Proprio durante questi giorni di quarantena stavo aiutando mia figlia nello studio, in Lingua Italiana, delle figure retoriche. Tra le principali, abbiamo analizzato quella della personificazione.
Tra le migliaia di articoli, commenti, analisi, elucubrazioni anche di stampo filosofico sorte in questo periodo sui giornali e sul web in relazione all’ emergenza da Sars-CoV-2, ci si può facilmente imbattere, appunto, nell’utilizzo
della personificazione del (corona)virus, visto come entità senziente dotata di volontà. Volontà di
autoriprodursi, cercare un ospite interno (l’uomo) in cui annidarsi e
svilupparsi; con capacità, si direbbe quasi consapevole, di
evolversi mutando i propri tratti genetici ed essendo capace così di essere
sempre un passo avanti rispetto alla Ricerca e al suo tentativo spasmodico e disperato di trovare un
vaccino in tempi il più rapidi possibili.
Come spesso accade, il Metallo, che da sempre ha un debole per l’immenso Mondo delle Scienze Fisiche e Naturali, aveva affrontato l’argomento in tempi non sospetti, ovviamente con derive distopiche. Ne è la riprova l’album “Virus”, datato 2006, dei parigini Heavenly (più-che-discreto prodotto, per quanto derivativo, del filone power metal dalle venature sinfoniche).
Presentato da un’ottima
copertina, molto suggestiva e che concede poco alla fantasia, il platter ha uno dei suoi punti di forza sicuramente nella title track che è un lucido, ed
inquietante, esempio di personificazione: il virus del titolo ha una propria
volontà dominatrice, sia verso il corpo del singolo individuo (l’Essere Umano)
in cui è penetrato, sia nei confronti della Società tutta creata proprio da quell'Essere Umano.
Ma leggiamo insieme:
Cerco di arrivare dentro nel
profondo / e divorare ogni cosa / Tutto ciò di cui ho bisogno è il potere / “per
prendere il controllo fino alla distruzione” (quest’ultimo verso tra
virgolette, come per sottolineare che è proprio il virus a parlare).
E ancora, più avanti:
Mi nascondo lontano nella tua
mente / Non esiste per me un posto dove morire / chiamami spia invincibile (che
bellezza! NdR) / “Paura e panico ovunque” (ancora le virgolette
citazionistiche).
Ed è proprio quest’ultimo verso
che è ciò che tutti noi, chiusi tra le nostre quattro mura da settimane, temiamo di
più: il dilagare del panico, la paura di non riuscire ad accaparrarsi
cibo&farmaci, lo scoppio della violenza per strada (e, da qui, il
paventato utilizzo dell’esercito a presidiare le città in uno Stato militarizzato).
Ma tornando ai Nostri: al di là di qualche deviazione
in stile profezia-Maya che mal si addice al contesto della canzone (Per vedere
la luce dei sette segnali / e
raggiungere la profezia / tutto ciò che provo dentro è la collera) gli Heavenly si spingono fino alle estreme conseguenze della loro tesi: la morte dell’uomo, la fine del
mondo e il dominio del Virus, che si rivela come una Bestia che, alla fine, governerà
su Tutto Ciò che Rimarrà dopo l’epidemia, sorta di Re Cieco di un Regno di
Terrore:
“[…] Quando la luce incrocerà il
mio destino / il mio dominio giungerà alla corona / ricorda l’uomo che eri un
tempo / perché quando il virus arriva / è il tempo della Vittoria (la sua,
ovviamente NdR) /
Splendida, nella sua totalizzante
incontrovertibilità, l’immagine finale del mondo virale donataci dai francesi:
Non c’è via d’uscita mentre scavi
la fossa / per incoronare ciò che abbiamo creato dagli esseri umani /
Regredendo ovunque allo stato di natura / noi attraverseremo i Sette Mari e il
Regno del Terrore governerà incontrastato
Catastrofico, no?
E non ditemi che, vieppiù giorno
dopo giorno passato in isolamento domestico, questo retropensiero apocalittico,
da fine-del-mondo, da castigo-divino non vi ha mai, neppure
una volta, passato per la mente…perché se lo negaste, beh, non vi crederei…
E neppure lo farebbero gli Heavenly…
A cura di Morningrise
A cura di Morningrise
To be continued...