La
ricorrenza di San Valentino ci ripugna, per questo decidiamo di
festeggiare la festa degli innamorati, non con una bella storia d’amore,
ma con un divorzio: quello che si è consumato fra Dream Theater e Mike
Portnoy.
L’8
settembre 2010 Portnoy, tramite il proprio sito ufficiale, annunciava la
sua uscita dalle fila dei DT, dopo venticinque anni di onorata militanza. Ho
avuto modo di rileggere il comunicato e devo dire che l’ho trovato sincero e a
tratti commovente. In pratica spiegava che nei DT non si divertiva più:
ritrovato l’antico entusiasmo, umano ed artistico, in collaborazioni
estemporanee (Hail, Transatlantic, Avenged Sevenfold), si
rendeva conto che la routine lavorativa, imposta dai fitti impegni della
band madre, pregiudicava la sua resa come musicista. Ma soprattutto guastava i
rapporti con gli altri ragazzi, a cui continuava a volere un gran bene. Ci
provò a proporre una pausa per interrompere quel turbine vorticoso di
composizione/registrazione/tour che, oltre che stancarlo fisicamente, gli
toglieva la gioia di lavorare. Ma Petrucci e il suo manager gli risposero
Picche! E dunque l’addio.
Non
si è fatta aspettare la replica dei DT, scritta probabilmente dall’avvocato di
Petrucci. I toni sono quelli che ho riscontrato di recente in un comunicato che
la mia azienda ha diffuso a seguito della dipartita di un dirigente silurato.
“X ha deciso di dare una svolta al suo percorso professionale, dopo gli anni
bellissimi passati insieme, gli auguriamo il meglio!” (ma sì, come no!).
Più o meno il messaggio che i DT hanno fatto recapitare all’ex collega: buona
fortuna, ci si sente. Nelle ultime righe del comunicato, giusto per
rassicurare i mercati, venivano elencati gli imminenti impegni della band
(la registrazione di un nuovo album prevista per gennaio, il tour mondiale che sarebbe seguito). Come se niente fosse…
Seguirono le inevitabili beghe ("Il nome della band lo inventò mio padre!!! E' assurdo che io non faccia più parte dei Dream Theater!", iniziò a berciare a scoppio ritardato Portnoy), ma tutto nella norma. Classiche dinamiche da fine storia: la vita di coppia diviene routinaria, lui vorrebbe fare una pausa, ma sotto sotto la ama ancora: lei lo sfancula per davvero e si mette con un altro. Il mese seguente si sposa e si ritrova ingravidata. Un po' di stalking, la graduale presa di coscienza, l'idea di poter rimanere amici...
Seguirono le inevitabili beghe ("Il nome della band lo inventò mio padre!!! E' assurdo che io non faccia più parte dei Dream Theater!", iniziò a berciare a scoppio ritardato Portnoy), ma tutto nella norma. Classiche dinamiche da fine storia: la vita di coppia diviene routinaria, lui vorrebbe fare una pausa, ma sotto sotto la ama ancora: lei lo sfancula per davvero e si mette con un altro. Il mese seguente si sposa e si ritrova ingravidata. Un po' di stalking, la graduale presa di coscienza, l'idea di poter rimanere amici...
Dopo
un’epopea di audizioni che farebbe sfigurare X Factor, il 18 aprile del 2011
veniva dunque annunciato il nome del successore di Portnoy, tale Mike
Mangini, classe 1963, un CV di tutto rispetto: insegnante a tempo pieno al Barklee
College of Music (dove peraltro i DT avevano studiato e si erano formati), session
di lusso (Annihilator, Extreme, Steve Vai, James LaBrie
ecc.) e cinque volte vincitore del titolo WFD (World’s Fastest Drummer
Extreme Sport Drumming). Mica cazzi.
Insomma,
forse la nostra ex ragazza avrà anche conosciuto l’amore con noi, ma il nostro avversario
non è uomo da poco: è bello, è brillante, ha un’ottima posizione in società, è
messo pure bene economicamente ed è per giunta uno scopatore superlativo.
Inghiottiamo amaro, ma sotto sotto siamo convinti che ancora lei ci ami: se la
vediamo a spasso con il nuovo compagno e la riscopriamo raggiante (in una
parola: rinata!), cerchiamo di convincerci che quello sia solo orgoglio, un
benessere ostentato per nascondere le emozioni che ancora prova per noi.
