietro in qualche modo, senza che tu ovviamente sia lì ad esigerlo. Ebbene, chi dona se stesso convinto che l'altruismo sia la chiave, sappia che è una bugia...E non è un rimprovero, è un triste passaggio. Il divenire maliziosi attraverso il tradimento del falso altruismo è visto con benevolenza, tutto sommato. E' una bugia Dio, ma è una bugia anche Satana. Algebricamente, tolto Dio, il “meno” di Satana diventa un più, cosicché il satanismo si svela per quel che è: non una filosofia dedita scioccamente a contrastare Dio perché in concorrenza con il suo potere, ma un'affermazione del mondo fuori, prima e a prescindere da Dio.

In "Satan's Fall" la figura (inesistente) di Satana, che corrisponde all'individuo, prima compare minacciosa, poi si svela, ammonisce e poi si nasconde nuovamente negli stereotipi della figura demoniaca. Un passaggio, e chi ha voluto capire ha capito.
Va detto che la questione dell'amore rimane irrisolta: se è vero che la legge della volontà “fare ciò che la volontà indica” (fa ciò che vuoi) è realizzazione di sé e produce conseguenze costruttive, può produrne anche di distruttive, come mezzo o come fine, perché mentiremmo se dicessimo che l'uomo è un “buon selvaggio” che diviene cattivo per effetto di cattivi maestri. 

La parte cattiva dell'uomo anche per il Satanismo è un tasto dolente. LaVey vorrebbe liquidarla dicendo che la libertà satanica si realizza nel rispetto (naturale) della dignità dell'altro, ma è un'affermazione poco chiara e “facilona”.

Resta comunque un King che racconta con lirismo e immedesimazione notevoli una storia di rivelazione satanica, da leggersi dopo aver tolto il velo dell'apparenza, cioè quello sui cui sono dipinti mostri. Mentre invece il “demone” è semplicemente il “padrone di sé”, che si staglia minaccioso e mostruoso agli occhi di coloro che vorrebbero neutralizzare la volontà altrui.

A cura del Dottore