"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

18 giu 2020

CONFRONTI IMPOSSIBILI: GLI ANVIL E ACHILLE LAURO


Siamo troppo avanti nel 2020, e al contempo indietro, vedo una performance sgradevole di Achille Lauro a Sanremo eppure qualcosa mi affascina in questo disgraziato ragazzo romano. 

Lo ammetto e contemporaneamente vado a letto ascoltando l’ultimo album degli Anvil.
Il gruppo canadese partorisce il diciottesimo album senza colpire nel segno, eppure manifesta una necessità di creare nuove canzoni nel 2020. “Legal at last” è un disco di cui non si dovrebbe parlare oggi, non aggiunge o toglie niente al nostro mondo ma io lo ascolto con un po’ di vergogna come accade per Achille Lauro.

Non che ascolti la sua musica, ma seguo il personaggio, osservo le sue performance e leggo interviste in cui si definisce sessualmente fluido o in cui si atteggia con doti di trasformismo, senza idee e citando Hendrix, Bowie e il 1969 in generale con lo stesso superficiale derivatismo con cui gli Anvil compongono nuove canzoni.

Sono entrambi così indietro da apparire avanti ai miei occhi saturi, rifanno le stesse cose che venivano fatte anni fa (anche peggio se vogliamo fare i puristi) ma concedo loro un pizzico della mia benevolenza.

Quando parte il riff di “Bottom Line” provo le stesse sensazioni e mi faccio le stesse domande nel vedere Achille truccato con il fulmine di Bowie: ancora e perché? Non erano necessari entrambi, eppure una voce dentro me ammette che lo sono molto di più di altri artisti in scena.

Lo sprint di “I’m alive ” ha movimenti sgraziati che richiama il mio sorrisetto durante l’ascolto di “Me ne frego” di Achille; e coloro che se ne fregano sono proprio i canadesi che nel 2020 ripropongono riff orecchiabili che sembrano in ritardo di almeno trent’anni, ma fieri di ciò che fanno.

Il trentenne romano si definisce: “Artista. Folle. Fuori controllo. Questo è Achille Lauro. La mia musica non è etichettabile in un genere e basta. È musica di Achille Lauro. Punto. Facciamo quello che ci piace, facendoci ispirare da tutte le epoche: prendiamo i generi e ci mettiamo del nostro, li svecchiamo, li modifichiamo. Le persone si evolvono, cambiano, vanno avanti, sperimentano.”

Grazie ad Achille potremmo definire gli Anvil: Artisti. Folli. Fuori controllo. La loro musica è etichettabile in UN genere e basta. Punto. Facciamo quello che ci piace, facendoci ispirare da un’epoca: prendiamo un genere e ci mettiamo poco del nostro, invecchiamo con loro e non li modifichiamo. Le persone si evolvono, cambiano, vanno avanti, sperimentano, noi restiamo noi stessi.

Achille Lauro, in questo 202, rischia di diventare iconico; fateci attenzione e la sua capacità di non lasciare indifferente il pubblico sarà per lui un punto a favore, mentre gli Anvil hanno lasciato indifferenti migliaia di noi anche di fronte alla produzione di quasi venti album

Eppure oggi c’è in loro una marcia che li spinge un passettino oltre.

Rifletteteci stasera: Achille e gli Anvil non vi sembrano così “indietro” da apparire “ avanti”?