Chiunque
all’epoca faceva fatica a pensare a dei DT senza Portnoy, non solo uno dei più
dotati batteristi del mondo, ma membro fondatore, compositore, personaggio
carismatico ed anima pulsante della band insieme a Petrucci. C’era chi era
pronto a sostenere che, nella “sfida a distanza”, Portnoy avrebbe sicuramente
fatto il culo agli ex colleghi. Tutti infine erano pronti a scommettere che
dopo uno, al massimo due album interlocutori, Portnoy sarebbe rientrato in
pompa magna nei DT a rilanciare le quotazioni, artistiche e di mercato, della
band. Un po’ come fece prima Dickinson con gli Iron e poi Halford con i Judas.
Purtroppo
per Portnoy non andò così: da un lato il batterista si perse in una miriade di
collaborazioni inconsistenti. Dall’altro i DT resuscitarono. Letteralmente.
L’atteso
“A Dramatic Turn of Events” (con tanto di copertina allegorica che
tradiva qualche incertezza: l’equilibrista/giocoliere Portnoy che, su una fune
sospesa in cielo, sarebbe stato presto falciato dall’aereo dei DT) piacque
decisamente ai fan, anch’essi in origine incerti e timorosi. Dopo anni di evidenti difficoltà, si respirava finalmente un’aria
nuova, come se la mancanza dell’ego ingombrante di Portnoy giovasse alle
dinamiche di gruppo ed in particolare all’autostima di Petrucci, tornato
protagonista. Quanto a Mangini, il suo contributo al songwriting fu
esiguo, visto che arrivò a pezzi praticamente pronti, ma il suo tocco elegante,
la tecnica superlativa, l’impostazione classica, l’approccio rock oriented davano
un nuovo respiro ai brani dei DT, che suonavano meno caotici e liberi
finalmente da quelle influenze nefaste mutuale da Tool, Muse e da
quegli universi thrash e modernisti che erano tutta farina del sacco di
Portnoy.
Su
quelle basi l’estro melodico di Petrucci, ben supportato dal fido Rudess,
poteva finalmente rifiorire e ricondursi agli antichi fasti. Se “Dream
Theater” comportò un lieve passo indietro, il nuovo “The Astonishing”
riporta grande entusiasmo nel popolo dei fan dei DT. Chiariamoci: siamo lontani
dai capolavori di inizio carriera, ma qualcosa è effettivamente cambiato. La
musica del combo americano potrà anche non piacere, continuerà ad essere
criticabile su vari punti di vista e persino indigesta a molti, ma (cosa
importante, importantissima) non indigna più, non fa incazzare, non suscita
disprezzo, scherno, odio. Viene rispettata.
Punto
da sottolineare: nessuno (fan in testa!) rivuole più indietro Portnoy!
Una drammatica piega di eventi che ha costretto il nostro eroe in un
angolo, ridotto ad impotente testimone dei successi inanellati senza pietà dai
suoi ex colleghi. E’ di pochi giorni fa un comunicato di Portnoy che,
nemmeno troppo velatamente, rompe gli indugi ed esprime il desiderio di poter
tornare, in qualche modo, a suonare con i DT. Ecco il testo:
“Sono
un tipo molto sentimentale, sono molto nostalgico. Nei Dream Theater ero quello
che ha aperto la porta a Derek Sherinian e a Charlie Dominici, per fare in modo
che potessero raggiungerci sul palco durante un concerto a Los Angeles nel
2004. Ho esteso l’invito anche a Kevin Moore, sono sempre stato quel tipo di
persona. Mi affeziono al mio passato e anche se non dovrei dirlo – non sto
cercando di farmi pubblicità dicendo questo – ma per Natale ho mandato una
bella e-mail a tutti i ragazzi dei Dream Theater, solo per mettermi in contatto
con loro, dirgli quanto gli voglio bene e quanto mi mancano, perché è il modo
in cui sono fatto. Sono rimasto in contatto con Jordan Rudess e John
Petrucci, quindi per rispondere alla domanda, non ho mai chiuso la porta
all’idea di fare qualcosa con loro. Non è che lo sto aspettando; non è che
abbiamo pianificato niente, non è un qualcosa che è nella mia carriera, ma certamente,
se arrivasse un invito, o ci fosse un’opportunità di suonare con loro, sarebbe
sicuramente la benvenuta. Non gli sto portando rancore e mi piace parlare a
cuore aperto e accogliere le persone nella mia vita e nel mio passato. Sono
stati venticinque anni della mia vita.”
