"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

7 apr 2020

IL METAL AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: "VIRUS" (LUCA TURILLI'S DREAMQUEST)


Idee per chi resta a casa: sui social, nelle chat e sulle homepage dei siti dei più importanti quotidiani nazionali spuntano come funghi consigli, articoli e tutorial su come approfittare della quarantena forzata per riscoprire azioni quotidiane che ci riportino a un ritmo di vita più umano ed a una coltivazione dell’animo capace, una volta finita l’emergenza virale, di farci uscire più forti e più consapevoli, verso noi stessi e il nostro rapporto col prossimo. 

Il Coronavirus diventa così lo spunto, per quanto tragico, di ritrovarci nelle mani un’occasione unica per riscoprirci, guardarci dentro, coltivare passioni arricchenti, trovare davvero il Bello d/nella Vita.


In quest’ottica, nell'ambito del metal (neo)classico, l'aspetto più propriamente simbolico del virus  ce lo offre il buon Luca Turilli in quello che è rimasto, ad oggi, l’unico esperimento discografico a firma Luca Turilli’s Dreamquest, cioè “Lost horizons” (w l’originalità del titolo!), fuoriuscito nel 2006 in concomitanza col suo capitolo solista “The infinite wonders of creation”; una mossa, quella della  Magic Circle Music (etichetta di entrambe le release) non particolarmente lungimirante. 

Con tutta probabilità rimasto unico, l'album dei LT'sD, per il fatto che il risultato artistico dell’opera non è di certo da tramandare ai posteri: un prevedibile e spompato symphonic-epic che di metallico ha poco o nulla, con pochi spunti degni di nota e tanta noia synthocentrica, chitarre inesistenti e female vocals altrettanto poco memorabili. Il virtuoso compositore giuliano, per l’occasione, lascia i panni di guitar hero e veste quelli di tastierista-pianista/orchestratore, (leggo che i tasti d'avorio sono la sua vecchia passione gioventù). Ecco, toltosi lo sfizio lo stesso Luca dev’essersi reso conto che era meglio fare dell’altro con i suoi progetti principali.

Ma tornando al nostro concept pandemico: preceduta da una brevissima introduzione strumentale (toh, un’altra originalità!), dal significativo titolo di “Introspection”, “Virus” è la danzereccia opener del platter, che si apre con la declamazione corale del celeberrimo “COGITO ERGO SUM” di cartesiana memoria (e via con la terza originalità!). 

Anima dimenticata / Angelo di pietra / Guardiano dell’elettrica luce della luna / Hai visto quel seme stuprare la pioggia / causando l’infezione neuronale / Mistico segreto dei cieli: salva il mio mondo!

Ecco, dare un’interpretazione anche lontanamente credibile ai versi turilliani non potrebbe che apparire una forzatura ma dal mood generale della song emergerebbe una dicotomia tra il mondo degli adulti, ingabbiati in sogni “strani” (folli?), vittime dell’astrazione virale (sic!) che nega il pensiero filosofico (“codice primario dell’esistenza”); e dall’altro il mondo dei bambini che, al contrario, sono capaci di ragionare in modo puro e semplice, sentendosi protetti in un mondo in cui il virus non può toccarli e corromperli.

Anche il chorus non ci viene molto in aiuto nell’esegesi del messaggio di Turilli, per quanto confermi l’impressione iniziale di un virus che colpisce l’anima, la svuota di positività e la lascia congelata, quasi totalmente inerte:

Perso nel silenzio, triste emozione sull’infinita via mortale, cammino verso il nulla / Vuota visione / tristezza mortale / solo le lacrime gelate di un angelo caduto / virus

Insomma, Turilli, non so con quanta consapevolezza, ci rimanda l’idea del virus celebrale come qualcosa da evitare, non solo perché “ammala” ma soprattutto perché ci inibisce l’occasione di tornare bambini, alla semplicità, mai banale o scontata, ma anzi ricca di inventiva e profondità, tipica di quel periodo della nostra esistenza, capace di andare al cuore delle cose.

Declinando tutto questo alla quarantena cui siamo sottoposti dallo scorso mese, non possiamo che provare, con tutto lo slancio vitale di cui siamo capaci, a intraprendere la strada consigliata dal riccioluto chitarrista, sperando che la nostra, di via, non sia né mortale né finisca nel nulla

E che si possa, quanto prima, uscire di casa a “riveder le stelle”. Sperabilmente migliorati…

To be continued...

(Vedi le altre puntate della Rassegna)

A cura di Morningrise