"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

7 ago 2021

I MIGLIORI ALBUM DI ATMOSPHERIC BLACK METAL - MIDNIGHT ODYSSEY: "FUNERALS FROM THE ASTRAL SPHERE" (2011)


Come si è accennato in sede di introduzione, l’atmospheric black metal ha saputo attecchire in ogni angolo del globo, anche nei luoghi più insospettabili (e lo vedremo meglio proseguendo nella nostra rassegna). Sbarchiamo oggi in Australia, terra non proprio “al di sopra di ogni sospetto”, in quanto nel corso dei decenni ha saputo dare i natali a rinomate realtà del metal estremo. 

Anche il black metal atmosferico ha un suo eroe nella terra dei canguri, e questo eroe risponde al nome di Tony Parker, in arte Dis Pater, deus ex machina del progetto Midnight Odyssey. Certo, penserete subito a natura incontaminata e paesaggi mozzafiato, il terreno ideale per il fiorire di sublimi visioni di black metal atmosferico... ed invece i Midnight Odyssey distoglieranno gli occhi dalle meraviglie della Natura per rivolgerli al cielo, oltre la volta celeste… 

Funerals from the Astral Sphere”, edito nel 2011, è il primo full-lengh ufficiale rilasciato a nome Midnight Odyssey e segue di due anni il demo “Firmament” (2009), bellissimo fra l'altro, che già delineava i tratti essenziali del progetto: un black metal atmosferico che vedeva come punti di riferimento Burzum e Summoning, con poderose tastiere e derive ambient ad evocare numi della musica cosmica quali Vangelis e Tangerine Dream. Questo veniva espresso in modo ancora grezzo, ma con un’urgenza comunicativa che non avremmo più ritrovato nei lavori rilasciati successivamente. 

Del resto, e questo lo capiremo nel prosieguo di carriera del Nostro, Tony Parker crea seguendo un modus operandi razionale, componendo ed assemblando in autonomia grandiose idee musicali. Lo potremmo definire (con le dovute proporzioni) una sorta di Arjen Lucassen del black metal. La musica dei Midnight Odyssey, pur non potendo contare sugli stessi mezzi e su una folta schiera di ospiti illustri, oltre alle tematiche spaziali, porta con sé l'ambizione e la grandiosità della musica degli Ayreon; la discografia del progetto, coerentemente, annovera opere dalla durata smisurata (certe di esse vedranno la luce come album-doppi), a loro volta concatenati in elaborati concept narrativi. Con il tempo le creazioni dei Midnight Odyssey si espanderanno in una ottica progressiva, finendo per perdere i tratti più propriamente black metal (da segnalare, inoltre, un paio di esperimenti esclusivamente strumentali - "Ruins of a Celestial Fire" e "Ashes from a Terrestrial Fall", entrambi del 2020). 

“Funerals from the Astral Sphere” costituisce la prosecuzione delle vicende narrate nel lavoro precedente, il quale si concludeva con la morte per asfissia del protagonista, un astronauta. Qui il viaggio del nostro eroe continuerà oltre la vita, in un cosmo che acquisirà contorni mistici e fantastici: un cammino spirituale pregno di riflessioni e rivelazioni. 

Musicalmente parlando, la componente black metal è ancora presente, ma la materia sonora viene modellata con maggiore accuratezza, attraverso arrangiamenti più accurati, suoni più puliti ed una maggiore varietà di stili. Il suono, coerentemente, si fa essenzialmente keyboards-oriented, laddove le chitarre operano al fine di ispessire il corpus sonoro e rendere più incisive delle composizioni che tendono rigorosamente alla dimensione eterea. Del resto parliamo di sedici brani suddivisi in due tomi per una durata complessiva che oltrepassa le due ore: un superamento, in tutti i sensi, di quello che era stato il brillante “Firmament”. 

