Inauguriamo una rubrica che ci porta ad analisi inedite, private e scandalose dei personaggi più significativi della storia della musica heavy metal. Un ritratto d'autore come si effettuava nel Rinascimento, più di una fotografia, ma meno di una biografia. Sotto la grande lente a specchio di Metal Mirror, ecco la nostra visione di: Rob Halford.
Qualche tempo fa ero a Roma e casualmente mi sono imbattuto in uno spettacolo di strada, tra cabaret e sagra, con relativo palco in mezzo alla gente; anche se era la gente intorno il vero spettacolo.
Ad un certo punto il presentatore, si fa per dire, annuncia uno spettacolo comico di un tizio che avrebbe preceduto il momento più atteso ovvero la serata danzante. Dire che il presunto comico era circondato da scetticismo è poco, tutti avrebbero saltato volentieri quel momento per iniziare a ballare da subito. Ad aggravare la situazione per il pubblico era l'abito e l'atteggiamento effeminato del nostro che, ad onor del vero, sapeva anche farci ridere con alcune battute.
Impagabile di lì a poco un signore seduto poco dietro di me che, ad alto volume, fischia per richiamare l'attenzione del malcapitato comico (da apprezzare comunque la correttezza deontologica del romano che, se ti deve insultare, pretende attenzione e rivendicazione dello sgarbo tra la folla nda) e urla: "Aò Malgioglio finisci presto che qui volemo ballà!". Risate generali.
Questo esempio per dire che ho capito, ancora una volta di più, perché Rob Halford ha atteso così tanto per dichiarare la sua omosessualità al mondo metal.
Il suo orientamento sessuale era già noto al resto della band, ma tante persone sono rimaste colpite al momento dell'outing durante un'intervista ad MTV. Dopo la sbornia punk infatti è stato lui ad inaugurare un nuovo stile di cantare ed esibirsi, un vero stile metal per la prima volta con moto, borchie e tutto ciò che adesso è stereotipo della musica heavy.
Il suo orientamento sessuale era già noto al resto della band, ma tante persone sono rimaste colpite al momento dell'outing durante un'intervista ad MTV. Dopo la sbornia punk infatti è stato lui ad inaugurare un nuovo stile di cantare ed esibirsi, un vero stile metal per la prima volta con moto, borchie e tutto ciò che adesso è stereotipo della musica heavy.
Io non sono uno che va nei backstage del gruppo o li segue anche nella vita privata, perciò la notizia di Halford è stato un fulmine a ciel sereno. O meglio avevo il sospetto, ma dire a posteriori le cose è sempre più facile.
Rob è entrato nel mondo della musica cantando in varie bands minori tra cui Hiroshima, Lord Lucifer ed Abraxas, ma dal 1973 sostituisce Al Atkins nei Judas Priest, iniziando, così, la sua vera carriera (chissà dove cazzo è ora Al Atkins?! nda).
La sua vera esplosione non è però tanto con l'album del 1974 "Rocka Rolla", quanto con il successivo "Sad Wings of Destiny" in cui la band scrive un capolavoro e troviamo Halford sugli scudi grazie a brani come "Tyrant", "The Ripper" o "Victim Of Changes".
Da lì in poi Rob diventa il Metalgod tra successi personali, riconoscimenti e capolavori in serie da "British Steel", "Screaming for Vengeance" a "Defenders of the Faith", ma il suo scabroso segreto doveva restare celato.
Troppo bigotto il mondo, troppo conservatore il popolo metal, troppo forte il disagio quando qualche fan gli dava una pacca sulla spalla e ridendo esclamava: "Poi chissà quante te ne scopi Rob, vecchia canaglia!", strizzando l'occhio.
C'è da apprezzarlo quando ammette che nascondere il suo orientamento sessuale durante la militanza nei Judas Priest gli ha causato forte depressione e isolamento, tanto da portarlo a fare uso di droghe e alcol. Non voglio indagare sulla specifica motivazione, magari si sarebbe strafatto comunque, però apprezzo questo cuore aperto di fronte al suo popolo.
Nel 1986 una overdose di analgesici quasi lo ammazza e, avendola scampata per il rotto della cuffia, decide di diventare pulito. Non a caso la qualità dei dischi si abbassa e, mentre più avanti i Judas lo rimpiazzeranno con Tim "Ripper" Owens, Halford pubblicherà Resurrection (2000).
Un buon disco che mi spinse a vederlo anche nel tour dedicato e, forse solo per associazione di idee, mi sembrava di vedere un uomo più sereno e realmente commosso dall'amore dei fans.
E' nato a Birmingham e cresciuto in una famiglia cristiana, ha sempre dichiarato come la fede sia stata fondamentale nel suo processo di riabilitazione dalla droga, ma allora non avevamo capito proprio niente di te!
Ti vogliamo bene per il tuo coming out, ma almeno non ci sfidare sul terreno religioso perché la figura del chierichetto Rob proprio non riusciamo ad immaginarla!
Mi colpisce pensare a quanto si possa nascondere l'identità di se stessi su un palco o, ancora più incredibile, di fronte a migliaia di persone. È il dramma interiore dell'uomo che mi fa riflettere, andar sul palco e recitare per anni la parte del duro, sporco e cattivo per la musica del diavolo. Quando invece la vita era così lontana da tutto questo, ma non vedo falsità in Rob, ma tanto dolore e fatica.
I Judas Priest non sono un gruppo qualsiasi. Pensate le discussioni con Tipton o KK, pensate la presa di coscienza dell'uomo Halford e la sofferenza mista a coraggio di uscire allo scoperto. Forse si è rivelato anche troppo tardi, ha occultato al mondo fin quando ha potuto per la band, per il successo, per il giudizio altrui o per mille altri motivi.
La cosa più preoccupante è che forse ha aspettato ad ufficializzare ciò che già comunque serpeggiava nell'ambiente, perché vedeva un mondo metal più bigotto di quello che realmente era.
Oggi c'è gente che si mette le tette finte come Marilyn Manson o si traveste da pagliaccio, oggi che è sdoganata ogni identità sessuale e non, oggi che i riferimenti sono sfumati in ogni campo, insomma proprio questi tempi moderni hanno permesso ad Halford di trovare il coraggio per dichiararsi e ottenere un futuro senza bugia.
Non solo, ma anche per questo, ho stima di Rob e anche per questo quella sera a Trastevere ho ascoltato con rispetto lo spettacolo di quel simil-Malgioglio, perché faceva ridere e perché in fondo ciò che conta per noi è l'arte oltre al personaggio.