"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

16 feb 2025

CUORE O CERVELLO? UNA RIFLESSIONE SUL 2024 DI D. TOWNSEND & OPETH

 



No, nonostante l’età avanzata non ce ne siamo dimenticati.  Non ci siamo rincoglioniti a tal punto.

E come avremmo potuto, del resto?

Parlo del nuovo album del Devin. E di quello degli Opeth.

Tralasciati nella nostra classifica finale del 2024. E persino nel brainstorming di Redazione. Snobbati, potrebbero pensare i più disattenti. Perché, i più attenti lo avranno notato, ne avevamo accennato: i due dischi pubblicati da questi Giganti non sono di certo passati inosservati. E, per questo, abbiamo deciso, arbitrariamente (è il bello di gestire un Blog…), di trattarli in separata sede. Cioè ora. Con questo post. Sperando di “mettere le cose a posto”.

Perché questi due album,  “Powernerd” e “The Last Will and Testament”, usciti a 27 giorni di distanza l’uno dall’altro e che ho letteralmente consumato in questi mesi, rappresentano alle mie orecchie due facce della stessa medaglia. Due album a ben vedere molto distanti eppur complementari, almeno nell'ottica di un medio metalhead che si voglia onnivoro.

Provo a spiegarmi. Partendo, in ordine di rilascio; quindi da Townsend (25/10/24).

Powernerd”: titolo della minchia, video della title track altrettanto della minchia, durata stranamente limitata (44 minuti per ben 11 brani), realizzazione “tirata via” in una settimana e mezza, primi ascolti che lasciano con-quella-faccia-un-po’-così. Interdetti. Freddini. Non saziati. Insomma, c’erano tutti gli elementi per pensare che, stavolta, il Devin Nazionale avesse toppato.

E invece.

E invece, noi che lo conosciamo bene, capiamo, già dal terzo/quarto ascolto, che, ancora una volta, aveva-ragione-lui-mannaggia-a-lui! Dopo due dischi tanto diversi quanto, entrambi, enormi (per concetto, ricerca, sperimentazione, struttura e durata) come “Empath” e “Lightwork”, Devin ha sentito il bisogno di buttare lì, a spregio, un dischetto rapido rapido, da “leccarsi le orecchie” (non nuovo a queste soluzioni, il Genio di Vancouver; basti pensare ad album come “Physicist” o “Addicted”). La sua capacità di maneggiare la grammatica rock e metal fa sì che, nella sua immediatezza e fruibilità, “Powernerd” non sia minimamente tacciabile di “semplicismo” perché è impacchettato in modo super-professionale. Il marchio è inconfondibile (i suoi arpeggi distorti, la stratificazione sonora, gli intrecci di chitarra e tastiere) e “pompa”, pompa-di-brutto, emoziona e fa dimenare le chiappe come solo lui sa fare! E ha al suo interno brani meravigliosi, come “Falling Apart”, “Gratitude”, “Glacier”, “Ubelia”, “Jainism”. Compreso quello che, a un primo ascolto, sembrava un divertissement di poco valore, la conclusiva “Ruby Quaker”, e che in realtà si rivela essere un brano ironicamente townsendiano ma altrettanto townsendianamente potente e strutturato.

Fate vostro “Powernerd”, cantatevelo a squarciagola, in macchina e a casa, sul bus e al supermercato! Ricordando che “Coffee coffee, I love the coffee / Morning brew is perfect in every way!

Devin (e la sua fissa per le fave del caffè) is back e noi ne siamo tutti felici

Anche il Michelone Åkerfeldt è tornato e ne siamo tutti felici. Cioè, ‘nsomma. Da 15 anni a questa parte la felicità per le sue uscite non è che scaturisse da tutti i nostri pori…ma, stranamente, questa volta l’hype per il rilascio della nuova fatica opethiana era palpabile nell’aria. Sarà stato il ritorno al growl? L’ottima accoglienza dei primi singoli? La qualità, da subito evidente, del nuovo drummer finlandese Walttery Väyrynen? La presenza di Joe Tempest alle backing vocals e/o quella di Ian Anderson come voce narrante e come flautista? Sia quel che sia, “The Last Will and Testament”, una volta pubblicato (22/11/24), ha avuto recensioni e accoglienze, urbi et orbi, straordinariamente calorose.

Lo chiariamo subito: meritate. Perché il disco è molto, molto bello. Lascia, al termine dei 51’, una piacevole sensazione che ti porta a riascoltarlo. Più e più volte.

L’equilibrio tra i loro tipici elementi sonori giunge qui a un nuovo livello di compenetrazione, sostanziandosi in una progressione fluida e naturale, cucita artigianalmente ‘a mano’ dalle capacità di scrittura del Mikael. Niente digressioni inutili, quindi; niente scarti, solo “ciccia”: un flusso dinamico, valorizzato da una produzione perfetta, che si dipana nei sette capitoli, o meglio paragrafi (marcati nella tracklist con il relativo simbolo “§”), del testamento del titolo. Paragrafi che guidano l’ascoltatore, in un’atmosfera davvero inquietante e oscura, lungo la storia del concept.

Note di merito, oltre al lavoro delle due chitarre, per il delicato apporto mai invasivo, eppur fondamentale, delle tastiere di Joakim Svalberg che, in questa texture di extreme prog metal, trapuntano il tutto come meglio non si potrebbe. Dal canto loro, Martín Méndez e il succitato Väyrynen sono impeccabili non solo nella fase di accompagnamento ma anche ad ergersi come vere colonne portanti del sound.

Ma. Per chi scrive, un ma c’è.

Come scrisse il nostro mementomori in merito a “Hushed and Grim” dei Mastodon, questo album è si una sontuosa, perfetta, architettura dove tutto è studiato nei minimi dettagli, ma, almeno al sottoscritto, risuona in modo piuttosto freddo. Quasi algido. Tale da rapirti, sì, il cervello ma non il cuore. Certo, ad eccezione di lei, della conclusiva “A Story Never Told” che, da sola, ci ripaga emotivamente dei 44 minuti che gli Opeth ci hanno somministrato in precedenza. Per finire in fading con un assolo di struggente bellezza.

Ed eccoci quindi il perché delle medaglia a due facce: quale preferire delle due? A cosa dare maggiore spazio negli ascolti della propria quotidianità? Cosa considerare “superiore” tra i due approcci e tra i due risultati di tale approccio? Al cuore o alla mente? Al sangue ribollente o al cervello calcolatore? Alle emozioni o alla "contemplazione accademica"?

La risposta è semplice: non siamo dentro “Matrix”, con l’obbligo di scegliere tra la pillola azzurra e la pillola rossa. Qui, le due pillole le ingurgitiamo entrambe con gioia!

Due album che hanno segnato il 2024.

Due album da avere.

Due album prodotto di due menti uniche e geniali.

A cura di Morningrise