Il gusto dolce di un risveglio al mattino, bere una tazza di tè e guardare la montagna dalla finestra oppure... ascoltarla. Udirla e immaginarla anche sotto forma di progressive elegante degli Haken, grazie ai quali scopriremo la reale vetta da scalare dentro di noi.
Se abbiamo chiamato in causa questo gruppo per intravedere uno spiraglio di futuro del fenomeno metallico grazie a "The Affinity" è perché, già dal 2013, attiravano la nostra attenzione con uno dei migliori album del cosiddetto neoprog.
Rispetto all'ultima fatica, però gli Haken sono più genuini e più derivativi allo stesso tempo. Sono nette alcune influenze settantiane (vedi "Cockroach King") o passaggi di matrice Wilson-iana, ma è evidente che i ragazzi ci sanno fare. Vecchi e contemporanei, personalità e scopiazzamenti si fondono tra: Genesis, Dream Theater, Pain of Salvation e Porcupine Tree.
Ai piedi di quale montagna ci stiamo muovendo?
Una vetta metaforica che ci spinge a scavarci dentro, proprio come la balena di Moby Dick può essere interpretata come un paradigma di alcune nostre paure, così questa montagna è una cima psicanalitica da trovare con gli Haken.
A volte ho paura di mettere nel lettore questo disco, perché comporta una ricerca e un'attenzione che non sono più abituato ad avere. Non manca melodia o orecchiabilità, ma c'è un fulcro dell'opera ostico come scalare una montagna (appunto).
Ho provato a fare un test con questo disco: metterlo in circolazione tra amici, conoscenti o consigliarlo a prescindere. Da qualche tempo lo faccio, provo a mettere pillole di Haken nella vita delle persone, ma non ho mai un cazzo di riscontro. Lo metto in macchina e nessuno lo nota, alle cene non è praticamente udito, altrove nessuno me ne parla e anche i nostri articoli su di loro vengono quasi ignorati.
A dir la verità la critica li incensa abbastanza costantemente, ma a questo non sembra corrispondere quel quid in più che il gruppo meriterebbe.
A dir la verità la critica li incensa abbastanza costantemente, ma a questo non sembra corrispondere quel quid in più che il gruppo meriterebbe.
C'è una spiegazione a tutto questo? Forse non c'è più pazienza nel 2016?
Nessuno ne ha, il più grande timore odierno sembra essere la noia, tanto che molti scrivono sul telefonino o fanno finta di parlare per farsi vedere impegnati e non affrontare la noia o le pause fisiologiche dell'esistenza.
Mi conferma questa sensazione anche l'ascolto degli ultimi "successi" in ambito metallaro, dagli Slipknot agli Alter Bridge, sono tutti dischi che non annoiano mai. Non annoiano mai proprio per statuto, non sempre per ispirazione, ma è come se nella Costituzione Ideale del Metal Contemporaneo ci fosse scritto: La nostra è una Musica che ripudia la Noia.
Forse sta qui la chiave di tutto, quella sottile linea tra pazienza e noia, tra attendere e sbuffare, tra costruire ed emozionare, tra correre e scalare, anche se quando ci sono canzoni come "Pareidolia" dovremmo solo applaudire tutti. D'altronde è noto che il mare piace a tutti, ma la montagna è per pochi.
Voto: 7/8
Canzone top: "Pareidolia"
Momento top: la parte iniziale di "Because It's There"
Canzone flop: "Falling Back To Earth"
Anno: 2013
9 canzoni, 62 minuti
Etichetta: Inside Out