"Parlare di Musica è come ballare di architettura" Frank Zappa

10 ott 2015

KAI&HANSI: GLI AMICI/RIVALI DEL POWER METAL (LA GARA)



Cari Lettori di MM, ecco il resoconto immaginario della gara dei 10.000 metri temporali tra Gamma Ray e Blind Guardian.

Nella puntata precedente siamo rimasti allo starter che ha sparato il colpo e i corridori sono partiti.
E nella mia mente ("malata", lo so…) la corsa si è svolta in questo modo. Eccone il reportage.

A cura di Morningrise

Come in ogni gara che si rispetti si parte assieme.

- 1990

I Gamma Ray piazzano subito un discreto colpo: “Heading for Tomorrow”, un buonissimo album, forse ancora debitore del sound che Kai aveva sviluppato con la sua band di origine, ma che fa subito centro. Il songwrting è di alto livello, mescolando speed, hard rock e qualche reminiscenza sinfonica. Le chitarre sono lanciate a briglia sciolta e la voce del dotatissimo Ralf Scheepers vola alta. Insomma, tutto quello che serve per prendere il comando della corsa. Ma…

Ma i Blind Guardian se ne escono con “Tales from the Twilight World”. E mettono in riga tutti quanti, Gamma Ray compresi. 
Già solo i primi 11 minuti, composti dalle immortali “Traveler in Time” & “Welcome to Dying” sarebbero bastati per lanciarli nell’Olimpo del Metal mondiale (cosa che di fatto accadde). Se a queste due top song, ne aggiungiamo altre del calibro di “Lord of the Rings”, “Goodbye My Friend” e la spettacolare “The Last Candle”, possiamo capire come la testa della corsa, dopo pochi metri dallo start, sia ampiamente appannaggio di Hansi e dei BG.
Da notare che a questo vantaggio contribuì, nuovamente dopo l'esperienza di "Follow the Blind", lo stesso Hansen, prestando agli amici-rivali voce e chitarra in ben tre occasioni! Che sportivo Kai, un vero gentleman

- 1991/92

I GR provano a ricucire lo svantaggio. E lo fanno con un disco, “Sigh no more” (1991) che è alquanto diverso dal predecessore. Su una base tipicamente happy metal helloweeniana, Kai prova a innestare sonorità hard rock, influenze americaneggianti rivisitate in salsa teutonica, nonché altre dal tipico flavour priestiano. Il risultato è ancora una volta più che discreto, seppur non esaltante.

Il problema è che appena 9 mesi più tardi arriva un’altra mazzata non da poco: i BG pubblicano “Somewhere Far Beyond”. E sono di nuovo cazzi acidi per tutti. E’ l’album della definitiva consacrazione per i 4 musicisti di Krefeld, che ormai spadroneggiano sul mercato discografico dall’Europa al Sol Levante. 
Senza andare a sottolineare più di tanto “The Bard’s Song”, la ballata metallica forse più famosa della decade, è tutto il resto che convince maledettamente: “Time what Is Time”, “Theatre of Pain”, “Ashes to Ashes” e la monumentale title track diventano standard per il genere tutto. 
La personalità e la continua evoluzione della scrittura di Kursch & Olbrich lanciano di almeno un lustro in avanti i BG. E il distacco aumenta…

Nel frattempo Kai, da artista ipercinetico qual è, ha un’incontinenza compositiva che lo porta a sfornare dischi ogni due anni. “Insanity & Genius” del 1993 si attesta sui livelli dei due precedenti e non riesce a colmare il gap nei confronti di Hansi & co.

- 1995

Arriviamo a metà gara! E stavolta Kai dà il meglio di sè, vuole sfornare un album diverso, che funga da propulsore per recuperare il distacco! Cosa fare di nuovo e più entusiasmante per passare in testa alla gara?
Seguire i BG sui temi fantasy no…ci vuole qualcos’altro…magari dei concept che mischino guerre e rivoluzioni in un contesto spaziale, che parli di altri pianeti e di galassie inesplorate…mmhh, si, si! Quella può essere una chiave valida!
Ed ecco a noi l'ottimo “Land of the Free”, oggettivamente il miglior album dei GR fino a quel momento. E per comporlo questa volta Kai si mette decisamente in proprio: si riappropria del microfono e agli altri membri del gruppo lascia le briciole. 
Il trittico di canzoni iniziali è da infarto: “Rebellion in dreamland”, “Man on a mission” e “All of the damned” sono quanto di meglio il power tedesco aveva sfornato fino ad allora e la critica fu tutta unita nel celebrare il disco. Non solo: Kai, come detto, è un amicone e non porta rancore e chi va a invitare come guest musicians?? Kiske e Kursch!! Si, proprio i due leader delle band che gli contendono lo scettro partecipano alla riuscita e alla bontà del prodotto finale! Grandissimo Hansen…qua ci siamo, qua vediamo la schiena di Hansi che è lì, a pochi metri (si è pure fermato per aiutarci!!); ancora un piccolo sforzo e balza in testa alla gara…

E i BG? Dopo aver girato il mondo in tour, aspettano tre anni per pubblicare il nuovo disco. E, quando lo fanno, in quel fatidico 1995, è ancora una volta merda acida per tutti. “Imaginations From the Other Side” spinge i canoni del genere ancora una volta un po’ più in là...ancora una volta la band sgasa in faccia ai Gamma Ray e li allontana a distanza di sicurezza.