Mi
sono dunque immaginato la scena in cui, il giorno dopo la ricezione della
famigerata e-mail, la band ha commentato la cosa:
LaBrie:
o gente, avete visto l’e-mail di Portnoy??
Rudess:
(sussurrando) zitto, stupido, se ti sente John….
LaBrie: che c’è? Che ho detto??
Myung:
lo sai che John non ama sentil pallale di Mike
LaBrie:
Mike chi? Mangini?
Rudess:
no, (a denti stretti) Mike Portnoy, coglione...
LaBrie:
oh, vacci piano, fiammifero, John non ci può sentire, è di là che prova, non lo
senti??
Petrucci:
(dall’altra stanza) vi sento…
LaBrie:
(abbassando la voce) secondo me Portnoy la piglia larga, dice che ci vuole bene, ma sotto sotto gli rode il culo (sghignazzando come
uno scoiattolo)…
Myung:
sssssss alliva Mike...
LaBrie:
chi? Portnoy??
Myung: no, Mangini...
Entra Mike Mangini..
LaBrie:
oh bello, hai una brutta cera stamani, stai bene?
Mangini: (distratto) eh? Ah,
dev’essere il fuso orario…
Rudess:
fuso orario? Ma se sono tre mesi che non spostiamo il culo dallo studio…
LaBrie:
oh gente, cos’è ‘sto puzzo di merda? Non facciamo scherzi…
Mangini:
dev’essere la vellutata di cipolle e rosmarino che ha preparato mia moglie…è
per aggiustare lo stomaco dopo tutto quel sushi in Giappone…
Rudess:
Mike, in Giappone ci siamo stati cinque mesi fa…
Mangini:
la gastrite non perdona…
Myung:
se vuoi ho degli ottimi lavioli al
vapole…
Mangini
(trattenendo il vomito) per l’amor di Dio, grazie John, per oggi sono a
posto così…
LaBrie:
è dura la vita della rockstar, eh prof?
Petrucci:
(dall’altra stanza) silenzio per favore…
Mangini:
(fra sé e sé) belli i miei tempi alla Barklee…
Rudess:
come come??
Mangini:
nulla nulla…(sempre fra sé e sé) ma quando torna Portnoy?
Petrucci:
(entra di colpo nella stanza) adesso basta, ragazzi, siamo a lavorare o al
mercato a fare le comari??
Rudess:
hai ragione John, fra l’altro volevo chiederti un parere su quel vibrato…
Petrucci: che sono queste facce?
LaBrie: che facce?
Petrucci: ragazzi, vuotate il sacco, che
cazzo è successo?
Rudess:
(inghiottendo la saliva) niente, perché?
Petrucci:
non mi prendere per il culo, Jordan, se vuoi raccontare cazzate, la porta è
quella, (rovistando nel portafoglio), toh, che ci fa qui il numero di Kevin
Moore?...
Rudess:
(sbiancando) John, amico mio, stavamo solo commentando l’e-mail di ieri di
Portnoy…l’hai letta, no?
Petrucci:
Portnoy ha scritto una e-mail? E che cazzo voleva?
LaBrie:
dai, come non l’hai letta??
Petrucci:
la mia posta la gestisce il mio avvocato, anzi ora lo sento (prende il
cellulare e digita il numero), pronto, sono John, è per caso arrivata una
e-mail di Portnoy? Ah si?
Ah, mmm, SEEEEEE, rispondi tu per piacere...(poi rivolgendosi agli altri)
forza ragazzi, bando alle ciance, c’è da comporre il successore di “The
Astonishing”!
Chissà
se è andata veramente così. E chissà come Portnoy starà passando oggi la
giornata di San Valentino. Probabilmente a casa, in compagnia di una bella bottiglia
di vino, sul divano a guardarsi i DVD dei vecchi concerti dei Dream Theater, mimando, con
le bacchette in aria, la riproduzione dei pezzi.
Ma
se possiamo permetterci, Mike, ci sentiamo di darti una speranza, che poi è
anche un augurio: siamo convinti che prima o poi tornerai nei Dream Theater e
che vivrete nuovamente felici e contenti!