"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

7 gen 2019

VIAGGIO NEL METAL ASIATICO - LA MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE METALLICHE IN IRAQ (Parte II)




Al di là del depressive, che in effetti non è una botta di vita, il metal gode di ottima salute in Iraq.

Lo testimoniano in maniera inequivocabile i Sodomophilia, dediti a un death-grind di matrice peraltro vintage, che sta al moderno slam-brutal come i sumeri stanno ai più raffinati assiro-babilonesi. Nelle mille difficoltà di una capitale gloriosa che stenta a rialzarsi, i nostri si pongono inquietanti problemi. “L'albero della vendetta” per esempio narra le gesta di un tizio che decide di chiudere i conti con chi gli ha fatto un torto. Inizia con il primo, a cui taglia la borsa dei coglioni e gliela infila in bocca, ma siccome non si incastra a fondo la rincalca usando...Andiamo oltre, e con “Incest” il tipo se la prende con la fidanzata, che a quanto pare ha un rapporto incestuoso con il padre, e nel bel mezzo di un amplesso orale attacca alla schiena lei, che per reazione serra la mandibola, con conseguenze disastrose...”. Otto minuti di fantasia vecchia maniera, che purtroppo non ha avuto seguito.

I Dog Faced Corpse propongono death minimale di fattura più vintage (ritmo a martello monorullante), che poi tanto secco non è perché si fa permeare subito da qualche scaletta melodica. Con il solito riciclaggio di riff marziali dei Metallica, che infestano il panorama asiatico in maniera impressionante, dall'Indocina all'Arabia, ci si può godere però della decente musica brutale.

Gli Acrassicauda iniziano con un thrash solido e articolato, chitarrismi più virtuosistici e ritmiche più funamboliche. Riconoscibile la provenienza sia negli accenti vocali che nelle linee melodiche. Di seguito si sposteranno su un groove metal accostabile ai Nevermore, con “Solo i morti vedono la fine della guerra” (grandissimo titolo) e “Gilgamesh”.

Non c'è più Mai Dire Tv, altrimenti non sarebbero sfuggiti alla Gialappa's Band i Dark Phantom. Gustosissimi i loro video a Radio Kirkuk circondati da coccarde multicolori, oppure in cui si accomodano su panchine in mezzo a quadretti stampati di un venditore ambulante, e qui si esibiscono in terrificanti brani acustici. Al massimo, fanno del rock brillante e chitarristico, con il cantante che sfoggia un lucido gilet da compleanno in parrocchia. Lasciando perdere questa falsa pista, i Dark Phantom (come comanderebbe il loro nome), quando producono musica in autonomia fanno del thrash-death con venature mesopotamiche, ma non rinunciano agli effetti speciali nei video: micidiale quello di “Nation of dogs”, che inizia con un growl accompagnato dal fumo di un sigaro iraqeno che esce dalla bocca del cantante, il quale condisce i primi versi facendo il gesto di Spiderman che lancia la ragnatela. Si continua con dello zucchero a velo sistemata sui rullanti e sui piatti e alzata in nuvole, e a polvere di calcinaccio versata dall'alto per simulare l'effetto tellurico delle vibrazioni.

Alla fine vi dirò che però il thrash dei Dark Phantom è interessante, soprattutto l'alternanza dei timbri (io darei più spazio a quello pulito, alla Novembre), e i solismi semplici ma efficaci. Dai Dark Phantom si stacca Rabeen, che inizia una sua produzione omonima parallela, strumentale, di tipo guitar-oriented, di metal classico melodico. In Iraq sono due i guitar hero che si espongono individualmente: Rabeen e Mahmod Meta (autore di "Echoes of Babylon"). Entrambi prediligono melodie arabesche su fondo metal farcito, senza esagerare, con tastiere, e producono brani strumentali.

Esiste quindi alla fine il metal mesopotamico? Speravo vi foste scordati di questo interrogativo da risolvere, perché direi che siamo lontani dall'individuare stilemi e proposte peculiari, o addirittura legate culturalmente ad una qualche radice musicale antica di queste terre. Si può parlare del solito stile arabeggiante nelle tessiture melodiche, nelle linee vocali

Purtroppo la cosa più particolare in queste lande è Lord Erragal, e temo che l'essenza del mesopotamico sia lì, ma è come cercare un ago di musica in un pagliaio d'atmosfera.

A cura del Dottore

(vedi il resto della Rassegna)