"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

4 giu 2021

I MIGLIORI ALBUM DI ATMOSPHERIC BLACK METAL



La pandemia, come già ricordato in più circostanze, mi ha indotto ad ascolti - come definirli - di evasione. Ed è grazie alla pandemia se oggi mi posso ritenere un esperto mondiale di atmospheric black metal, sotto-genere di cui ignoravo l’esistenza fino a qualche anno fa. E di cui, francamente, non sentivo una grande mancanza.

Che senso ha - mi sono sempre chiesto - coniare un’etichetta per circoscrivere la variante atmosferica del black metal, quando il black metal stesso è un genere che per sua essenza, vocazione, conformazione e missione è atmosferico? 

Eppure, se ad un certo punto si è iniziato a parlare di atmospheric black metal, significa che una serie di stilemi si sono andati ad aggregare intorno ad un certo suono al quale, coscientemente, molte band hanno deciso di aderire. Un fenomeno che ha visto una crescita esponenziale negli ultimi dieci-quindici anni, trovando inaspettatamente spazio in ogni angolo del globo: dall’Europa, ovviamente, agli Stati Uniti, grandi protagonisti del black metal del terzo millennio, fino all'Australia, raggiungendo persino i confini di Asia ed Africa. 

L’atmospheric black metal guadagna l’indipendenza non solo rispetto alle forme più ortodosse del black metal, ma anche nei confronti delle varie diramazioni dello stesso: il symphonic black metal è indubbiamente più impetuoso, romantico; il depressive più rarefatto, sfibrato; il post-black metal, infine, offre costruzioni più ricercate e strutturate, dettate in minor misura dal situazionismo estemporaneo di una scrittura volta principalmente a calare l’ascoltatore in una determinata atmosfera, appunto. 

L’atmospheric black metal marcia fiero e dolente a latere di tutto questo, a volte esondando nel sinfonico, altre degradandosi nel depressive, altre ancora innalzandosi a sonorità post- o progressive, ma riuscendo a trincerare un proprio nocciolo stilistico. Un nocciolo stilistico che potremmo descrivere come l'integrazione dei seguenti elementi: la predilezione di brani mediamente lunghi, strutture compositive che eludono lo schema strofa-ritornello per seguire sviluppi più propriamente "narrativi", l’uso significativo delle tastiere, lo sfociare all'occorrenza in territori ambient, l’impiego della drum-machine, scelta, quest'ultima, dettata anche dal fatto che l’atmospheric black metal privilegia la dimensione della one-man band o del duo. 

Non ricoprono un ruolo secondario i testi, spesso chiamati a supportare il potenziale visionario della musica, fondandosi su tematiche fantasy, o incentrandosi su folclore e tradizioni locali, sulla celebrazione della natura o sulla contemplazione di paesaggi: aspetti, quest’ultimi, che si mettono al servizio della vocazione schiettamente introspettiva di questo sotto-genere. 

Ma quando esattamente si è iniziato a parlare di atmospheric black metal? Non è chiaro; non esiste, che io sappia, una letteratura in merito né su internet si trovano interpretazioni univoche sul fenomeno. C’è chi individua l’origine di questo filone già a partire dagli anni novanta con le opere di Burzum, visto da molti come l'antesignano di tali sonorità; c'è chi inoltre identifica il genere con il solo black-ambient, chi vi annette realtà rinomate del post-black metal e chi persino vi fa rientrare il blackgaze. 

In pratica, tutte le estrinsecazioni più meditative o ricercate da un punto di vista melodico del black metal finiscono per ricadere sotto lo stesso ombrello, a seconda delle visioni personali, cosa che tuttavia genera un po' di confusione nella comprensione del fenomeno. E molto probabile che la storia di questo sotto-genere sia stata costruita a posteriori da chi si è approcciato al metal nel nuovo millennio, in una fase in cui etichette di ogni tipo hanno iniziato a proliferate in modo scriteriato. 

Quel che posso dire io, che ascolto black metal da quasi trent’anni, è che di certo nella decade dei novanta non si utilizzava ancora la denominazione atmospheric black metal, ma molti gruppi già iniziavano a smarcarsi dalla ferocia e dal minimalismo senza compromessi che venivano perfettamente incarnati dall'ideal-tipo darkthroniano. Si iniziavano a comporre brani molto lunghi, ad utilizzare in modo significativo delle tastiere, ad esplorare territori squisitamente folk. 

