"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

28 mar 2020

IL METAL AI TEMPI DEL CORONAVIRUS: "THE PESTILENCE" (KREATOR)


Non sarà l’inglese da terza media di Mille Petrozza a gettare spunti illuminanti sul tema che intendiamo trattare. Scorrendo velocemente il testo di “The Pestilence” ci pare infatti che i Kreator abbiano scelto il topic della pestilenza in quanto evocatore di immagini negative al solo fine di corredare con dei versi adeguati una proposta musicale estrema. Una pratica piuttosto frequente in ambito thrash e death metal. 

Confermano l’impressione i testi degli altri brani contenuti in “Pleasure to Kill”, nei quali si passano in rassegna indistintamente minacce reali e scenari fantasy, guerra e maniaci assassini, loro stessi qualunquisti nella scelta dell’arma di volta in volta impugnata, un coltello o una motosega a seconda dell’occorrenza...

Ad accomunare le liriche di “Pleasure to Kill” è una visione apocalittica in cui la vita, individuale e collettiva, viene in qualche modo minacciata e, esplicitamente o meno, distrutta. 

The Pestilence” non fa eccezione e come gli altri brani si ferma al lato materiale delle cose, riconoscendo al corpo ed alle sue parti (“I teschi e le ossa stanno marcendo”, “Arti di cadaveri e carneficina mortale”) il ruolo di maggior rilievo, ignorando in toto la sfera psicologica e mai evocando, nemmeno musicalmente, quel modo subdolo ed invisibile che ha il morbo di muoversi, quel senso di paura serpeggiante per il contagio che ne consegue. La pestilenza viene descritta nella sua furia distruttiva, alla pari di altre calamità naturali come il terremoto o lo tsunami. Quale profondità riconoscere, del resto, al frutto di una penna capace delle finezze qui sotto? 

"Vermi e ratti attaccano il tuo cervello 
Stai fissando il sole mentre preghi 
Preghi per chiedere aiuto, ma è stupido perché lo sai 
Non c'è aiuto per te 
La morte si avvicina e 
Hai paura dell'odore dell'Armageddon 
Ma non hai possibilità di scappare 
Morirai all'inferno!"

Avessimo a che fare con un altro paroliere, potremmo quasi azzardare che Petrozza avesse qui voluto estendere quei concetti di “assenza di fuga” e di mancanza di tregua, che sono caratteristiche interconnesse alla propagazione di un contagio invisibile ed inarrestabile, anche alla dimensione metafisica, con le preghiere che fungono da vuoto rituale innanzi ad una condanna oramai già sentenziata. Un Aldilà ostile dopo una vita di dolore, una sofferenza dopo la sofferenza, un tormento senza pace: endless pain, se volessimo citare un vecchio brano della band. 

Poi però ci andiamo a leggere il testo della successiva “Carrion” nella quale si mettono insieme con estrema disinvoltura Satana, zombie ed un conflitto bellico di dimensioni mondiali, ed allora non ci resta che scuotere la testa, rassegnati all'idea che in questi casi la cosa migliore da fare sia ascoltare semplicemente la musica senza curarci delle parole, se non per quel “peslenzz” ripetuto nel ritornello che ci aiuta a ricordare meglio il brano. 

Brano peraltro fra i più belli di “Pleasure to Kill”, nonché il più lungo (quasi sette i giri di orologio). A partire dalle rullate apocalittiche dell’incipit (che verranno poi riprese nel finale) il brano è un susseguirsi di riff e ritmi trita-ossa che, nonostante l'indubbia genialità compositiva, porta con sé quel senso di  pesantezza, ammasso, quantità che può avere solo un certo thrash degli anni ottanta nella sua fase di definizione stilistica verso il death metal. E di questo i Kreator sono stati indubbi maestri, tanto che Chuck Schuldiner li avrebbe poi indicati come fondamentale fonte di ispirazione. 

Limitiamoci dunque ad ascoltare queste note, facendoci scuotere dalle loro vibrazioni. E rimembrando l’Inferno che sanno scatenare i tedeschi ancora oggi dal vivo, ci sale alla gola un senso di nostalgia per quel pogo sfrenato che si genera durante brani come “Extreme Aggressions”, “Tormentor” e “Flag of Hate”: quel contatto con gli altri, quello scontrarsi e strusciarsi di corpi sudati che in genere ci ripugna, ma che in questa dimensione surreale di isolamento, mascherine e distanze di sicurezza risulta fra le cose che ci mancano di più...


To be continued...

(Vedi le altre puntate della rassegna)