"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

22 set 2016

INTERVISTE IMPOSSIBILI: MICHAEL BURSTON (Prima parte)



Nell’estate di cinque anni fa, luglio 2011, freddato da una fibrillazione ventricolare a 61 anni, ci lasciava Michael Burston, in arte Würzel.
Immagino che in pochi se lo ricordino visto che Michael, quando è morto, non calcava le scene metallare da oltre 15 anni. Ma a noi di MM è venuta lo stesso la voglia di intervistarlo perché per un decennio abbondante Burston ha fatto parte integrante della line-up dei Motörhead.

E siccome, a nove mesi di distanza, Lemmy continua a mancarci abbiamo pensato di rivolgerci al suo ex compagno di viaggio per sapere come il vecchio baffone se la cava nell’Aldilà.
La sua dipartita è ancora troppo “fresca” per rompergli le scatole con una delle nostre interviste impossibili. E allora cerchiamo di sapere qualcosa di lui per così dire…di traverso. E cioè mediante una chiacchierata con il buon Würzel appunto.

Data la relativa marginalità del personaggio, pensavamo che le cose interessanti da dire fossero poche. Ma ci sbagliavamo.

Questo è il report di quanto ci ha confidato…

A cura di Morningrise

MM: Ciao Michael, come stai?

MB: Bentrovato! A parte il fatto che son morto…bene, grazie! Ma voi che ci fate qua? Non mi aveva mai cercato nessuno per un’intervista da quando ho lasciato quell’altra vita…

MM: Effettivamente non è stato facile trovarti quassù. Abbiamo chiesto a diverse anime ma non conoscevano nessun Michael Burston. Poi utilizzando il tuo nome d’arte…

MB: hmmm…non mi convinci. Sia con il mio nome di battesimo che con quello d’arte qua non mi si caga proprio. Ripeto: a che pro venire da me fin qui?

MM: Beh, sai. Ci sei simpatico. Volevamo fare quattro chiacchiere.

MB: senti non diciamo cazzate: con le miliardate di anime che ci sono, proprio me…ci scommetto che è per la mia militanza coi Motörhead! Del resto il nome della vostra testata vi tradisce…

MM: Touchè Michael. Ok, ok. Diciamo che si, ci interessa sapere un po’ di cose, sia su quel periodo in cui hai vissuto il mondo Motörhead, sia qualche novità su Lemmy…

MB: Guarda che potevi dirmelo subito. Non mi offendo mica. Non è che abbia tante occasioni di parlare di quegli anni. Mi fa piacere, quindi. Allora, da cosa cominciamo?

MM: Mah, io partirei da quel nome d’arte, "Würzel": che cavolo significa?? E soprattutto: perché l’umlaut sulla “U”? Sembra un nome tedesco. O ungherese, o roba simile..

MB: Ma no, niente di particolare! E’ nato tutto per gioco: conosci Worzel Gummidge?

MM: …hmmm…no, chi è?

MB: Più che “chi è”, bisognerebbe chiedere “cos’è”! E’ uno spaventapasseri parlante, che appariva in una fiction per bambini in Gran Bretagna a fine settanta/inizi ottanta. I miei commilitoni mi dicevano che gli assomigliavo. Sai, per i capelli, per il fatto che mi comportavo in modo un po’ grezzo. Come quello spaventapasseri, insomma. E da lì è stato un attimo…Worzel - Wurzel. In tedesco vuol dire “radice”. E io il tedesco lo conosco un pochino. L’umlaut poi ce l’ho messa su consiglio di Lemmy. Lui diceva che era più figo, che faceva più “metal”…io gli ho detto ok, mettiamola. Ma in realtà è stata più una cosa in memoria del mio trascorso nell’esercito, visto che...a proposito: ma, lo sapevi che sono stato nell’esercito da ragazzo?

MM: …ehm…no

MB: Caspita, non sai proprio una mazza! Potevi almeno un po’ informarti prima di venirmi a intervistare! Vabbeh, sorvoliamo…ti informo che sono stato nell’esercito britannico in gioventù diventando perfino caporale. E all’epoca, questo almeno dovresti saperlo, c’era la Guerra Fredda. Sono stato di stanza in Germania per un po’ di tempo; la lingua bene o male ti entra nelle orecchie. Cominci a masticarla, anche se è una lingua difficile e dura come il tedesco. E così…ecco anche perché ho acconsentito a mettere l’umlaut sulla “U”. Mi ricordava quel periodo, comunque importante per la mia vita.