Un cammino di definizione artistica che ha visto anche questa volta la Norvegia in anticipo su tutti gli altri (Burzum, Ulver, Emperor i primi nomi che ci vengono in mente) e che, di seguito, ha saputo attecchire ovunque, cogliendo le peculiarità locali offerte dai diversi retroterra culturali: dalla Francia dei Blut Aus Nord alla Germania degli Empyrium, dall'Ucraina dei Drudkh alla Romania dei Negura Bunget, fino alle propaggini americane ben rappresentate da Agalloch e Wolves in the Throne Room. Un black metal malleabile e trasformista che, senza perdere le sue prerogative, si conformava alle esigenze espressive più disparate e geograficamente radicate.  

Quanto a noi, cercheremo di addentrarci nella coltre nera di queste nebbie cercando di afferrare l’essenza dell'atmospheric black metal come entità autonoma, come espressione cosciente di determinati stilemi da parte degli stessi autori e non come classificazione operata a posteriori sulla base di presunte analogie fra artisti e band dal background e dagli intenti sostanzialmente diversi. E lo abbiamo fatto concentrandoci su nomi di nicchia, probabilmente sconosciuti ai più, ma che certamente ci restituiscono, con la loro musica, i tratti più salienti del movimento. 

Poiché i contorni sono molto sfumati, abbiamo deciso di avviare la nostra rassegna con due nomi che, a nostro parere, hanno rappresentato lo snodo cruciale da cui tutto si è originato: Burzum e Summoning, ossia il prima e il dopo da cui passa la genesi l'atmospheric black metal come genere a sé stante. 

Non potevano infatti non individuare, almeno per convenzione, il "punto zero" della nostra rassegna nelle opere di Burzum, indubbiamente il primo "visionario" del black metal. Già nel celebratissimo “Hvis Lyset Tar oss” (1994), infatti, Varg Vikernes gettava intuizioni che dalle band dedite all'atmospheric black metal sarebbero state riprese senza aggiungere troppi fronzoli: composizioni dalla durata estesa, temi melodici ricorsivi, andamento ipnotico, escursioni ambient sarebbero presto divenuti degli standard seguiti da molti nel black metal del nuovo millennio. Con il successivo “Filosofem” (1996), secondo alcuni il primo album atmospheric black metal della storia, quella stessa visione artistica si sarebbe spinta oltre, grazie ad un approccio maggiormente introspettivo, spirituale, poetico e suoni ulteriormente dilatati che avrebbero dato il la a tutte le sperimentazioni in direzione depressive e post-black degli anni successivi.  

Con gli austriaci Summoning, invece, verrà avviato un vero e proprio percorso di consapevolezza: una vera e propria missione artistica volta, tramite composizioni lunghissime, i tempi lenti di una drum-machine e la predominanza melodica delle tastiere, ad immergere l'ascoltatore in una determinata atmosfera spudoratamente fantasy. Un nuovo paradigma delineato con opere seminali come "Minas Morgul" (1995) e "Dol Guldur" (1997).   

E allora che cosi sia! Mettetevi comodi e predisponetevi ad evadere dalla realtà: il viaggio attraverso i titoli più rappresentativi dell'atmospheric black metal sta per iniziare! 

0) Burzum: "Filosofem" (1996)

1) Summoning: “Stronghold” (1999) 
2) The Ruins of Beverast: “Rain Upon the Impure” (2006) 
3) Midnight Odyssey: “Funerals from the Astral Sphere” (2011) 
4) Elderwind: “The Magic of Nature” (2012) 
5) Caladan Brood: “Echoes of Battle” (2013) 
6) Spectral Lore: “III” (2014) 
7) Saor: “Aura” (2014) 
8) Mare Cognitum: “Phobos Monolith” (2014) 
9) Panopticon: “Autumn Eternal” (2015) 
10) Paysage d'Hiver - "Im Wald" (2020) 

Appendice: 
Ritorno in Norvegia - Eldamar: "The Force of the Ancient Land" (2016)
Approdo in Oriente - Pure Wrath: "Ascetic Eventide" (2017) 
Oltre l'Universo - Severoth: "Vsesvit" (2020) 

To be continued…