I dodici minuti della traccia di apertura “Fallen from Firmament” offrono una chiara idea di quello che l’ascoltatore si può aspettare dall’intero platter: maestose tastiere e cori impalpabili aprono il brano, già proiettandoci fra le stelle in desolanti luoghi di perdizione astrale, sospesi fra le scie cosmiche lasciate dal corriere intergalattico pilotato da Klaus Schulze e l’afflato spirituale dei migliori Dead Can Dance. L’altro volto del brano è invece un black metal dai suggestivi intrecci di tastiere e chitarre che ricordano tanto il Burzum del periodo “Hvis Lyset Tar Oss”/”Filosofem” quanto certo blackgaze targato Alcest. Aggiungerei un flavour epico che, stilisticamente, sembra derivare da certo viking, ma che ovviamente viene sradicato dalle lande scandinave e sparato in orbita. Non mancheranno degli spunti folkish che, lungi dall’apparire fuori luogo, renderanno ancora più suggestivo il viaggio (e certo il già citato Lucassen ci ha insegnato che baldanzosi umori medievali non sono del tutto inconciliabili con la dimensione sci-fi, anzi...). 

Quello che colpisce subito dei Midnight Odyssey è un impiego del medium espressivo del black metal da band di “ultima generazione”, ossia l'adozione di certi stilemi in direzione di umori più distesi, non necessariamente sinistri. Come accade quasi sempre nell’atmospheric black metal, l’idea è di utilizzare la carica visionaria ed emotiva del “metallo nero” per dipingere paesaggi dell’anima, per “riempire gli occhi” dell'ascoltatore con immagini vivide e dal forte impatto. 

Non aspettatevi dunque la claustrofobia senza luce degli album dei Darkspace, ma neanche le elaborate architetture dei primi Arcturus: Tony Parker è un chitarrista ispirato ed un tastierista fantasioso, il muro di suono eretto è imponente, ma si sente che dietro al progetto vi è una sola mente. La scrittura ne risente, nonostante l’eclettismo, e la drum-machine lo conferma, ingessando un poco il libero fluire delle melodie. 

Il consiglio che do io è di arrendersi all'ascolto, farsi abbracciare dalle ariose tastiere; scollegarsi, dunque, dalla sfera razionale e dal pensare “questo dettaglio è fuori posto” o "questa idea poteva essere sviluppata meglio", oppure "ancora questa soluzione?": non è questo l’approccio corretto e si rischia di non godersi appieno l’esperienza. “Funerals from the Astral Sphere” non è un turbine di emozioni mozzafiato, è semmai un tragitto da coprire con passo da maratoneta: l'aria saggiamente conservata nei polmoni risulterà utile nella parte finale del cammino, che riserverà i paesaggi più entusiasmanti. 

Le ritmiche, settate rigorosamente su tempi medi, predispongono ad un ascolto senza strappi, una fruizione più di cuore che di mente. Le melodie scorrono che è un piacere e certo non guasteranno diversivi come “An Ode to Dying Spirits” e “Lost”, due ballate crepuscolari che mostrano il lato più introspettivo del progetto; o la spettacolare “Midnight Odissey”, avvolgente strumentale di sole tastiere capace di catapultare l'ascoltatore in altre dimensioni; o anche l’inaspettato gioiello shoegaze “Shores Serene”, con voce pulita, ritmiche post-punk ed intense linee di chitarra elettrica. 

L’album raggiungerà i propri obiettivi brano dopo brano, melodia dopo melodia, tassello dopo tassello: un’opera di convincimento perpetrata nei confronti dell’ascoltatore, il quale finirà per soccombere sia per la durata mastodontica del platter che per i colpi micidiali inferti da certi episodi nello specifico. Personalmente parlando i picchi emozionali verranno toccati nei momenti in cui il black metal torna in cattedra e lo fa nel modo più maestoso ed epico. Ciò accade al termine di ciascun tomo: il primo album si congeda infatti con i quasi dieci minuti di “Tears of Starfire”, dove il sound si fa finalmente cruento ed agguerrito, ricordando i migliori Agalloch. Il secondo tomo, invece, si conclude nel migliore dei modi con il binomio “Those Who Linger at Night” (dodici giri di orologio) e la splendida title-track, con una coda strumentale da manuale che sembra voler spalancare le porte dell’Infinito, restituendo, sotto forma di emozioni, le energie impiegate fino a quel momento. 

Non tutto, si diceva, è perfetto, ma a noi, sinceramente, poco importa: mai come in questo caso vale la regola “nel più ci sta il meno”. Tony Parker è in grado di confezionare un’esperienza unica, totale, non solo per quanto riguarda il metal estremo, ma in riferimento al metal tutto: una visione ambiziosa che sa mettere insieme black metal, cosmic music, prog, folk e rock di vario tipo. 

Consci di questo, sarebbe proprio da miopi rifiutare il passaggio…direzione: le stelle!