HELLFEST 2019: I VECCHI, I NON PIU' TANTO NUOVI E I NUOVISSIMI
Quando ogni anno andiamo a consultare speranzosi la scaletta dei gruppi
reclutati per il Gods of Metal o per altre manifestazioni
concertistiche analoghe, soffermandoci sui nomi degli headliner, finiamo
con il chiederci esterrefatti: ancora Iron
Maiden? Manowar? Judas Priest? Ma davvero il metal dagli
anni novanta in poi non ha saputo partorire nuovi big capaci di
scalzare dal trono le vecchie glorie degli anni ottanta?
Questo si chiedeva il nostro Mementomori oltre tre anni fa,
nell’Anteprima della sua splendida classifica sui migliori album del “nuovo
metal”.
Ebbene, le cose non sembrano
cambiate granchè anche per l’anno che verrà, il 2019. O almeno così ragiono di
slancio guardando la bill dell’Hellfest del prossimo giugno, come sempre tenuto
nel pittoresco paesino medioevale di Clisson, Loira Atlantica, Francia.
Gli
headliner sono sempre i Grandi Nomi, i Mostri Sacri del Metal (e dell’Hard
Rock). Manowar, Kiss, Slayer.
Per carità, lungi da noi sminuire
l’evento. Anche perché attualmente l’Hellfest, con un’organizzazione perfetta e
accattivante, è il principale festival
di musica estrema mondiale: decine di migliaia di partecipanti in 3 giorni,
6 palchi (di cui 2 main), qualcosa come 150 band che vi si alterneranno. Musica
dura per tutti i palati e per tutte le età. C’è tanto death, black, thrash,
hard and heavy, metalcore, doom, alternative…Tanto che non appena gira la locandina
su whatsapp, in redazione partono giustamente i buoni propositi: Ehi ragazzi,
guardate il programma del 2019 dell’Hellfest! Concerto definitivo! Ci sono
tutti, ma proprio tutti!! Si va?!
Ci rifletto su: sarà che siamo a
dicembre (cosa che mi indispone non poco, come già scrissi l’anno scorso); sarà
che Clisson, per quanto sia un posto incantevole, si trova a 1200 km da casa; sarà
che i francesi, genericamente parlando, mi stanno sugli zebedei; sarà che
lasciare la famiglia per più giorni mi prende male…insomma, non trovo
entusiasmo già a prescindere.
Se poi vado a leggere con attenzione la bill, effettivamente mi sorgono altri argomenti.
Innanzitutto il fatto che almeno il 70% delle band in calendario
non solo non le conosco per la musica proposta, ma neppure le ho mai sentite!
Allora, banalmente, cerco a campione qualche nome su Wikipedia, quantomeno di quei gruppi posti a ridosso degli
headliner. I risultati sono alquanto sconcertanti.
Partiamo da venerdi 21 giugno.
Vedo che i Dream Theater, nome teoricamente di punta della giornata, non solo sono messi
dietro ai Manowar (toh, il nuovo che avanza…) ma pure ai Dropkick Murphys…chi cazzo sono i Dropkick Murphys per stare
davanti a Petrucci & co.? Leggo che sono americani, che suonano celtic (sic!)
rock e revival punk (ri-sic!). Ne rimango basito.
Nelle altre due giornate, e
rimanendo sulle band di punta, non di contorno, il discorso non cambia: sotto vecchi nomi
di grido (Sister of Mercy, Emperor, Deicide, Carcass) si alternano band o
bollite (Within Temptation, Carpathian Forest, Impaled Nazarene) o che non
suonano metal (ZZ Top, Slash, Stone Temple Pilots, Def Leppard e persino i
Lynyrd Skynyrd!); o ancora che mi risultano totalmente sconosciute, tipo i Clutch, che fanno un alt/funk/blues (ri-ri-sic!) o
gli Architects (nu/core metal).
Ok, ci sono anche band mitiche
come Possessed, Pestilence, Immolation o Vomitory, alcune delle quali neppure
sapevo che fossero ancora formate (esistono ancora i Fu Manchu? Che bello…); ma
è lecito o no dubitare delle emozioni che possono suscitare ad oltre 30 anni
dai loro dischi più blasonati? Per carità, massimo rispetto e sicuramente
faranno felici vecchi metalhead over 50, però…
Alla fine della fiera, mi pare
che le cose più interessanti potrebbero venire dalla presenza dei Tool
(headliner del terzo giorno sul main stage), cosa che fa presupporre l’uscita
imminente del tanto agognato nuovo disco (a 12 anni di distanza da “10,000
Days”!); e dalla botta nei denti dello spazio “100% thrash” in cui ai mostri
Sacri (Slayer, Testament, Death Angel e Anthrax) si mescolano i campioni del
nuovo thrash “geneticamente modificato” (Lamb of God, Trivium).
Quello che invece per la nostra
classifica era Nuovo Metal, oggi non più tanto nuovo, rimane oltrechè scarsamente rappresentato, anche indegnamente
relegato nel penultimo stage, il “Valley”. Ci sono i Cult of Luna giustamente
headliner, ma i campionissimi The Ocean sono sopravanzati dai giapponesi Envy (echicazzosono??). Per il resto, nisba.
Insomma, l’Hellfest 2019 mi fa sentire superato, fuori
“stagione”, inadatto, un dinosauro, non aggiornato. Io che faccio fatica a
introiettare le sonorità del “nuovissimo” metal…insomma, io che invecchio.
Chissà, magari nel 2029, un alter
ego del nostro Mementomori stilerà un’altra classifica dei 10 migliori album
del “nuovo metal” proprio con i gruppi a me sconosciuti che si esibiranno all’Hellfest 2019…
A cura di Morningrise