MM: Ok, ok, Michael. Capito. Grazie per le infos. Ma torniamo a bomba sul punto: cosa ci racconti di quegli anni affianco a Lemmy? Nell’immaginario collettivo metal i Motörhead li pensiamo sempre come un trio. Invece tu hai vissuto gli anni del four-piece. Che ci dici a riguardo?

MB: Beh, sai sono stati anni fantastici. Io onestamente neppure ci speravo ad entrare nella line-up. E invece cosa succede? Che mi presento alle audizioni dopo l’uscita dal gruppo di "Robbo" (Brian Robertson, ex axe-man dei Thin Lizzy e chitarrista per breve tempo nei Motorhead N.d.R.). Lemmy deve prendere un chitarrista; tendenzialmente ha in testa di rimanere in tre. E invece vede me. E poi vede Phil (Campbell, N.d.R.) e dice: “Ehi gente. Sapete che faccio? Io questi due me li prendo entrambi. Sono forti!”. Non ci credevamo! Fino a pochi minuti prima eravamo “rivali”, “sfidanti”. E poco dopo…compagni nella stessa band! E così cominciò la mia avventura nei Motörhead!

MM: Senti, di quei dieci anni che mi dici?

MB: Che, come ti dicevo, sono stati bellissimi, ma anche durissimi. Mamma mia, che ritmi. Sempre in tour, sempre a suonare. Per carità, avevamo 35 anni circa, eravamo nel pieno delle forze. E ancora con tante idee. Sai, quando si parla dei Motörhead si citano sempre i primi quattro/cinque album, e poi il live “No sleep till hammersmith”. E a ragione, per carità. Dischi fantastici, seminali. Però anche dopo, con la nostra formazione, facemmo dischi davvero buoni. Almeno nel primo periodo.

MM: Si, sono d’accordo. “Orgasmatron” è il primo studio album cui partecipasti, se non erro.

MB: E invece sbagli ancora! Io ero già presente per i pezzi originali che inserimmo nella raccolta “No remorse” del 1984! E’ vero che fosse una specie di Greatest Hits (io odio tendenzialmente i greatest hits…) però per l’occasione avevamo composto dei brani inediti da inserire. Tra cui “Killed by death”. Ora non dirmi che non conosci neppure “Killed by death” perché sennò te ne torni di filato da dove sei venuto!

MM: No, no, tranquillo Michael! La conosco eccome! Allora mettiamola così: “Orgasmatron” fu il primo full lenght interamente inedito cui partecipasti…così va meglio?

MB: si, ok! Ma non farmi il permaloso, ok?! Comunque...che disco "Orgasmatron"! Probabilmente quello dove, in più di altri, Lemmy ha cercato di “dire” qualcosa di diverso rispetto alle cose passate. Però attenzione: anche io e Phil partecipammo attivamente alla realizzazione di quei brani.

MM: Album bellissimo, si. Anche se con una produzione orrenda...

MB: Vero: ci mettemmo l’anima nella realizzazione di Orgasmatron, però avevamo fretta; fretta di uscire con un disco nuovo e partire in tour. La Bronze Rec. ci aveva appena scaricati, imponendoci peraltro la pubblicazione di “No remorse”. Ma tant’è…ci affidammo a questa nuova etichetta indipendente, la GWR. Ma sai, erano alle prime armi. Le disponibilità erano quelle che erano. Però erano tipi in gamba quelli della GWR. Erano riusciti ad accaparrarsi grandi nomi, tipo gli Hawkwind e Lita Ford. Poi nel rooster c’era anche un tizio un po’ folle, megalomane, che si vestiva da guerriero…come cazzo si chiamava? Ah, si Jon-Qualcosa Thor. Lo conosci?

MM: ehm, non benissimo. Ma in redazione giù da noi lo abbiamo trattato qualche tempo fa. Scusa Michael, potresti tornare al punto?