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11 giu 2018

LEZIONI DI SATANISMO A FASCICOLI - KRIEGSMASCHINE: LA CARNE DEL MESSIA E IL PUS SPIRITUALE


La tristezza di leggere i testi di “Ave Sathanas” dei Venom Inc. è pari alla soddisfazione nel vedere invece come negli anni si sia passati dalle facilonerie sataniche all’anticristianesimo teoretico, lontano da banalità ritualistiche o da attitudini provocatorie. E’ passata sotto i ponti l’acqua dei Morbid Angel, con il loro occultismo anticristiano; i Deicide con il loro anti-cristianesimo allegorico; per poi approdare, con l’era black, all’anti-teismo esteso ad ogni religione monoteistica.

I Kriegsmaschine, realtà polacca legata agli MGLA che già abbiamo trattato, ripropongono una critica alla figura del profeta divino come incarnazione della falsità. L’elemento carnale, quasi di gusto death, è la peculiarità della rappresentazione offerta dai Kriegsmaschine: essi misurano l’assurdità della visione religiosa sulla verità della carne umana. La carne è lo stesso terreno su cui è sceso Dio per verificare se stesso, e per sancire la prima verità di fede: l’esistenza di una spirito nella carne, la trans-sustanzialità di Dio, che è carne ma anche pane, che è carne mortale ma anche immortale. Gesù si fa carne dallo spirito Santo nel corpo di Maria, da uomo carnale compie miracoli e si proclama messia, e rifugge la carnalità della morte in extremis sotto il mistero della resurrezione, dietro il velo di una morte che vuole esser vita. Il corpo di Cristo è infatti sepolto nella tomba, a testimonianza della sua autentica morte, presupposto per l’autenticità della resurrezione. Ma manca un elemento fondamentale, centrale nella poetica death: la decomposizione. Ci manca la carcassa del messia, e infatti la tomba era vuota. La versione più accreditata: salma trafugata dagli apostoli, che poi misero su la storia della resurrezione per dare benzina alla nuova chiesa fondata sul mito del Cristo Risorto. E tramandare ai posteri una storia con taglio soprannaturale.
I Kriegsmaschine fanno riferimento alla figura dell’apostolo della peste, colui che diffonde la “novella malata” della resurrezione. Neanche Cristo è quindi il vero bersaglio della loro critica, ma la figura dell’apostolo. Chiaramente, già colui che “parla a nome di” o che “parla per conto di” Dio è identificabile come apostolo, ma Cristo è l’unico apostolo che non presenta se stesso come tale, ma è dagli altri presentato.

Per inciso, la figura di questo messia delle peste ricorre più volte nelle liriche metal, con vari significati metaforici, sia come apostolo che come latore di una disgrazia contemporanea, per esempio la droga ("Leper Messiah"). Il messia della peste non è da confondersi con il profeta nero, la figura che si fa portatore dell’anti-verità terrena contro la verità divina, utilizzata dai Deicide. Il profeta nero mantiene una facciata di superiorità, poiché è colui che porta l’anti-verbo, colui che si pone sullo stesso piano del profeta di Dio per poi neutralizzarne il messaggio, tramite il meccanismo del capovolgimento o del rifiuto della comunicazione (l’assenza di volto, il mutismo, etc). Una volta che il profeta nero ha smascherato la parola mistificatrice di ogni religione, ecco che rimane l’apostolo della peste, o messia della peste che dir si voglia.
Egli è in pratica presentato come se fosse il cadavere in decomposizione di Cristo, contrapposto alla sua resurrezione. Il principio di contrapposizione è lo stesso per il quale l’avvento dell’Anticristo è spesso fatto coincidere con la nascita di un bambino “nero”, frutto di una carnalità esasperata (incrocio tra uomo e animale) o promiscua (frutto di un seme promiscuo). Si parla della contrapposizione tra una carne “impuramente” terrena, ma per questo vera e nobile, e una carne “purificata” per volontà dello Spirito Santo, e per questo maschera di una putrefazione sottostante.

L’apostolo della peste è il Cristo svelato, cioè privato del suo mistero, che fa da collante impossibile alle sue nature, umana e divina. Tolto il velo del mistero, la concomitanza delle due nature è semplicemente una contraddizione, a nascondere una verità agghiacciante: il profeta divino vende la carne degli altri, la vende alla malattia, al dolore, all’appetito altrui. Se la carne è normalmente esposta a questo tipo di destino, la religione funziona in maniera tale da vendere questo destino ad altri, perché lo determinino al posto del padrone della carne. Credere è una delega a Dio sul destino della propria carne. Dietro quella morte, che vorrebbe esser vita ed elevazione spirituale…c’è invece una vita “in Dio” che è negazione della natura umana, e quindi vera decomposizione e abdicazione spirituale.
“Santifica queste cicatrici e benedici questa carne, come un cancello per accedere all’ottava piaga / osserva attraverso questi occhi e parla tramite questa bocca, lava queste mani nel sangue del mondo…
Ogni carne canterà il salmo dell’annientamento / ogni terra udirà la voce delle lodi / ogni carne si bagnerà nella luce della salvezza”
Le parole sono pronunciate e la terra appassisce, mondata dal più grande peccato: il seme della vita”
In coda ai proclami dell’apostolo della peste, la dichiarazione dell’uomo anti-teista: “Il mio cuore è gioioso dentro di me; la morte dentro di me”

Il disfacimento del profeta, disvelato nella sua natura anti-umana, è raccontato nel dettaglio in un altro brano ("Stigma").
“In questo modo giudichiamo l’uomo: dalle sue cicatrici / lecchiamo il pus e assaggiamo la carne, affondiamo le nostre zanne di ferro nelle ferite non ancora guarite / l’odore repellente del sangue ci racconta della sua anima / Perseguiteremo coloro che sono toccati dagli angeli, riconquisteremo la nostra divinità per vie carnali”
L’uomo giudica la falsità del profeta assaggiandone la carne. Non la parola, che la mistifica. La verità del messia si vede nella malattia che vive dentro le sue carni, che non guarisce (le ferite che non si chiudono), che vive d’infezione (il pus). Non esiste un’anima, esiste solo nelle parole di un profeta. Il vero spirito è nell’odore del sangue, ed è quello che rivelerà il marciume del profeta su un piano umano: il suo sangue non quadra. E’ pulito e sano a livello spirituale, ma è rispetto alla carne che è guasto.

Il profeta è quindi un macellaio che si fa donare la carne dagli altri, per sostenere una putrefazione continua, sulla quale fonda la sua autorità e autorevolezza. Egli è l’illusione di sfuggire la putrefazione, e contemporaneamente l’odio per la carne che la rende inevitabile, con la sua caducità, la sua infettabilità, la sua decomponibilità. Alla fine però, egli semplicemente fa sparire la carne buona dal mondo, nega al mondo la sua carnalità positiva. Così come il Pinhead di Hellraiser, che ricostituisce le proprie membra utilizzando il sangue altrui come materia, lo spirito si nutre di carne malata.
I Deicide mettono nella retrocopertina di "Once upon the cross" l’autopsia di Cristo, come allegoria blasfema dell’autopsia di una fede fasulla. La fede si giudica dal suo cadavere
I Kriegsmaschine anticipano la questione: la fede si giudica dallo stato della carne del profeta e dei suoi apostoli.

A cura del Dottore