"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

8 giu 2021

IL CANTO DEL CIGNO - RETROSPETTIVA SULLA CARRIERA SOLISTA DI ANDRÉ MATOS

 


Era l'8 giugno 2019 quando André Matos ci lasciò improvvisamente per un attacco cardiaco. Aveva 47 anni e oggi, in mezzo alla pandemia e ai mille affari che condizionano le nostre futili vite, sono già passati due anni.

A San Paolo, in Brasile (e non solo), qualcuno non lo ha mai dimenticato, ma non solo per le sue indubbie capacità vocali, ma anche per il talento espresso nel conservatorio dove conseguì il diploma come direttore d'orchestra, canto lirico, pianoforte e composizione.

Buona parte del pubblico metal non lo dimenticherà per il contributo dato negli Angra su tre album di pregevole fattura, con canzoni indimenticabili, soprattutto nei primi due dischi "Angels cry" e "Holy land", ma anche nell'interessante "Ritual" sotto il monicker Shaman.

Per ricordarlo completamente oggi vorrei affrontare invece l'ultima parte della sua carriera, quella solista, quella che conta 4 album dal 2007 al 2012: le ultime tracce di questo straordinario cantante prima che lasciasse le scene e purtroppo, in seguito, abbandonasse del tutto questo mondo.

È proprio il 2007 l'anno di uscita di "Time to be free" e Matos ci consegna un bel lavoro con Hugo e Luis Mariotti alla chitarra e basso, oltre al futuro batterista dei Sepultura, Eloy Casagrande. Questo trionfo del mondo brasiliano ci garantisce un album di qualità che supera per la prima volta il gruppo originario, realizza un buon disco di power sinfonico e sembra affrontare il nuovo decennio con rinnovato vigore.

La formula e la formazione non cambiano nel successivo "Mentalize" che tradisce un animo più speed metal che, solitamente, Matos sfodera quando le idee sinfoniche e tribali vengono meno o non lo convincono. Il sound risulta inflazionato, sebbene la voce di André sia sempre una marcia in più sia nei momenti melodici ("A lapse in time") o in quelli più Angra-oriented di "I will return"; ma d'altronde lo sapevamo, altrimenti cosa lo avremmo comprato a fare il disco? L'ispirazione è altalenante e viviamo di rimpianti di quello che André avrebbe potuto fare in carriera, ma non è andata così e quando le cose non vanno in un certo modo la colpa o il merito è sempre da ripartire equamente.

Nel 2010 parteciperà al disco degli Avantasia "The wicked symphony", ma sarà l'anno successivo che si registrerà il vero passo falso della carriera di Matos dopo l'addio agli Angra, anche se ritengo che le responsabilità in questo caso siano da ripartire con Timo Tolkki.

Cosa c'entra il chitarrista e mastermind degli Stratovarius? È presto detto quando ci si avvicina al progetto Symfonia.

Timo Tolkki, ormai alla ricerca di progetti musicali che possano soddisfare il suo pessimo gusto di power sinfonico, decide di infangare anche la reputazione di Matos e lo coinvolge, insieme all'ex batterista degli Helloween Uli Kusch e all'ex tastierista dei Sonata Arctica Mirko Harkin, in un lavoro mediocre. Il vero problema di questo album, oltre ad essere pieno di cliché e senza idee, è proprio la prestazione imbarazzante di Matos, irriconoscibile come se fosse stato tirato dentro a forza.

Cosa gli hai fatto Timo? Sembra una versione standard del peggior power mai sentito; non so come sia possibile ma la forza della mediocrità affonda anche la meravigliosa ugola di André. Racchiude tutti i difetti dei Gamma Ray, Stratovarius e qualcosa degli Angra, ma in "Come by the hills" penso si registri anche la prima nota stonata nella carriera di Matos. Purtroppo non potrò mai chiederti come è stato possibile che tu sia stato coinvolto in questo album; mi dispiace, mi scuso a nome di Tolkki e di tutti i tuoi fans, André, ti perdoniamo però un giorno, quando saremo tutti insieme nell'Aldilà, per favore spiegami il senso di questa pessima Symfonia.

L'ultima fatica solista del nostro compianto cantante brasiliano è "The turn of the lights" che esce nell'agosto 2012 e vede un cambiamento di 3/4 della line up, lasciando il solo Hugo Mariutti come vecchio compagno di viaggio. Il disco non si discosta molto dai contenuti del precedente "Mentalize", sebbene la coerenza speed metal dell'album già descritto qui lascia spazio a qualche sperimentazione melodica in più, non proprio riuscita se devo essere onesto.

Matos in queste tre ultime fatiche discografiche non trova il bandolo della matassa; fa male dirlo ma l'uomo che ci lascerà per un attacco cardiaco, non ha inciso dischi particolarmente notevoli come suo canto del cigno.

Si ascolti "Gaza" dall'ultima fatica discografica e uno scetticismo riempie il nostro cuore che non vorrebbe cedere alla superficialità di queste note, soprattutto nel ricordo di quello che questa voce può dare al panorama sinfonico.

Dopo la bella partenza con "Time to be free", André intraprende una carriera in graduale declino e dispiace sottolineare che questo disco segna l'ultima traccia sulla lunga distanza del talento brasiliano e, andando a cercare sue memorie di questo silenzio di quasi sette anni, non si trova molto.

Attraverso il profilo Facebook del cantante devo dire che le ultime apparizioni dal vivo sono spesso solitarie, con un concerto di piano e voce.  fatta eccezione per qualche serata prettamente heavy dove il nostro si esibiva con gli UDOBlaze Bayley in una sorta di happening sulle voci soliste metallare

In fin dei conti, Matos mi ha dato la sensazione di voler approfondire il duetto con strumenti classici e produrre eventualmente materiale lontano dal suo passato power, ma è una mia supposizione.

Purtroppo non possono che restare idee o proiezioni perché un attacco cardiaco lo porterà via, porterà via un figlio del Brasile come dimostra anche il documentario "Maestro do Rock" e le sue ultime concrete testimonianze vocali restano immortalate nel disco degli Art X "The Redemption of Cain" datato 2016. In questa rock opera di ispirazione avantasia-na si annoverano ospiti di qualità come Steve Di Giorgio al basso, Giuseppe Orlando alla batteria e, nel ruolo di Abele, proprio André Matos. Queste strofe cantate dal brasiliano in mezzo a Roberto Tiranti (Labyrinth) e Zachary Stevens (ex Savatage) vivono momenti emozionanti dovuti al timbro unico di André che emerge ancora, quasi suo malgrado.

A metà tra il mondo classico e lo speed metal, sospeso tra la sinfonia e il power metal, forse ci ha lasciato uno dei migliori cantanti, che non hanno però espresso il loro valore a pieno

Ci mancherai, adiòs André!


Discografia solista di André Matos:

- Time to Be Free: 7,5

- Mentalize: 6,5

- Symfonia "In paradisum" : 4,5

- The Turn of the Lights: 5