Personalmente questo non è un disco che amo, ma è innegabile che sia davvero di qualità superiore. I pezzi si fanno più corposi, complessi, meno diretti seppur molto potenti e contorniati da un’aura misteriosa e “fantastica” davvero affascinante. E il concetto che ne sta alla base, vale a dire un percorso ideale che porti dalla Realtà grigia del quotidiano verso le Terre Infinite dell’Immaginazione e della Fantasia, non fa che ampliare la base di ammiratori del combo di Krefeld.

- 1997/98

Arriviamo a tre quarti di gara e Kai ha ormai poche speranze di raggiungere Hansi. Si deve ancora inventare qualcosa, tirare fuori un coniglio dal cilindro. “Land of the free” non è bastato. Eppure era un album coi controrazzi. Che fare? Il contesto sci-fi lo mantengo, si sarà detto, del resto ha funzionato bene. Devo aumentare la qualità delle canzoni e mantenerla per tutta la durata del disco (non come in LOTF, che presentava delle cadute qua e là…).

Ancora più melodici, ma ancora più cattivi; ancora più potenti ma sempre più epici. Kai ce la può fare: l’impresa è ardua ma non impossibile.

Il parto di questo travaglio è ”Somewhere Out In Space”, il CAPOLAVORO della band, quello della maturità, quello della completezza…tutto gira alla perfezione, non ci sono cadute di tono (con l’eccezione della pessima “Lost in the future” che comunque si può skippare senza recar danno al prodotto completo). I musicisti girano come un orologio svizzero con un Kai che detta il tempo in modo sublime. Il tema spaziale è un po’ abusato, ma non inficia la resa musicale, complice anche un miglioramento della produzione che è nelle mani dello stesso Hansen, coadiuvato dall’altro chitarrista della band Schlachter.

Nella mia mente, con questo album, i GM ce la fanno, Kai mette la testa davanti ad Hansi, lo sorpassa e può affrontare l’ultimo quarto di gara finalmente davanti! 
Si, grande Kai, continua così e la vittoria sarà tua! Difficile fare meglio di SOIS e anche lo stratosferico successo commerciale lo certifica!

E i Bardi? Che fanno? Sonnecchiano? O meglio, corricchiano? Dormono sugli allori di IFTOS?

Eh, no. Purtroppo per i GR stanno preparando la sparata finale, l’album-totale (o album-mondo come lo chiamerebbe il nostro Mementomori). E lo rivelano al mondo metallico globale l’anno successivo: esce “Nightfall in Middle-Earth”, e la mia vita non sarà più la stessa.

Non ho intenzione di parlarne perché è indescrivibile, e anche solo per riportarne una milionesima parte di intesità e bellezza, ci vorrebbero decine di post di MM. E’ semplicemente la sublimazione di 12 anni di Metal tedesco e oltre. E’ la perfezione insuperabile di un intero genere, di un’intera Scena (e infatti non verrà mai superato). Il nostro Lost In Moments ne ha già giustamente decantato le lodi e non starò a ripetermi.

Semplicemente mi immagino che, con una sola accelerata, Hansi giunga al traguardo dei nostri 10.000 metri, tagli lo striscione d’arrivo e si prenda quello che dall’inizio si capiva che si sarebbe preso. E cioè il Trono del Power Metal Europeo.

- 1999

E così, alla fine del decimo anno, quando i BG sono arrivati ormai da tempo e guardano tutti dall’alto, il nostro Kai, seppur conscio di aver perso la sfida, con un ultimo colpo di reni negli ultimi metri, dà alle stampe “Powerplant” (1999), buonissimo album se estrapolato dal contesto; ma copia sbiadita di SOIS se contestualizzato nella produzione dell’axeman di Amburgo.
Non ha più la forza di cambiare il buon Kai, e così: stessa formazione, stessa produzione, stesso minutaggio, stesso concept…ma la forza dirompente del disco precedente è persa per strada e il sapore di “minestra riscaldata” aleggia nell’aria minaccioso…

“It’s an Heavy Metal Universe / with an heavy metal sound” canta Kai a metà disco che neppure Joye DeMaio...Lo interpreto come un gesto di resa. 

Alla fine ha vinto il migliore, ma l’avversario è stato oltremodo degno

E, come due rivali che se le siano date di santa ragione per tutta la durata della corsa, alla fine me li immagino dopo il traguardo che si abbracciano a lungo, sorridenti e soddisfatti ognuno per quanto fatto e dimostrato in un arco di tempo così lungo…APPLAUSI PER TUTTI!