"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

18 giu 2015

LA QUESTIONE ITALIANA: I RAVENSCRY


INTERVISTA AI RAVENSCRY NELLA NOSTRA RUBRICA DI OPINIONE SUL METAL NOSTRANO, ANCORA UNA VOLTA UN PUNTO DI VISTA INTERESSANTE SU CUI RIFLETTERE

MM: In Italia siete una delle realtà più interessanti, ma chiediamo "un riassunto delle puntate precedenti" ovvero una vostra biografia...
I Ravenscry si sono formati nel 2008, vicino a Milano, dall’incontro tra il chitarrista Paul Raimondi (ex batterista degli Hyperion), Fagio al basso e Simon Carminati alla batteria, a cui si è aggiunto poco dopo il chitarrista Mauro Paganelli e la cantante Giulia Stefani. Nel marzo 2009 la band registra il proprio intero repertorio al Fear Studio di Ravenna con Simone Mularoni (Empyrios, DGM) e Simone Bertozzi (Mnemic, Empyrios, The Modern Age Slavery). Il lavoro è stato completato dalle parti vocali registrate al Suonovivo di Bergamo con Dario Ravelli. Tutto il materiale è stato mixato al Sounds of Pisces di Los Angeles da Fabrizio Grossi (Steve Vai, Steve Lukather, Slash, Laura Pausini, Cypress Hill, Alice Cooper, oltre a etichette come EMI e Warner) e masterizzato da Tom Baker (Judas Priest, Sevendust, Marilyn Manson, Megadeth e molti altri). Nel 2010, i Ravenscry presentano il video ufficiale di Nobody, diretto da Salvatore Perrone (che ha diretto video di band quali Exilia, FromAutumn to Ashes, August Burns Red, Sick Of It All, per dirne qualcuna). Inoltre, firmano con la Wormholedeath/Dreamcell11 per la pubblicazione e distribuzione del primo album, intitolato One Way Out , uscito il 15 aprile 2011 e presentato ufficialmente con un Release Party allo Zoe Club di Milano. Dopo essere stati in tour in Gran Bretagna e in Belgio e la trasmissione di Nobody sulla radio Giapponese Coast FM, i Ravenscry firmano con l’etichetta svedese to The Trip Records, di proprietà di Peter Uvén (April Divine) e cominciano il One Way Out Scandinavian Tour 2011, suonando per tre settimane in Svezia e in Finlandia, incluso uno stop al leggendario Pub Anchor di Stoccolma. Nel 2012 One Way Out viene pubblicato in Giappone per la Hydrant Music e viene rilasciando anche il video ufficiale di Calliope. Il loro stile è deliberatamente moderno e integra influenze di componenti molto diverse tra loro: rock, metal, ma allo stesso tempo lascia spazio a nuove influenze, come l’elettronica. I temi delle liriche sono numerosi e forti: alla base c’è un grido di protesta contro un sistema dove la meritorcazia non esiste e il sacrificio ha spesso uno scopo illusorio; relazioni difficili tra genitori e figli, ma anche il trovare sé stessi, il piacere fisico e l’alienazione. Niente viene lasciato fuori, perché la musica è vita e dovrebbe raccontarne ogni aspetto. I Ravenscry sono stati l’unica band italiana chiamata ad esibirsi al PPM FEST 2014 in Belgio nell’aprile 2014. Subito dopo, il 27 maggio 2014 è stato pubblicato "The Attraction of Opposites", la cui promozione è stata affidata all’ufficio stampa Music Promotion Crowd. Dopo diversi mesi infatti, l’album slittaai primi posti su Amazon US nella sezione Alternative Metal, inoltre i Ravenscry sono oramai fissi nella Top 100 delle tracce metal su Spotify. Hanno rilasciato anche 3 videoclip ufficiali: Missing Words, Noir Desire e Alive, questi ultimi finanziati tramite Musicraiser per sostenere una campagna contro la violenza sulle donne.

MM: A volte si accusa il genere metal di evolversi poco, ma chi prova a farlo è spesso visto come traditore. Quale pensate sia la soluzione giusta?
Paul: in realtà il metal è in evoluzione da quando è nato. È sempre stato in grado di inglobare stili differenti rimanendo sempre fresco e giovane. Se nel 2015 dobbiamo stare qui a parlare ancora di "traditori" è evidente che non sia il metal ad avere problemi a evolversi... ma i metallari. 
Simon: dal punto di vista del processo creativo penso che la cosa migliore sia andare oltre il tentativo di colpire un certo tipo di pubblico piuttosto che un altro: se ti preoccupi troppo delle critiche che potresti ricevere dai “conservatori” o se cerchi di forzarti per seguire le ultime evoluzioni di un genere e cavalcarne l'onda commerciale, rischi comunque di perdere la tua freschezza creativa. Così come può essere controproducente cercare di essere innovativi a tutti i costi. Penso che l'importante sia sgomberare la mente e farsi guidare dall'ispirazione, indipendentemente da quello che si vuol dimostrare: solo in questo modo si riesce aesprimere qualcosa che risulta interessante al di là della forma che assume o delle etichette che può ricevere.

MM: In Italia il fenomeno metal resta un mondo underground o poco conosciuto, perché secondo te?
Paul: dal mio punto di vista non è poco conosciuto, anzi. Il problema è che qualcuno non vuole che diventi mainstream.Probabilmente c'è il rischio di rovinare i piani a chi produce i vari talent. 
Simon: secondo me c'è sotto un complotto del Vaticano! Infatti Suor Cristina sta spopolando ovunque... altro che metal! Ah ah! Scherzi a parte...come dice Paul in effetti il metal ormai non è poco conosciuto come un tempo, ma resta comunque un genere meno popolare perché di base richiede un ascolto intelligente e ponderato. Le grandi produzioni italiane tendono da sempre a privilegiare un ascolto più "immediato" della musica, quasi superficiale direi, e quindi non si è ancora diffusa una cultura predisposta ad apprezzare anche un sound più aggressivo.

