"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

20 ott 2015

I DIECI GRUPPI PIÙ REPELLENTI DEL METAL: LEZIONI DI CAVALLERIA CON I VULVECTOMY (7^ POSIZIONE)


La repellenza organizzata, in musica, prende il nome di death metal autoptico, cioè quel genere lirico che utilizza il lessico medico e le descrizioni di interventi chirurgici, autopsie o malattie, ricavate da manuali. Il tutto è solitamente associato a rappresentazioni fumettistiche grottesche o, in alternativa, fotografiche, di queste schifezze. 

All'interno di questa scena segnaliamo i nostrani Vulvectomy. Musicalmente parlando, volendo riassumere, diciamo che a un certo punto inizia il pezzo e poi a un certo punto finisce. Le linee vocali ricordano a tratti i Ramones di "Surfin' Bird" o "Barbara Ann"rallentati e incupiti. Godibili quindi.


Il loro nome (vulvectomia) indica l'intervento chirurgico di asportazione dei genitali femminili esterni (vulva), ovvero quell'insieme di pieghe e protuberanze che, se particolarmente gonfio e carnoso, prende in toscano il nome di "pacco di topa". Ma perché togliere la topa alle persone? Di solito per asportare un tumore.

Ma i Vulvectomy non sono interessati a salvare la vita alla gente: essi preferiscono fantasticare ed immaginare che questo intervento anti-tumorale possa in realtà essere praticato con compiacimento misogino. In questo modo il chirurgo misogino si sfoga e la paziente ha la vita salva. 

I Vulvectomy assimilano quindi l'asportazione dei genitali esterni per ragioni mediche all'asportazione dei genitali con valenza "culturale", ossia l'infibulazione, la quale comporta, a differenza della vulvectomia medica, la cucitura della vulva con la conservazione di uno sbocco per l'urina e per il sangue mestruale. L'infibulazione, spacciata per procedura atta a preservare la verginità, in realtà comprende anche l'asportazione della clitoride, inutile a tale scopo. Si sospetta che, come tutte le procedure legate a culture religiose monoteistiche, vi sia del compiacimento nel mutilare sessualmente le persone (analogamente alla circoncisione). Ma il bello dell'infibulazione per i Vulvectomy viene quando l'operazione è fatta male e ne risulta un danneggiamento dei tessuti, come ad esempio lo sfintere urinario. D'altro canto il chirurgo aveva avvertito: "Sono un infibulatore senza scrupoli, ho un'ossessione malata per la mutilazione dei genitali, un'arte a espressione chirurgica che modifica i genitali maschili e femminili". Il nostro amico colleziona tette e capezzoli e li ammassa in cantina, perché gli organi genitali non sono tutto nella vita...

Qualche quadretto è dedicato anche ai genitali maschili, sebbene i titoli degli album siano sempre dedicati all'universo femminile (perché i Vulvectomy sono cavalieri). Per esempio una semplice situazione di "mancanza di spermatozoi" (azoospermia) è gratuitamente colorita da elementi disgustosi e macroscopici (perché gli spermatozoi non si vedono a occhio nudo). Prendiamo il caso della sacca scrotale vuota (con i testicoli trattenuti per un incidente dello sviluppo dentro l'addome, anziché posizionati nella sacca stessa) che per motivi ignoti si è riempita di pus: messa così, sembra più che altro una scusa per giustificare l'entrata in scena del nostro chirurgo-artista, il quale, anziché riposizionare in maniera corretta i coglioni, ne pratica una "indispensabile" asportazione "per drenare il pus dallo scroto".
D'altra parte è lo stesso operatore sanitario che, dopo aver praticato un aborto, ritiene di dover approfittare del contesto per avere un rapporto sessuale con la paziente, eccitato dall'automatismo per cui se una donna si ritrova a dover abortire, essa è necessariamente di facili costumi ("Post Abortion Slut Fuck").
I Vulvectomy si compiacciono indistintamente dei fenomeni postmortem e delle malattie, inventano varianti necrofile (cadaveri senz'arti in putrefazione avanzata, l'uso di lubrificanti sul cadavere ecc.) e ripetono il topos dell'organo in putrefazione nelle sue varianti genitali (imene, clitoride, genitali asportati, palle). Il loro menu comprende anche "frattaglie scelte vaginali" e "frammenti di scroto carbonizzato". Altre volte il loro orrore è più astratto, anche se ugualmente condito da conseguenze disgustose e maleodoranti, come ad esempio l'incontinenza e la morte per anoressia.

Come saprete, i gruppi repellenti, per definizione, ad un certo punto non possono fare a meno di parlare di merda. E pensare che per tutto l'album i Vulvectomy ce l'avevano quasi fatta: del resto, trattando di organi genitali, parlando di merda sarebbero andati fuori tema. Alla fine ci cascano con "Orgasmic Sensation Through Fecal Ingestion", ma c'è da dire, a loro discolpa, che se la giocano elegantemente, proponendo la coprofilia come allegoria di un mondo che si nutre delle proprie deiezioni e dei propri rifiuti, e che finisce per trovare il proprio orgasmo osceno. "La mia saliva scioglie la squisita massa indurita che riempie il tuo tratto anale. Sto entrando in un mondo di merda". Per non parlare dell'idea di usare, come strumento per la masturbazione, il manicotto naturalmente morbido ricavato dagli intestini rivoltati, in cui leggiamo lo stesso messaggio nichilistico della società che sollecita se stessa con le sue stesse frattaglie. Una critica al consumismo abilmente nascosta sotto la repellenza organica? Assolutamente no, è soltanto un nostro tentativo di trovare un senso a queste vomitevoli schifezze, ma potrebbe funzionare.

Comunque i Vulvectomy sono politicamente corretti, perché nell'intro del primo disco ammoniscono l'ascoltatore a "non versare acido solforico sui genitali", perché fare prevenzione è importante. Infatti su youtube un fan giustamente ringrazia: "Cazzo grazie della dritta! Per sbaglio stavo proprio per farlo!". Scherzi a parte, esistono per davvero persone che si automutilano i genitali: un esempio su tutti, il serial-killer Albert Fish, che usava infilarsi degli spilloni proprio nei genitali e lasciarceli dentro (tanto che essi furono poi scoperti tramite radiografia). Ci sono poi altre persone che fantasticano di prodursi delle lesioni (o di farsele fare da un chirurgo), fino alla femminilizzazione, cioè a lasciare solo un buco per l'urina, il che naturalmente è più una fantasia che non una soluzione anatomica funzionante. Gran parte di costoro fantasticano nel leggere o farsi illustrare le procedure, alcuni compiono davvero questo tipo di gesti, di solito in uno stato di alterazione delirante o sotto l'effetto di droghe.

Morale: la realtà supera sempre l'immaginazione, anche quando questa è targata Vulvectomy!


A cura del Dottore


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