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29 lug 2019

I MIGLIORI EP DEL METAL - "CONSTELLATION" (ARCTURUS)


O anche: l’EP che ho desiderato ardentemente...ma che non ho mai posseduto...

Anno 1994, fenomeno black metal norvegese in piena espansione, una recensione illuminante, massimo dei voti, un nome sconosciuto: Arcturus.

Non erano tuttavia sconosciuti i personaggi coinvolti nel progetto. Samoth, chitarrista degli Emperor, e Hellhammer,  batterista dei mitici Mayhem, erano già di per sé una garanzia in merito alla qualità delle energie messe in campo.  Garm, dietro al microfono, militava negli Ulver, all'epoca non ancora noti ai più, ma pronti a fare il grande salto (l'anno successivo avrebbero rilasciato il loro debutto-capolavoro "Bergtatt"). Completava l'organico Sverd, l'unico nome non vincolato ad una band in particolare (sebbene avesse supportato gli stessi Emperor dal vivo): virtuoso delle tastiere, egli ricopriva anche il ruolo di principale compositore negli Arcturus. 

Oltre ad una formazione stellare, c’era il tono entusiastico del recensore a tingere di leggenda “Constellation”, destinato fin dalla sua nascita a rimanere per molti una chimera: il proprietario dell’etichetta che lo distribuiva, lo stesso Samoth, fu arrestato poco dopo la registrazione e così l’opera divenne irreperibile in un batter d’occhio. Solo quei pochi fortunati che erano riusciti a mettere le mani sulla prima stampa (se non ricordo male, una tiratura di cinquecento copie rilasciate a scopo promozionale) furono in grado di apprezzarlo. 

Innanzi a questa impossibilità di acquisto, la mia reazione iniziale fu di desiderare ardentemente la morte, ma fortunatamente ebbi la saggezza di non seguire l’istinto suicida. Di li a poco infatti gli Arcturus avrebbero pubblicato il loro primo full-lenght, “Aspera Hiems Symfonia”, con dentro tutti e quattro i brani dell’EP “fantasma”

Che gli Arcturus in seguito sarebbero entrati nel novero del miei gruppi preferiti è una storia che, per quanto appassionante, non sarà oggetto delle nostre dissertazioni. Oggi invece ci soffermeremo proprio su “Constellation” che nel 2003 fu ristampato in versione rimasterizzata insieme ad “Aspera Hiems Symfonia”, a beneficio di coloro che, come me, non ebbero modo di ascoltarlo al momento dell’uscita. Sebbene  a quel punto l’acquisto mi sembrasse oramai inutile (visto che i brani li conoscevo già), ho avuto modo successivamente di togliermi la curiosità ed ascoltare in rete “Constellation”, la cui bontà si è palesata chiaramente alle mie orecchie, tanto da volerlo includere nella lista dei migliori EP di sempre del metal.

Meriterebbe di presenziarvi anche solo per il fatto che esso rappresenta la prima testimonianza significativa di una delle realtà più importanti del black metal e dell’avant-garde metal tutto. Dico prima esperienza significativa perché non possiamo considerare tale il singolo “My Angel”, rilasciato qualche anno prima: episodio volendo interessante, ma ancora acerbo e legato ad una più canonica concezione di death/doom. Quel primo parto discografico non era ancora in grado di esprimere l’originalità e l’eccellenza che contraddistingueranno il combo norvegese. Cosa che invece ben anticipa il qui presente "Constellation", da considerare anche come uno dei primi esempi di black metal sinfonico (il già citato "In the Nightside Eclipse" degli Emperor e "The Principle of Evil Made Flesh" dei Cradle of Filth, considerati i capostipiti del genere, avevano visto la luce solo qualche mese prima). 

La veemenza orchestrale poteva ricordare a tratti gli Emperor, ma gli Arcturus fin dall’inizio seppero imporsi con una proposta estremamente personale: meno propensi ad abbandonarsi alle velocità impetuose del black metal, i Nostri suonavano innegabilmente più progressivi ed attenti allo sviluppo di partiture intricate, con la bella voce teatrale di Garm a folleggiare lungo una strabiliante gamma di registri. Impeccabile il drumming metronomico di Hellhammer, magistrali le orchestrazioni di Sverd, entrambi dei virtuosi ai rispettivi strumenti. Samoth, dal canto suo, garantiva il "sapore di Norvegia" con la sua proverbiale chitarra vischiosa. 

Rodt Og Svart”, “Icebound Streams and Vapours Grey” (in seguito nota con il titolo “Wintry Grey”), “Nar Kulda Tar (Frostnettenes Prolog)” e “Du Nordavind” aderiscono perfettamente alle versioni che conosceremo grazie all’album. Faranno eccezione qualche incertezza vocale e l'approccio più semplicistico di Samoth alle sei corde (a seguito della incarcerazione egli sarebbe stato rimpiazzato da August che, molto più dotato da un punto di vista tecnico, avrebbe conferito  maggiore pulizia esecutiva alle parti di chitarra). 

Proprio grazie a queste imperfezioni “Constellation” finisce per brillare di un fascino che potremmo definire “underground”, restituendo autenticità ad una band che è sempre stata "troppo poco norvegese" rispetto ai propri compatrioti. Suoni più ruvidi ed arrangiamenti meno curati ripagano infatti dal punto di vista delle emozioni, laddove “Aspera Hiems Simfonia” appare più ingessato e "perfettino". Un punto di forza dell'EP è senz'altro il canto di Garm: più ferale e maligno nello screaming, ma anche più toccante nelle parti di pulito, egli si dimostrerà un grande dispensatore di emozioni: si pensi, a tal riguardo, all’intensità della sua sgraziata performance nella seconda metà di “Du Nordavind”.

Calandoci oggi nei panni di coloro che nel 1994 ebbero modo di immergersi con orecchie, mente e cuore nell'ascolto di questi intensi venti minuti, divengono comprensibili i toni entusiastici della recensione di cui si parlava all'inizio. Non era infatti scontato entrare in contatto con una visione del metal estremo così ampia ed aperta: una fusione fra intelligenza compositiva, tecnica esecutiva, pathos e passionalità che costituiva una formula tanto unica quanto inimitabile

Da qui non passa la Storia, perché nessuno saprà emulare la genialità e la classe gli Arcturus, ma di certo da questa perla di indicibile bellezza transitano ancora oggi, come venticinque anni fa, emozioni incredibili. Da non trascurare. 


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