MM: Questa rubrica tratta l'evoluzione del metal italiano negli ultimi trent'anni, riesci a stilare una playlist dei dischi nostrani più importanti?
Paul: Eldritch: "Seeds of Rage" Extrema: "Tension at the Seams" Extrema: "The Positive Pressure" Athena: "A New Religion" Labyrinth: "Return to Heaven Denied" Necrodeath: "Fragments of Insanity" Sadist: "Above the Light"
Simon: a me affascinano molto anche lavori di gruppi un po' meno storici come gli Empyrios e i Destrage.

MM: Quanto pensi che la città o il paese dove vivi influenzi la vostra musica e i testi? C'è qualche peculiarità geografica che determina le vostre composizioni?
Paul: Neanche un po'. Forse se vivessi a due passi dalle piramidi potrei esserne influenzato. 
Simon: Beh, io invece devo ammettere che ogni tanto passeggiando per i boschi delle Alpi Orobie ho avuto l'ispirazione per scrivere qualcosa di molto "epic", ma ne è risultato del materiale talmente "true" che ho deciso di tenerlo tutto per un mio progetto solista...gli altri membri del gruppo sarebbero troppo "poser" per capire! Ah ah... tornando seri: più che i luoghi direi che mi influenzano i tempi del posto in cui vivo. In Lombardia c'è una cultura dell'iperattività, della produttività e della frenesia che mi hanno sempre fatto sentire un po' oppresso, a partire da questa sensazione sono nate molte considerazioni sull'esistenza che hanno portato anche a delle riflessioni di gruppo: credo che molti risultati di quei dialoghi si ritrovino nei nostri testi, inoltre credo che anche la stessa voglia di suonare e di esprimersi creativamente nasca dal bisogno di liberarsi da uno stile di vita eccessivamente "meccanico".

MM: Quanto hanno influito i nuovi modi digitali di comunicare e il marketing via web nella vostra musica?
Fagio: nella musica oserei dire nulla. Quella che è cambiata è tutta la comunicazione che gira intorno a essa, ma abbiamo sempre puntato a un discorso di coerenza e valorizzazione dei contenuti, cercando di andare in controtendenza con quelle che possono essere le “facili” vie di successo tramite la bieca provocazione.

MM: Quali opere della letteratura, cinema o teatro hanno determinato la vostra crescita ? Si riflettono queste influenze nella musica o nei testi del gruppo?
Simon: a livello di gruppo direi che un po' tutti noi abbiamo apprezzato nel cinema la trilogia di "Matrix" dei fratelli Wachowski, "Into the Wild" di Sean Penn e i lavori di Christopher Nolan. Poi a livello personale ognuno di noi ha gusti diversi e porta il suo contributo. Io per esempio sono un appassionato di libri psicologici, esoterici o di crescita personale: "il Potere di Adesso" e "Un Nuovo Mondo" di Eckhart Tolle, "L'Alchimista" di Paulo Coehlo, "Il Destino come Scelta" di Thorwald Dethlefsen, "Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto" di Ouspensky, "La Via del Guerriero di Pace" di Dan Millman. Mi interesso anche a tutti i materiali che riguardano la meditazione, la spiritualità e le filosofie orientali. Per quanto riguarda gli altri non posso riportare con esattezza anche tutti i loro interessi, ma so che Fagio apprezza molto il lavoro di Roberto Saviano ed è affascinato dalla figura di Nikola Tesla, mentre Paul e Mauro condividono con me la curiosità per i misteri delle culture antiche e per le ipotesi sull'esistenza di civiltà extraterrestri. In linea generale direi che siamo tutti un po' interessati a materiale di conoscenza o di evoluzione umana piuttosto che a materiale artistico-letterario fine a se stesso.

MM: La dimensione live è stato un punto cardine della vostra carriera, ma quali emozioni provate a salire sul palco . Hai tre aneddoti che ti sono rimasti nella memoria e che ci vuoi raccontare?
Simon: ogni live è sempre una nuova sfida e prima di salire sul palco si mescolano tra di loro emozioni contrastanti: da un parte tutto ciò che è legato alla tensione per la buona riuscita dello show e dall'altra il desiderio di coinvolgere o impressionare il pubblico. Ma una volta che si inizia a suonare tutto lascia spazio all'adrenalina, all'istinto e soprattutto al divertimento...Tre aneddoti? Uhmmm, più che gli episodi legati agli show ne ricordo alcuni molto particolari legati ai tour... per esempio una volta mentre eravamo in viaggio verso una Venue in Finlandia abbiamo dovuto fermare il camper perché ci è stata sbarrata la strada dall'attraversamento di un branco di renne: è stato uno spettacolo commovente (si dice che i metallari siano tanto duri, rozzi e cattivi, ma io in quel momento stavo letteralmente piangendo). Poi fa sorridere il fatto che ogniqualvolta passassimo dalla Germania durante i tour, venivamo immancabilmente fermati e perquisti sul camper dalla polizia: probabilmente il nostro look destava qualche sospetto e le forze dell'ordine pensavano di trovarci addosso chissà quale sostanza proibita, ma siccome siamo dei mezzi-salutisti abbiamo sdoganato anche l'idea del rocker “drogato”. Come ultimo episodio non posso dimenticare l'emozione provata nell'incontrare alcuni fan che in certe date hanno attraversato più Stati (e in certi casi anche l'Oceano) solo per vedere noi: mi aveva molto colpito la forza del loro supporto.