"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

24 giu 2016

"WE ARE THE OTHERS" - IN MEMORY OF SOPHIE L.



Lancashire, Inghilterra del nord. Paesino di Bacup, 12.000 abitanti, ordinato e anonimo agglomerato di case ai piedi della catena collinare dei Pennini. Non precisamente il centro del mondo. E presumibilmente neppure la capitale mondiale del divertimento.

Così cosa si può fare il venerdi sera a Bacup se non vedersi con gli amici a bere qualcosa e poi farsi una passeggiata? Magari in compagnia del proprio moroso?
E infatti è esattamente quello che fece Sophie Lancaster, ragazza appena 20enne, la notte dell’11 agosto 2007.

A cura di Morningrise

L’”errore” di Sophie e del suo fidanzato Robert, di un anno più grande, fu quello di passare dal parco cittadino, frequentato dai gruppi di teenagers della zona. E di fermarsi a offrire delle sigarette a 5 ragazzi, peraltro più piccoli di loro, che gliele avevano chieste.

Ma Sophie aveva una “colpa”, un “difetto” non tollerabile: era una dark, una ragazza che indossava abiti che rimandavano alla sottocultura c.d. goth. E questo, evidentemente, non poteva essere perdonato dai “più”: Sophie e Robert erano troppo "diversi", troppo distante dal modus vivendi  (o sarebbe meglio dire "vestendi") predominante nella comunità giovanile del luogo. 
E dalla richiesta di sigarette, si arriverà in un batter di ciglia, al pestaggio mortale: pugni, calci in faccia, scarpate in testa…in pochi secondi Robert è a terra incosciente e Sophie, coraggiosamente, gli si butta sopra, cercando di proteggerlo dalla gragnuola di colpi che lo stava investendo. Questo gesto d’amore le è fatale: il “branco” si accanisce su di lei, ancora più violentemente, riservandole lo stesso trattamento.
Robert se la "cava" con traumi enormi e perdita di memoria. 
Invece, dopo 13 giorni di coma, Sophie muore.

Non so perché mi sono messo a scrivere questo post. Non ho un’idea precisa di cosa voglia dire. So solo che, venutone a conoscenza, ho provato un desiderio irrefrenabile di trattarla sul nostro Blog. Probabilmente perché è una storia terribile, che mozza il fiato. Che non dà pace e chiede un desiderio inestinguibile di giustizia e di massima diffusione/conoscenza; un fatto che andrebbe raccontato in tutte le scuole, con allegate le immagini dei volti tumefatti dei due ragazzi. Si, direi che ne scrivo per questo. Perché sono convinto che dovrebbe esserne a conoscenza il maggior numero di persone possibile. Come monito verso le "bestie" dell'intolleranza e della ghettizzazione. Pur sapendo che non servirebbe a fermare casi analoghi e gesta simili. 
Come si fa a morire così? Così ingiustamente, gratuitamente, barbaramente? Perché qualcuno ti addita come “diverso”, come un “paria”?

E’ una storia così unica e al contempo così comune. Quante ne sono successe, ne succedono in questo momento, e ne succederanno in futuro? Su Metal Mirror avevamo già affrontato l’argomento ma, ancor più che il caso di West Memphis, la storia di Sophie e Robert mi ha colpito molto in basso, facendomi male.

Le commemorazioni di Sophie sono state molteplici, in diversi ambiti: in suo onore è nata una fondazione, sono state organizzate manifestazioni e festival musicali. Non so se Robert e Sophie ascoltassero musica metal, ma ho visto le immagini delle diverse marce organizzate in varie città dell’Inghilterra. In una di queste, ho notato tante persone tranquille ma decise, molte vestite in modo dark/goth, con magliette di Children of Bodom, Cradle of Filth, Blind Guardian, Within Temptation. Belle immagini. Di grande forza.

Sono state due però le testimonianze che vorrei in quest’ambito ricordare.

Innanzitutto il bellissimo video di “Illusion” degli VNV Nation, electro-synth pop band britannica, che descrive con delicati disegni animati la tragedia di quell’agosto 2007 (vedi qui il video). Il testo è un'accorata preghiera che Robert rivolge alla sua amata morente: "Ti prego, non andar via / voglio che tu rimanga / ti supplico, non andare via" alla quale lei però non può che rispondere: "Non voglio che tu odi per tutto il dolore che provi /  Il mondo è solo un'illusione che cerca di cambiarti".
Parole semplici ma penetranti accompagnate da una musica di grande fascino.

E in secondo luogo: abbiamo citato su i Within Temptation. Ed è proprio il fratello minore di Robert Westerholt (leader della celebre band olandese), Martijn, fondatore dei Delain, symphonic/goth metal band, (trascurabile brutta copia dei W.T.) a dedicare un album, e la sua title-track, a Sophie. Parliamo di “We are the others”, platter pubblicato nel 2012. 

Fu per ciò che indossavi / o per i tuoi comportamenti / non posso credere che si siano potuti comportare così violentemente / senza pentimento…bene, noi non dimenticheremo.
Gli altri siamo noi / noi siamo i reietti / siamo gli emarginati / ma non ci puoi cancellare.
Non sei da solo lì fuori / se ti senti maltrattato / fatto a pezzi e preso in giro / (ricorda che) non sei da solo / noi siamo gli altri”.
Un testo se vogliamo un po’ banale/retorico, ma che comunque mi faceva piacere riportare. E poi tutto sommato per certe situazioni ci sta anche un pò di retorica.

Non ho una chiosa idonea o una “morale” da scrivere al termine di questo scritto. Lungi da me fare dei beceri qualunquismi o generalizzazioni tranchant.

L’unico pensiero che a caldo mi viene da esplicitare riguarda le parole che mi ha detto l’amico, ovviamente amante del metal, che mi ha portato a conoscenza della storia di Sophie e Robert: “Tu hai mai sentito di pestaggi, risse e atti di violenza, da parte di metal fan? Ti risultano?” No, effettivamente non me ne risultano. Inner Circle a parte (che comunque è un qualcosa, seppur gravissima, di non paragonabile ad una violenza come quello su descritta), in quasi 40 anni di storia del Metallo non mi risultano accoltellamenti, violenze sessuali, risse et similia ai concerti di gruppi metal o fuori dai Rock Club. Mentre me ne risultano dalle cronache locali, quasi ogni weekend al di fuori delle discoteche….non è che forse c’è da guardarsi di più da giovani apparentemente "normali", integrati e ben vestiti che da quei “brutti e sporchi capelloni" che-si-vestono-di-nero e che ascoltano quel “rumore assordante”, quel suono violento che chiamano Metal? 

R.I.P. Sophie